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venerdì 20 settembre 2024
 
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Maitre Gims: "Io, rapper musulmano, canto l'amore"

10/02/2016  Intervista al cantante francese che nella serata inaugurale del Festival ha cantato la sua hit Est-ce que tu m'aime.

È il nuovo re di Francia. Ieri sera sul palco dell'Ariston con la hit Est-ce que tu m'aimes, ha sfidato i puristi del rap. Maitre Gims, franco-congolese, nato 29 anni fa a Kinshasa e arrivato in Francia all'età di due anni come clandestino, oggi è un'icona, guadagna tanto quanto non avrebbe mai immaginato e vive tra Parigi e Marrakech. Ma si sa, i sogni son desideri e qualche volta si avverano. Se nel 2013 il suo disco d'esordio Subliminal ha venduto un milione di copie, Mon coeur avait raison (“il mio cuore aveva ragione”), il secondo, uscito lo scorso 29 gennaio, è un vero capolavoro, mix di raffinatezza e pesanti bit hip hop. Un doppio album (Sony), trainato dal singolo Est-ce que tu m'aimes, ventisei i brani. A chi il nome dice ancora poco basta qualche numero per capire la forza trascinante della sua musica: oltre quattrocentomila le copie dell'album vendute in Francia; il singolo, certificato disco di platino in Italia, è stato per quattro settimane in prima posizione nella classifica italiana, al secondo posto dei brani più trasmessi dalle radio

Chiacchieriamo con lui poche ore prima della sua esibizione al Festival, il ritmo frenetico che sembra inghiottirlo ad ogni risposta non lo turba minimamente.

 Cosa rappresenta per lei Sanremo?

"Tutti i grandi della musica ci sono passati. È un onore essere qui e cantare nella stessa serata di Elton John.  Associo l'Italia a Luciano Pavarotti e alla lirica, ma sul Web ho scoperto artisti urbani interessanti. Fedez e Clementino qui da voi funzionano molto bene. Poco fa ho conosciuto Rocco Hunt, che mi ha portato un pensierino. E poi il cibo, la moda, la storia: avete un sacco di cose di cui esser fieri".

Il paragone con il rapper belga Stromae la infastsidisce?

"Questo accostamento è probabilmente dovuto al fatto di cantare entrambi in francese, e qui in Italia non ci sono molti artisti francesi che finiscono in classifica, in più Stromae ha realizzato una canzone che parla di sentimenti, d'amore e quindi il paragone è stato ancora più facile. Quando si fa musica urbana  si corre il rischio di essere etichettati: il paragone non mi infastidisce se è con un artista importante che fa musica che mi piace. Detto questo, ognuno ha il suo percorso ben preciso".

L'album diviso in due parti, la “pillola blu” melodica e la “pillola rossa” tutta rap e hip hop per i fan più intransigenti, unisce la sua doppia anima di rapper e cantante?

"È un disco che mi rappresenta pienamente. Il rap, con cui ho iniziato, è sempre stato il mio universo, poi ho scoperto di saper cantare, e di farlo bene. Invece di realizzare un mix, ho pensato a un nuovo concept, a un disco doppio: uno più urban e l'altro molto pop".

Il suo non è il rap hard delle banlieue, con prese di posizione radicali. Quale potere attribuisce alla musica? Può cambiare le cose?

"Non sono mai stato un rapper di denuncia estrema, non ho mai voluto incitare all'odio, a me del rap interessa di più la parte tecnica, i giochi di parole, le metafore, anche se comunque un po' di denuncia c'è: nella pillola rossa ci sono molti riferimenti al sociale, ma non volevo rimanere imprigionato nella nicchia, in quella piccola scatola che è l'hip hop impegnato: volevo allargare il campo. La musica non risolve i problemi della società ma sicuramente aiuta a riflettere".

La sua è una storia di integrazione riuscita. Avrebbe mai immaginato di trovarsi dall'altra parte della barricata?

"Questo successo con la musica non me lo sarei mai aspettato. Ero piccolo quando sono arrivato in Francia con i miei genitori, integrarmi non è stato difficile perché come tutti i bambini non ti rendi conto dei problemi: pensi solo a giocare con i tuoi coetanei. Crescendo ho capito il mio background, come sono finito lì. Ci vogliono forza e coraggio per fare certe cose".

Da francese musulmano che vive a Parigi come ha vissuto gli attacchi terroristici al suo Paese?

"Chi fa questi attentati è un gruppo di mercenari che ha voluto mettere la gente contro l'Islam ma che con l'Islam non c'entra nulla. La mia condanna ai fatti di Parigi e agli omologhi nel resto del mondo è netta, ma ci tengo a ribadire che l'Islam è un'altra cosa. L'odio genera solo odio".

 

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