«Non ripeteremo l’errore». Queste parole – incise sul cenotafio di Hiroshima, sono state pronunciate dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, lo scorso 6 agosto. «Il bombardamento atomico di Hiroshima - cui seguì, tre giorni dopo, quello su Nagasaki - di cui ricorre il 75 anniversario, vide l'umanità apprendere in pochi secondi l'esistenza di strumenti di autodistruzione totale. Le due città giapponesi – continua Mattarella - sono tutt'oggi un monito costante a mantenere e sviluppare ulteriormente quel sistema di istituzioni ed accordi - con le Nazioni Unite al centro - creato dopo la Seconda guerra mondiale per garantire a tutti pace e sicurezza durature». E conclude: «Rendere omaggio alle innumerevoli vittime di quei tragici eventi e ai moltissimi che, sopravvissuti ai bombardamenti, subirono gli effetti devastanti delle radiazioni, significa impegnarsi per creare un mondo pacifico per adempiere la promessa incisa sul cenotafio di Hiroshima: 'Non ripeteremo l'errore'».
Parole che risuonano nel cuore di ognuno mentre abbiamo ancora negli occhi le drammatiche immagini di Beirut. Qualcuno ha detto ‘sembrava una bomba atomica’. Morti, feriti, distruzione… in un Paese già in ginocchio. Dietro ci sono sicuramenti giochi e responsabilità che, a me e forse ai più, sfuggono. Sono però immagini drammaticamente evocative di quello che potrebbe essere uno scoppio nucleare, con dimensioni molto, molto più grandi. Fermiamoci davanti ai morti, a quelle immagini di distruzione, prima di ogni valutazione geo-politica, ovviamente doverosa e mentre parte la macchina della solidarietà, altrettanto doverosa. Fermiamoci per riflettere.
Papa Francesco a Nagasaki (con accanto la foto del bambino che aspetta il suo turno al forno crematorio con il fratellino morto sulle spalle) il 24 novembre 2019. Foto Reuters.
E papa Francesco non smette di denunciare e richiamare le nostre coscienze: “L’uso dell’energia atomica per scopi bellici è immorale, così come è immorale il possesso di armi nucleari. Possano le voci profetiche dei sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki continuare a servire da monito per noi e per le generazioni future”. Lo ha ribadito nel messaggio indirizzato al governatore della Prefettura di Hiroshima, nel 75° anniversario della prima bomba atomica esplosa sulla città nipponica dagli Usa. «Perché la pace fiorisca - sottolinea Francesco nel suo messaggio - tutti devono deporre le armi, soprattutto le più potenti e distruttive, come quelle nucleari, che possono paralizzare e distruggere città, interi Paesi». E ancora: «L’uso dell’energia atomica per scopi bellici è immorale, così come è immorale il possesso di armi nucleari. Possano le voci profetiche dei sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki continuare a servire da monito per noi e per le generazioni future».
E commentando la famosa fotografia del bambino di Nagasaki che aspetta il proprio turno nel crematorio per il fratello morto, che tiene legato dietro la schiena papa Francesco volle realizzare un cartoncino per la giornata della Pace, 1 gennaio 2018, con questo suo lapidario commento: “... Il frutto della guerra”. Quella foto ci ricorda tutte le persone uccise: si stima intorno ai 250.000 morti, ma un numero preciso non c’è. E poi molti morirono nei mesi e anni successivi a causa delle radiazioni, tumori, malformazioni… E poi i feriti, con conseguenze fisiche e non solo. Questa è la guerra! Questi i suoi frutti!
L’Orologio dell'apocalisse (Doomsday Clock) ci dice che mancano solo 100 secondi alla mezzanotte, cioè alla catastrofe mondiale nucleare. Anche per questo Pax Christi International ha lanciato una campagna, ripresa da Pax Christi Italia: «Investire centinaia di miliardi di dollari per lo sviluppo, la fabbricazione, i test e lo spiegamento di armi nucleari non solo non è riuscito a renderci sicuri, ma ha privato la comunità umana delle risorse necessarie per il raggiungimento della vera sicurezza umana... Per questo - continua Pax Christi - sollecitiamo la Cei, in occasione del 75° anniversario dei bombardamenti atomici, a chiedere al nostro Governo di firmare il trattato sul bando totale delle armi nucleari, approvato all’Onu il 7 luglio 2017. Il Vaticano stesso lo ha da tempo ratificato…». In Italia molte associazioni, reti, gruppi e singole persone chiedono, con la campagna ‘Italia ripensaci’, al Governo di aderire a questo trattato. E non dimentichiamo che proprio a Ican (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons) è stato assegnato il premio Nobel per la Pace 2017.
L'arsenale nucleare Nato in Europa, 150 bombe B61, si trova presso sei basi militari, di cui due in Italia: Aviano e Ghedi-Torre, dove si stima una presenza di 60-70 bombe nucleari. E sono in arrivo le nuove B61-12.Se Aviano è una base USA, Ghedi è una base italiana! Questo è grave! L’Italia, nel 1975 ha ratificato il Trattato di non proliferazione nucleare: "Ciascuno degli Stati militarmente non nucleari, che sia Parte del Trattato, si impegna a non ricevere da chicchessia armi nucleari o altri congegni nucleari esplosivi…” (Art. 2)
“Non solo l’uso, ma anche il possesso di armi nucleari è immorale”, continua a ripetere papa Francesco. L’adesione al Trattato da parte del Governo Italiano è un passo indispensabile per la pace e per guardare al futuro con speranza. Sì, perché non è solo una questione etica o morale. Per cui qualcuno dice..: ’Vabbeh il Papa fa il suo mestiere, ma la Politica Internazionale deve seguire altri criteri: gli accordi, le strategie, gli interessi, ecc.’
No, è una questione ‘politica’, non solo morale. Riguarda l’intera comunità internazionale. Così come è stato fatto per la messa al bando delle mine antiuomo (Trattato di Ottawa e Nobel per la Pace 1997) così si faccia per la messa al bando delle armi nucleari. E si faccia subito. Altrimenti …il frutto della guerra lo abbiamo già visto.
Don Renato Sacco
coordinatore nazionale Pax Christi Italia