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venerdì 18 aprile 2025
 
Salute
 
Benessere

I sistemi più efficaci per combattere il mal di testa

04/04/2016  Oggi sono disponibili circa 20 trattamenti che spaziano dai beta-bloccanti ai calcio-antagonisti, antidepressivi e antiepilettici. La cura deve essere personalizzata e durare in media quattro-sei mesi. Avanzano le nuove terapie non farmacologiche.

L'emicrania è una patologia fortemente disabilitante che colpisce circa il 15 per cento della popolazione in tutto il mondo. Ma da oggi, finalmente il mal di testa, potrà essere sconfitto. Per la prima volta in Europa, è stato infatti testato all’Istituto scientifico San Raffaele di Roma un trattamento per sconfiggere l’emicrania cronica, frutto della trasformazione dell’emicrania episodica spesso a causa di stress, ansia e depressione.
Lo studio è stato condotto dall’équipe del professor Piero Barbanti, presidente dell’Associazione italiana per la lotta contro le cefalee, che è stato ospite della trasmissione di Tv2000, Il mio medico.

Professore, perché il mal di testa è così comune?

«Perché il cervello è una macchina sofisticata e delicatissima che deve essere necessariamente protetta da un sistema di allarme e di difesa, il dolore appunto, pronto a scattare se qualcosa non va, per consentirci di correre ai ripari».

Il dolore si presenta in vari modi. Possiamo fare una distinzione tra le principali tipologie?

«Esistono cefalee “secondarie”, espressione cioè di una malattia concomitante, quindi in qualche maniera utili: è il caso del mal di testa dopo un trauma cranico, nel corso di un picco ipertensivo, o durante l’influenza. Va però detto subito che la maggior parte delle cefalee sono invece “primarie”, cioè senza giusta causa. Una sorta di “dolore gratuito” in assenza di vero pericolo: è il caso della cefalea di tipo tensivo, dell’emicrania e della cefalea a grappolo».

Oggi ci sošffermeremo su un mal di testa che interessa circa 8 milioni di persone: l’emicrania. Quali sono le cause che la provocano?

«L’emicrania nasce da una predisposizione familiare, verosimilmente genetica, che rende il cervello troppo suscettibile alle variazioni dell’ambiente interno (ormoni) ed esterno (per esempio, clima, alimenti). Il risultato è un sistema nervoso che fa scattare il sistema di difesa – vale a dire il dolore – per ogni minima variazione: rilassarsi dopo uno stress, dormire poco o troppo, digiunare, eccetera. In parole povere, un eccesso di legittima difesa».

Il mal di testa è una delle principali patologie confuse con altre. Come si ešffettua una diagnosi per escludere altri disturbi?

«La diagnosi di emicrania si effettua mediante un attento colloquio clinico e un esame obiettivo e neurologico. La “cervicale”, sembrerà strano, non è mai causa di mal di testa e lo stesso discorso vale anche per la sinusite, a meno che essa non sia acuta e purulenta, ma in questo caso facilmente riconoscibile. Un discorso a parte meritano Tc e Rmn: non fatele da soli. È un inutile spreco di soldi, ma non solo. Potreste prendervi un grande e ingiustificato spavento. Questo perché, la persona con emicrania presenta frequentemente alla risonanza magnetica aree gliotiche che talora possono essere erroneamente interpretate come esiti di ischemie o di malattie demielinizzanti».

Quali sono, dunque, le caratteristiche dell’emicrania?

«È un dolore ad attacchi, con durata compresa tra quattro ore e tre giorni, con un dolore spesso unilaterale, moderato o severo, tipicamente pulsante, associato a fastidio per luci o rumori, talvolta a nausea o vomito, peggiorato dall’esercizio fisico. Il paziente deve cercare di isolarsi, preferibilmente al buio, e può non trarre beneficio dai comuni analgesici».

Perché l’emicrania può diventare cronica? Ci sono fattori che possono renderla resistente?

«I fattori di trasformazione più comuni sono lo stress, l’ansia, la depressione. In sostanza le vicende della vita personale, sociale e lavorativa. Un ruolo hanno anche gli analgesici e la caffeina, se utilizzati in eccesso, e poi l’obesità, il russamento, i traumi alla testa e al collo, l’ipertensione arteriosa e il concomitare di altre patologie dolorose croniche come la fibromialgia e gravi artrosi».

Professore, il primo rimedio per i pazienti che soffšrono di emicrania sono i farmaci da banco. Quali scegliere e quando vanno assunti?

«I farmaci da banco sono comodi, efficaci ma non specifici e non selettivi. Quelli con massima evidenza scientifica sono l’acido acetilsalicilico, indometacina, ibuprofene, ketoprofene, naprossene, ketorolac e paracetamolo. È senza dubbio corretto assumerli ai primi sintomi e a dosi piene. Si sappia però che oramai da 25 anni sono anche disponibili i triptani, farmaci effiaci, selettivi e specifici».

Esiste una terapia per prevenire un attacco nei pazienti che sono particolarmente predisposti?

«Quando una persona emicranica ha più di un attacco disabilitante a settimana non è sufficiente curare al bisogno il suo dolore, ma occorre anche prevenirlo. Oggi sono disponibili circa 20 trattamenti preventivi che spaziano dai beta-bloccanti ai calcio-antagonisti, antidepressivi e antiepilettici. La cura preventiva deve essere personalizzata, durare in media quattro-sei mesi e risulterà efficace se sarà riuscita almeno a dimezzare la precedente frequenza di attacchi».

Il progresso scientifi‡co concede ai pazienti la possibilità di avere più armi a disposizione per curarsi in maniera efficace. Parliamo di questo nuovo trattamento. Di che cosa si tratta, professore?

«Esistono oggi strumenti promettenti di terapia preventiva non farmacologica. È il caso della vitamina B2 ad alto dosaggio (400 millagrammi/giorno), del coenzima Q10 (300 milligrammi/giorno), di fitoterapici come il Tanacetum partenium ma anche di alcuni neurostimolatori non invasivi, come il dispositivo Cefaly, strumento che si applica tutte le sere sulla fronte per 20 minuti, per quattro mesi, e agisce in senso preventivo sull’emicrania desensibilizzando le terminazioni trigeminali poste sulla fronte e da qui, a ritroso, desensibilizzando anche le vie centrali del dolore».

Le iniezioni di anticorpi monoclonali per quanto tempo vanno somministrate? Possono curare oltre a prevenire gli attacchi?

«Siamo molto orgogliosi di essere il primo centro in Europa a essere partito con questa sperimentazione clinica che è destinata ai soli soggetti con emicrania cronica (cioè coloro che abbiano da 15 a 30 giorni al mese di emicrania da almeno tre mesi). Come tutte le sperimentazioni cliniche il paziente può capitare nel trattamento attivo o nel trattamento placebo, in maniera casuale, ma dopo tre mesi tutti i pazienti passano al trattamento attivo. Esso consiste di un anticorpo “cecchino” che scova e neutralizza una sostanza chiamata Cgrp, il cui eccesso è alla base dello scatenamento dell’attacco. La somministrazione è mensile, per via sottocutanea, l’efficacia appare buona dai primi studi (riduzione media del 62 per cento degli attacchi, efficacia nel 75 per cento dei trattati) e soprattutto associata a ottima tollerabilità».

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