Don Luigi Ciotti, presidente e fondatore di Libera
«Alle persone che sono dentro le organizzazioni criminali, da questo palco, dopo aver sentito questo interminabile elenco di persone assassinate, una parola a voi: non è vita quella che fate, vi aspetta o il carcere o la morte, vi aspetta di dovervi nascondere, perché sarà il bene a vincere sul male». Don Luigi Ciotti conclude così, da Foggia, la XXIII Giornata della memoria e dell’impegno organizzata dall’associazione Libera per ricordare le vittime innocenti delle mafie. Un lungo elenco, 972 persone, quello che ogni anno si legge per non dimenticare i nomi di quanti sono stati uccisi dalle associazioni criminali. Nonostante la lunga scia di sangue, però, don Ciotti è sciuro che «unendo le nostre forze diventiamo una forza più forte».
E se è vero che la mafia uccide di meno, «sono rimaste le piazze di Napoli e quelle della provincia di Foggia quelle ancora violente», spiega don Ciotti, «è vero anche che le mafie continuano a uccidere le nostre vite anche con la corruzione». Rivolgendosi direttamente ai criminali il fondatore di Libera ha aggiunto: «Non sono le vostre bombe, le auto che incendiate, non ce la farete, vi prego cambiate vita, trovate questo coraggio, state uccidendo la vostra vita. Noi non ci ucciderete mai, perché qui siamo vivi, e la nostra è una memoria viva, di persone che vogliono il cambiamento. Il problema più grave non è solo chi fa il male, ma quanti guardano e lasciano fare».
E poi l’appello a tutti i 40mila che sono a Foggia e a quanti, nelle piazze di ogni regione d’Italia, hanno manifestato questo 21 marzo: «Vi prego, la speranza che noi desideriamo, il cambiamento che noi desideriamo, ha il bisogno di ciascuno di noi. Noi dobbiamo essere questo cambiamento».
In testa al corteo foggiano don Ciotti ha ricordato che «oggi è una giornata importante e che serve per svegliare la coscienza dei foggiani e di un territorio dove la mafia per troppo tempo ha fatto da padrone. Una mafia che per molto tempo è stata considerata di serie B».
A Foggia era presente anche la presidente della Commissione antimafia, Rosy Bindi che, commentando l’incendio proprio di questa notte all'auto dell'ex capogruppo Pd in consiglio comunale ha sottolineato che «a Foggia l'antimafia civile ha mostrato la sua vitalità e ha dato un segnale forte di partecipazione e di unità con le istituzioni in una terra in cui la criminalità mafiosa agisce con brutale violenza. L'incendio di questa notte è fatto grave e inquietante, ma come Peppino d'Urso non è solo e non saranno soli tutti i foggiani e tutti coloro che alzeranno la voce contro l'omertà. Non ci sono supplenti nella lotta alle mafie e alla corruzione che le alimenta, ma, come ha detto don Ciotti, ciascuno deve fare la sua parte per affermare nei comportamenti e nelle scelte quotidiane la legalità e i valori costituzionali di giustizia e solidarietà».