Per valutare la nuova legge sulla responsabilità civile dei magistrati bisogna fare una premessa importante: l’indipendenza del magistrato non è un privilegio del magistrato ma una sicurezza per il cittadino.
Un giudice indipendente, che può decidere senza timori, è una garanzia per la parte debole del processo: se la mia controparte (sia io vittima, imputato o parte in causa in un processo civile) è più forte di me economicamente o politicamente (si pensi al lavoratore contro la grande azienda, al passeggero contro la compagnia aerea, al negoziante taglieggiato contro il boss mafioso) ho più probabilità di avere giustizia da un giudice indipendente, che non ha motivo di temere ritorsioni in ragione della sua decisione, piuttosto che da uno che teme di subire cause su cause e di pagare risarcimenti elevati. Se non altro per il fatto che ha più probabilità di essere chiamato in causa dalla parte forte (che può pagare gli avvocati) che dalla parte debole più portata per necessità economica (l’avvocato costa) a incassare la decisione, giusta o ingiusta, che sia.
Ne deriva che una legge sulla responsabilità civile del magistrato troppo rigida avrebbe l'effetto collaterale di incoraggiare il diffondersi del modello di magistrato burocrate, timoroso, portato a decidere con il massimo del conformismo, avendo cura di chiamare su di sé il male minore, proprio come l’esempio negativo di cui parlava alla Scuola superiore di magistratura il presidente della Repubblica Matterella citando Calamandrei.
Come funziona negli altri Paesi
Non a caso la maggior parte dei Paesi democratici occidentali si regola tutelando fortemente l’indipendenza del magistrato, limitando la responsabilità civile o evitandola a monte: in Canada, negli Stati Uniti, in Israele e in Gran Bretagna i magistrati godono della totale immunità per le decisioni assunte nell’esercizio delle funzioni. In Portogallo la responsabilità civile scatta solo in caso di condanna penale.
In altri Paesi, come in Francia, è ammesso il risarcimento dello Stato al cittadino solo se il danno avuto dalla decisione del magistrato è compiuto con dolo (se il magistrato, cioè, danneggia con coscienza e volontà), in Germania solo in caso di dolo o colpa grave (con limiti alla possibilità di rivalersi sul magistrato). In Belgio, con diritto di rivalsa, solo in caso di dolo o frode da parte del giudice. In altri casi, come l’Olanda, la responsabilità è più ampia, ma comporta risarcimento al cittadino solo da parte dello Stato, senza rivalsa sul magistrato.
In Spagna, dove il magistrato risponde “in solido” con lo Stato (unico caso di parziale responsabilità diretta), è previsto un filtro per stoppare preventivamente le cause temerarie, infondate, volte solo a intimidire il magistrato scomodo eper verificare che ci siano i presupposti di “dolo” o “colpa grave”.
L'Italia e l'Europa
La nuova legge italiana modifica la precedente legge Vassalli inasprendola (e rendendola di fatto - nel combinato disposto tra colpa per travisamento, obbligo di rivalsa e mancanza di meccanismi che scoraggino le cause strumentali - tra le più rigide dei Paesi occidentali).
S’è detto che l’abbiamo fatto perché lo chiedeva l’Europa, in realtà l’Europa chiedeva soltanto di includere nei casi previsti per cui si possa chiedere risarcimento da parte dello Stato gli errori commessi dalla Cassazione con violazione manifesta del diritto dell’Unione europea. Dunque non dipende dall’Europa la decisione del Parlamento di modificare l’intero impianto della legge e di inasprirla anche riguardo alle leggi italiane.
Com'era prima
Fino a prima del 24 febbraio, quando la nuova responsabilità civile è stata approvata dalla Camera, i magistrati italiani subivano processo penale come tutti i cittadini, qualora commettessero reato. Rispondevano in sede contabile davanti alla Corte dei conti se causavano danni all’Erario e in sede disciplinare davanti al Csm se commettevano violazioni di natura disciplinare. Potevano essere chiamati a rispondere con responsabilità civile (per dolo, colpa grave o denegata giustizia) quando un cittadino faceva causa allo Stato e la vinceva: in questo caso lo Stato poteva rivalersi sul magistrato, chiedendogli di risponderne per un terzo dello stipendio.
Che cosa cambia con la nuova legge
Restano invariate la responsabilità penale, disciplinare e contabile. Cambia la responsabilita civile, vediamo come.
Rimane indiretta: il cittadino che si ritiene danneggiato fa, come prima, causa allo Stato, non direttamente al magistrato, ma ha tre anni di tempo per farlo anziché due. E l’entità della rivalsa, dello stato sul magistrato, aumenta da un terzo alla metà dello stipendio (il limite non è previsto in caso di dolo, e in questo caso e in altri casi gravi la rivalsa diventa obbligatoria).
La responsabilità civile è possibile, come prima, per dolo, colpa grave, diniego di giustizia. Ma aumenta il ventaglio delle colpe che si possono contestare al magistrato. Oltre ai casi già previsti ora risponde anche per travisamento del fatto e della prova: un aspetto potenzialmente rischioso per il cittadino, perché la consapevolezza di poter incorrere in resposabilità potrebbe intimidire il giudice e indurlo ad adagiarsi su interpretazioni accomodanti per la parte più forte in causa. Tanto è vero che, su questo punto, per non finire in contrasto con la Costituzione si dovrebbe limitare l’azione della legge sulla responsabilità civile a un travisamento così macroscopico da non richiedere ulteriori accertamenti.
Sparisce il filtro: con la precedente legge il risarcimento era subordinato al vaglio di un Tribunale che escludeva le cause manifestamente infondate. D’ora in poi non ci sarà più quel filtro (considerato responsabile dell’insuccesso statistico della precedente legge - 400 cause con 7 condanne sempre per responsabilità civile. Quelle penali, contabili e disciplinari non sono conteggiate qui-). Ma neppure è stato introdotto alcun modo per scoraggiare le cause senza il minimo fondamento, campate per aria.
Il rischio, che andrà valutato alla prova dei fatti, è che di qui in poi chi può permetterselo faccia cause strumentali al magistrato scomodo per intimidirlo, col pericolo da un lato di condizionare, indirettamente, l’indipendenza dell’intera magistratura spingendola a decisioni timide, dall’altro di scatenare una sequela interminabile di processi ai processi, rimandando all’infinito i verdetti definitivi. Se questo fosse l’esito ne soffrirebbero, ben prima dei magistrati, il funzionamento della giustizia e la legge uguale per tutti, cioè i cittadini comuni.