La Caritas di Roma aveva già denunciato a novembre il sistema della “cooperative senza scrupoli” finite nell’inchiesta su “Mafia capitale”. E ora che la seconda drammatica puntata mette in fila altre pagine di intercettazioni e apre la galera a decine di persone e nei guai finiscono anche cooperative cattoliche, come la Cascina, il direttore della Caritas romana mons. Enrico Feroci non si stupisce più di tanto: “Sono stato accusato di essere malevolo, di non capire, che mi inventavo l’odore di bruciato che invece sentivamo intorno a noi”.
Mons. Feroci adesso nell’inchiesta finiscono anche le cooperative bianche. Temete che la gente possa fare di tutta l’erba un fascio?
“C’è questo rischio. La gente dubita e a pagarne le conseguenze saranno i poveri. Noi siamo preoccupati, è inutile nasconderlo. Per questo occorre parlare e spiegare le differenze. C’è un filone di persone che usa i poveri per arricchirsi e tra loro ci sono anche cattolici, esattamente come vicino a Gesù c’era un apostolo che lo ha tradito”.
E la Caritas che fa?
“Per noi parlano i numeri e cioè mille volontari, 45 centri tra mense, presidi sanitari, comunità alloggi, case famiglia, empori solidali. Distribuiamo quasi 400 mila pasti all’anno tutti i giorni. Il malaffare criminale di pochi non essere un pretesto per colpire indistintamente chi lavora nel silenzio accanto ai poveri”.
Di fronte ai nuovi arresti cosa ha provato?
“Un grande dispiacere per i nostri volontari e un grande dolore, perché ho visto che ci sono cattolici che tolgono il pane ai poveri per i propri interessi e mettono in crisi la forza sociale della Chiesa intera. Occorre che nelle chiese se ne parli e che i parroci dicano come stanno le cose, senza timore di parlare del tradimento del Vangelo”.
Come sta reagendo la gente di Roma?
“E’ sconcertata e nel vortice del fango rischiano di finire tutti. L’ombra del sospetto si allunga sulla grande forza del bene che invece permette alla città di far fronte ai bisogni dei poveri, che a Roma sono tantissimi. Qualcuno già si sta allontanando. Per questo motivo dobbiamo denunciare con maggior vigore tutto ciò che non va. La Caritas già prima che si avviasse l’inchiesta aveva indicato l’esistenza di un clima pesante e non avevamo approvato molte cose che si stavano istruendo. E io sono accusato di vedere fantasmi ovunque. Ma oggi non mi sento orgoglioso e credo che si debba tutti insieme fare un grande esame di coscienza, perché se il malaffare ormai ci ha così avvinghiato, c’è probabilmente una responsabilità diffusa. Dobbiamo chiederci dove abbiamo sbagliato nella formazione, anche dei nostri cattolici, circa la responsabilità sociale e politica. Ma soprattutto dobbiamo chiederci come abbiamo fatto a mettere da parte del tutto il Vangelo. Non è solo un problema di natura economica o giuridica, cioè non si risolve solo con le leggi e la polizia. Ciò che manca è l’idea che l’onestà sia una cosa buona, accanto alla giustizia, all’amore e alla solidarietà”.