di Lorenzo Rossi
Con la scomparsa di Maggie Smith, il mondo del cinema e del teatro perde una delle figure più iconiche, una donna che ha attraversato sei decenni di carriera con una maestria senza pari. La sua vita artistica è stata una sorta di tela su cui ha dipinto personaggi che vanno dall’impertinente maestra di scuola alla nobiltà inglese, con un tocco di classe che solo lei sapeva conferire.
Maggie Smith è stata molto più di una grande attrice, è stata un simbolo di eccellenza artistica e di resistenza femminile in un’industria spesso dominata dagli uomini. La sua figura, slanciata e al contempo fragile, ha saputo imprimere nei cuori del pubblico il marchio di una personalità tanto austera quanto piena di sfumature. Il suo carisma era tale che, nonostante l'apparente distanza dei suoi personaggi, riusciva a trasmettere un senso di intimità, di confidenza.
Nata nel 1934 a Ilford, nella periferia di Londra, Smith si è formata sui palcoscenici del West End prima di approdare al cinema negli anni ’60. La sua versatilità le ha permesso di passare agilmente dai classici di Shakespeare ai drammi più moderni, raccogliendo premi e riconoscimenti lungo tutto il suo percorso. Tra questi, due premi Oscar: uno nel 1969 per La strana voglia di Jean e un altro nel 1978 per California Suite.
Ma è nel mondo del teatro che Maggie ha forgiato la sua leggenda. Nei suoi primi anni con la Royal National Theatre, sotto la guida di Laurence Olivier, si è distinta come un’attrice di razza, capace di portare sul palco la complessità emotiva di ruoli classici come Desdemona in Otello e Lady Macbeth.
Il grande pubblico l'ha conosciuta anche per i ruoli più leggeri, che però Smith ha sempre trattato con la stessa serietà e professionalità. L’indimenticabile Minerva McGranitt nella saga di Harry Potter le ha conferito una popolarità intergenerazionale, rendendola una figura amata dai più giovani. Anche se questo ruolo l’ha resa riconoscibile su scala globale, Maggie Smith non ha mai smesso di esplorare nuove sfide artistiche, come dimostrano le sue interpretazioni brillanti in film come The Best Exotic Marigold Hotel e Downton Abbey, dove ha incarnato la rigida, ma ironica, Violet Crawley.
Oltre alla sua impressionante carriera sul grande schermo e sul palcoscenico, Maggie Smith ha saputo utilizzare la sua notorietà per cause benefiche. Da anni impegnata nella lotta contro il cancro, malattia con cui aveva combattuto personalmente, è stata un esempio di come la fragilità umana possa trasformarsi in una forza straordinaria.
La sua perdita lascia un vuoto profondo nell’industria dello spettacolo, ma il suo lascito continuerà a vivere attraverso le sue interpretazioni. Maggie Smith ci ha insegnato che l’arte non è solo espressione, ma anche una forma di resistenza e di rinnovamento continuo. Per ogni ruolo interpretato, ha mostrato una nuova sfumatura dell’animo umano, dando voce non solo ai personaggi che incarnava, ma anche alle emozioni di chi la guardava.
Nel momento del commiato, è giusto ricordarla non solo per il suo talento straordinario, ma per la sua capacità di attraversare epoche e generazioni, rimanendo sempre fedele a se stessa. Maggie Smith non era solo un’attrice, era un’artista che ha fatto della sua vita un’opera d’arte.