2 dicembre 2014 – La Procura di Roma, che un tempo godeva della cattiva fama di porto delle nebbie e che con ogni evidenza ha trovato antinebbia efficaci, sveglia Roma, pomposamente ribattezzata anche sui documenti ufficiali dalla giunta Alemanno Roma Capitale, con uno schiaffone: l’inchiesta ribattezzata subito Mafia capitale fa emergere un sistema di corruzioni e collusioni che coinvolge insieme Massimo Carminati, provenienza nar, ex banda della magliana, Salvatore Buzzi, condannato per omicidio, graziato nel 1994 (presidenza Scalfaro), presidente della cooperativa 29 giugno, che si occupa di recupero di ex detenuti. Considerato egli stesso un simbolo di recupero riuscito, Buzzi, ha occasione di sfruttare la credenziali per stringere molte mani e per moltipliacare gli appalti assegnati alla cooperativa. Con loro viene arrestato Luca Odevaine, ex esponente del Tavolo di Coordinamento Nazionale sull'accoglienza dei migranti del ministero dell’Interno, accusato di aver piegato la propria funzione agli interessi di Buzzi. I tre, stando alle carte dell'inchiesta, si relazionerabbero con larghi strati della burocrazia e dell’amministrazione locale, comunale e regionale – di ogni colore politico conservando e rinnovando disinvoltamente la propria rete di relazioni da una consiliatura all’altra - per concentrare appalti, truccati, nelle mani delle imprese e delle coop in cui traggono vantaggi, in cambio di quelle che chiamano “stecche”.
Mondo di mezzo – E’ l’espressione che assieme a “mafia capitale” sintetizza, attraverso una cruda intercettazione di Carminati, il groviglio in atto e spiega come riesca uno che viene dalla banda della Magliana a stringere mani di amministratori e politici: “E’ la teoria del mondo di mezzo… ci stanno i vivi sopra e i morti sotto, e noi stiamo nel mezzo in cui tutti si incontrano e dici: com’è possibile che un domani io posso stare a cena con… il mondo di mezzo è quello dove si incontrano tutti là. Allora nel mezzo, anche la persona che sta nel sovramondo ha interesse che qualcuno del sottomondo gli faccia delle cose che non le può fare nessuno… e tutto si mischia”. Destra sinistra centro, non solo nelle appartenenze politiche degli esponenti del mondo di mezzo (l’estrema destra di Carminati che convive con la sinistra di Buzzi, perché “gli affari so’ affari"), ma anche nella trasversalità degli interlocutori.
Mafia Capitale - Ai 37 arrestati la Procura guidata da Giuseppe Pignatone che porta avanti l’inchiesta coordinata da Michele Prestipino, Paolo Ielo, Giuspeppe Cascini, Luca Tescaroli, contesta reati che vanno dalla corruzione all’associazione di stampo mafioso, ala turbativa d’asta. Pignatone in una rarissima uscita pubblica definisce Mafia Capitale: “ Un’organizzazione originaria e originale: autoctona anche se collegata ad altre organizzazioni e con caratteri suoi propri e originali”, in cui Carminati nel relazionarsi con imprenditori ed esponenti della pubblica amministrazione e della politica “a minaccia e violenza, preferisce la corruzione, perché desta meno allarme nella magistratura e polizia”. Ma che, come si evince dalle intercettazioni non disdegna, la violenza come extrema ratio quando oliare gli ingranaggi a suon di euro non basta: “Gli passo delle stecche per i favori e lavori, però un giorno gli ho dovuto menare”.
1 giugno 2015 – La Cassazione respingendo il ricorso contro la custodia cautelare di alcuni arrestati riconosce, a un primo vaglio che conferma quello del Gip e del Riesame, fondatezza all’ipotesi dell’accusa e alla convinzione della Procura che nel sistema di Mafia capitale e nel suo tessuto omertoso si possano riconoscere gli estremi dell’associazione di stampo mafioso, pur con differenze “originali e originarie” rispetto a cosa nostra, alla ‘ndrangheta e alla camorra. Una prima risposta autorevole alle critiche di chi stenta a credere che si possa riconoscere un metodo mafioso anche in mancanza di coppole e lupare, ma comunque in presenza di contatti con la ‘ndrangheta. La conferma definitiva potrà venire ovviamente solo dai processi, che per 34 imputati della prima tranche dell’inchiesta , partiranno il prossimo novembre con rito immediato. Tra gli imputati è compreso Carminati, che la Cassazione definisce “amministratore di fatto delle Coop con convergenti finalità di ricerca e accumulazone di profitti illeciti” attraverso un sistematico “considizionamento degli organi amministrativi della Capitale”.
La mucca deve mangiare - “L’avemo già munta tanto”, dice Salvatore Buzzi in una telefonata con Franco Figurelli componente della segreteria dell’ex presidente dell’Assemblea Capitolina Mirko Coratti, “la mucca deve mangiare”. La metafora della mucca sarà la sintesi della seconda tranche dell’inchiesta Mafia Capitale, come il mondo di mezzo lo era stato della prima. Stavolta però a finire nella rete dei magistrati c’è soprattutto il mondo di sopra.
Mondo di sopra – giugno 2015, 44 arresti in tre giorni e una ventina di indagati. Associazione di stampo mafioso, turbativa d’asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori tra i reati contestati. Tra gli arrestati ci sono amministratori e dirigenti di varia estrazione politica, pd, pdl/fi, centro democratico. Tra loro Mirko Coratti, Daniele Ozzimo, Pierpaolo Pedetti, Andrea Tassone, Luca Gramazio, Giordano Tredicine, Massimo Caprari. Alcuni erano già indagati nel primo troncone e dimessi allora, altri sono nomi nuovi, tutti secondo l’accusa avrebbero garantito appoggio all’organizzazione di Carminati. Non si salva Ncd, il sottosegretario all’Agricoltura Giuseppe Castiglione, tirato in mezzo da un’intercettazione di Odevaine, è indagato a Catania nell’ambito di un’inchiesta sulla gestione del Cara di Mineo, riguardo ad appalti segnalati per “irregolarità” dall’Autorità anticorruzione e per i quali erano già finiti sotto inchiesta a Roma, per corruzione e turbativa d’asta, dirigenti della cooperativa La Cascina, che ha vinto un appalto sospetto per Mineo. Stando infatti alle carte dell’inchiesta, i Centri di accoglienza sarebbero uno dei tanti strumenti adoperati per lucrare profitti illeciti.