Sarebbe stato l’evento musicale dell’anno: il ritorno a Milano, dopo 24 anni di assenza, di Claudio Abbado. Tre concerti (il 3, 4 e 6 giugno, il primo per i giovani) con la sinfonia “La Resurrezione” di Gustav Mahler: due orchestre (la Filarmonica della Scala, da lui stesso fondata nel 1982, e la Mozart, ultima sua creatura), 3 cori, solisti di prestigio.
Ma il direttore milanese è stato bloccato dai medici a Berlino. Chiarissime le indicazioni: grave affaticamento, nuovi accertamenti, due o tre settimane di cure intensive che non devono essere interrotte. Il musicista pare non aver retto il recente impegno di 3 concerti alla testa dei mitici Berliner Philarmoniker. Alla base di tutto, la battaglia che Claudio Abbado, 77 anni, sta conducendo contro il cancro dal 2000, quando venne operato all’apparato digerente a Cagliari.
Paurosamente dimagrito, il grande direttore scelse, dopo qualche mese di cure, di ritornare all’attività musicale: “Se non dirigo muoio”, disse nell’occasione. Lo ha fatto e da allora la sua attività è entrata in una fase magica: con gli ultimi concerti con i Berliner, la nascita dell’Orchestra Mozart (www.orchestramozart.com), le esibizioni a Lucerna, la Mahler Chamber Orchestra a Ferrara, i dischi, l’attività invernale in Venezuela con i ragazzi di strada. Sempre sorvegliato dai medici, spesso diviso fra chemioterapia e prove in orchestra, sostenuto dalla musica e da una forza e passione per il lavoro e la musica senza limiti.
Milano ha rappresentato molto per Claudio Abbado: il capoluogo lombardo lo ha visto nascere nel 1933 in seno ad una famiglia borghese, aperta alla musica ed alla cultura. E lo ha formato nelle aule del suo Conservatorio G. Verdi. A Milano Abbado ha anche mosso i primi passi nella musica: suonando l’organo in chiesa per 500 lire di compenso, o clavicembalo e pianoforte per le stagioni dell’orchestra dell’Angelicum. O dirigendo l’orchestra d’archi del padre. Poi Abbado, dal 1956, ha spiccato il salto verso Vienna ed il mondo.
Ma è stata ancora una volta la sua città a consacrarlo direttore della Scala: al 1960 risale il suo debutto nel tempio della lirica. E, dal 1968 al 1986, è stato ai vertici del Teatro (www.teatroallascala.org). La grande musica del ‘900, la musica contemporanea, le porte aperte ai giovani, agli studenti, ai lavoratori hanno segnato un epoca d’oro del Teatro: che ha proposto spettacoli memorabili anche dal punto di vista scenico. Poi la rottura. La sostituzione con Riccardo Muti.
Chiamato a dirigere i mitici Filarmonici di Berlino alla morte di Herbert von Karajan, non ha più voluto ritornare nella sua città. Dissapori, polemiche, trattative interrotte. Fino all’annuncio dello scorso anno dato dal sovrintendente Lissner: Abbado ritorna nel giugno 2010, e come cachet chiede che vengano piantati nella città 90.000 nuovi alberi. Sorgono altre polemiche: “Piantatene almeno uno!”, dice il musicista ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa. Ora, ripresa clinica permettendo, è tutto rimandato.
Chi è e cosa ha rappresentato Claudio Abbado per la musica? Schivo in pubblico, fino alla timidezza (anche se esiste persino un sito Internet che raccoglie in suoi fan, www.abbadiani.it). Discreto e umile, ma sorretto da una determinazione di ferro. Capace di andare fino in fondo, a qualsiasi prezzo, per raggiungere un obiettivo: Claudio Abbado è universalmente considerato uno dei più grandi direttori d’orchestra di tutti i tempi.
Daniel Harding, che da lui è stato lanciato nel mondo, ha detto che “il suo gesto è una combinazione di istinto, tecnica ed eleganza” (vedi Fc. 3/2010). E se nel repertorio di Abbado la musica italiana (soprattutto l’opera lirica di Verdi e Rossini, mentre non ha mai diretto Puccini) ha una parte importante, la sua grande passione per la musica tedesca (Beethoven, Mozart, Wagner), per il Novecento e per la musica contemporanea (per la quale si è sempre battuto) è altrettanto ammirata.
Ma il suo grande amore sono i giovani e le nuove orchestre. Perché Claudio Abbado è stato ed è soprattutto un costruttore di complessi. Ha iniziato tanti anni fa con la European Youth Community Orchestra. Ed ha concluso con l’orchestra Mozart, che ha sede a Bologna, città nella quale si è trasferito accanto alla figlia Alessandra. Lavorare con i giovani significa dedicarsi interamente alla musica: vivere con loro, giocare con loro a calcio, viaggiare. In inverno si trasferisce in Venezuela: dove lavora con il Sistema di Orchestre giovanili creato ad Antonio Abreu (vedi Fc. 51/2000 ed Fc. 5/2010). Ed è proprio dal Venezuela che, poche settimane fa, è ritornato particolarmente affaticato.