Lunedì scorso, i bambini delle scuole elementari francesi hanno ripreso la scuola. Ma Maëlys non c’era. Il suo banco è vuoto. Di lei non si sa più nulla dal 27 agosto, da quando ha partecipato coi genitori e la sorella maggiore a una festa di matrimonio in un paesino dell’Isère, e da quella festa trasformata in incubo, non è mai riapparsa.
Il sospetto n. 1 si chiama Nordhal, trentaquattrenne, ex-militare già coinvolto in affari di furto e spaccio di stupefacenti, e per questo sospeso dall’esercito. Nordhal ama i cani, con indosso la divisa da soldato era diventato addestratore canino.
Con la scusa di mostrare uno dei suoi cuccioli avrebbe fatto salire la piccola Maëlys Aurojo, 9 anni, sulla sua Audi sportiva. Si sono trovate le tracce del DNA della bimba sul cruscotto. Peccato che su quell’auto non ci fosse nessun cane, ma probabilmente, un orco.
Le spiegazioni che Nordhal, tuttora principale e solo sospetto nell’affare, ha fornito agli inquirenti, sono un pantano di contraddizioni, un pantano vischioso come quello che circonda il lago di Aiguebelette, dove attualmente i sonar stanno cercando tracce di Maelys. Sono passate due settimane dalla sua sparizione e tutta la zona attorno al salone delle feste, è stata oggetto di ricerche intense, effettuate dispiegando mezzi notevoli: un drone per cartografare l’area, un elicottero che ha volato per ore a bassa quota, esaminando tutte le zone impervie, decine di sommozzatori impegnati a perlustrare i corsi d’acqua, centinaia di uomini intenti a esaminare ogni parcella dei campi e della foresta che caratterizza la zona.
Sul lago di Aiguebelette, la famiglia del sospetto ha un piccolo chalet per i giorni di vacanza. Nordhal conosce bene ogni angolo di quel posto, la bambina potrebbe essere stata nascosta lì. Ma col passare delle ore e dei giorni, le probabilità di ritrovarla viva diminuiscono via via, in modo inversamente proporzionale all’angoscia dei genitori, che cresce sempre di più.
Una festa di matrimonio dovrebbe essere un momento di gioia assoluta, di unione tra le famiglie, di affetto e calore. Di questa festa, qualunque sia l’esito della vicenda, lieto o terribile, resterà un ricordo atroce, che peserà come un macigno sull’esistenza di tutti presenti.
Nordhal non era sulla lista dei 180 invitati, ha insistito per venirci ed è arrivato, promettendo a qualcuno, secondo quanto racconta l’inviata speciale di Paris Match, delle « friandises » (golosità) ossia della cocaina. A quanto sembra, sia Nordhal, sia qualche partecipante alla festa, ne hanno fatto uso. Il giovane è uno spacciatore noto, il suo nome ricorre spesso nei dossier delle autorità sui traffici di droga nella regione. Ma non era ritenuto un uomo cattivo, tanto che gli amici e la mamma di Maelys, avrebbero visto proprio Nordhal discutere con la bambina durante la festa, mostrarle delle foto di cani sul display del suo cellulare, ma non avrebbero ritenuto che la cosa fosse allarmante.
Le contraddizioni dell’indagato si accumulano a un ritmo inquietante. Ma l’uomo ha i nervi d’acciaio e risposte a tutto. È andato via dalla festa a tutta velocità qualche minuto prima dell’arrivo dei gendarmi, quando ormai la mamma si era accorta dell’assenza di Maelys dalla stanza dove avrebbero dovuto dormire tutti i bambini, e il dj aveva fatto un annuncio invitando i presenti a cercare la bambina. Come mai? Era stanco, aveva bevuto troppo e doveva alzarsi presto.
Durante la serata, il giovane si è assentato proprio nelle ore compatibili con la sparizione di Maelys. Il motivo? Andare a casa e cambiarsi, le sue bermuda si sarebbero macchiate di vino. E dove sarebbero queste bermuda? « Buttate in una pattumiera per strada » avrebbe spiegato. Ad insospettire ulteriormente i poliziotti ci sarebbero anche alcuni graffi sulle ginocchia e sulle braccia. Ma anche per questo, il giovane ha una risposta: si sarebbe dedicato al giardinaggio, il giorno prima. Peccato che sua madre smentisca. Il quadro delle prove è pesante per Nordhal, ma nessun elemento può ancora confermare definitivamente la sua colpevolezza.
Così i genitori della piccola Maelys continuano a sperare, e a veder crescere la propria angoscia e la propria rabbia di fronte all’impotenza delle autorità. Col tempo poco clemente di questi giorni e le piogge battenti, le ricerche di Maelys si sono fatte meno intense, probabilmente, poiché tutte le zone considerate « sensibili » sono state esaminate, il ritmo delle ricerche diventerà più blando a partire dalle prossime settimane. L’avvocato della famiglia parla in nome dei genitori, si fa ambasciatore del loro dolore immane. Non c’è niente di peggio per un essere umano di vedere la propria creatura volatilizzarsi nel nulla, non c’è niente di peggio di un addio senza congedo, di una morte -se di morte si tratta- senza un volto su cui piangere, non c’è niente di peggio di quella domanda disperata negli occhi della mamma, che ha come risposta un silenzio atroce.
Quello che stanno vivendo i genitori di Maelys è indescrivibile. Come lo è il dolore di tutte le mamme e i papà dei bambini che ogni anno spariscono senza lasciare traccia. In Francia l’anno scorso sono stati denunciati 49.000 casi di minori scomparsi.
Se per la maggior parte si tratta di fughe volontarie di ragazzini in preda a crisi adolescenziali, o di bambini rapiti dallo stesso padre o dalla stessa madre, in caso di divorzio conflittuale, per più di 600 casi all’anno l’inchiesta avanza nel buio.