A sei anni dall’attentato subito per mano dei talebani il premio Nobel per la pace Malala Yousafzai, che ora a 20 anni e studia a Oxford, è tornata per la prima volta nella sua terra, il Pakistan, dove rimarrà fino al 2 aprile. Aveva 14 anni quando due proiettili la raggiunsero alla testa all’uscita da scuola. Dopo le prime cure fu trasferita in Inghilterra, a Birmingham, dove fu più volte operata. I talebani l’avevano condannata a morte per la sua lotta a favore dell’istruzione che portava avanti sull radio in lingua urdu della Bbc. «Sognavo di tornare in Pakistan da cinque anni», ha dichiarato Malala durante un discorso pronunciato in occasione del suo incontro con il primo ministro pachistano Shahid Khaqan Abbasi. «Ho proseguito gli studi» nel Regno Unito», ha aggiunto, «ma ho sempre desiderato muovermi liberamente in Pakistan. Voglio investire nell'istruzione dei bambini». E poi, con le lacrime agli occhi: «Non riesco a credere di essere tornata nel mio Paese. Nei miei tanti viaggi, quando in aereo o in auto arrivavo a New York o a Londra, mi dicevo: “Ecco immaginati che siamo giunti in Pakistan, che stiamo attraversando Islamabad, che questa è Karachi”. Ma non era mai vero». «Avevi 14 anni quando sei andata via, ed ora sei il cittadino più famoso di questo Paese» le ha risposto Abbasi. «Il mondo intero ti ha conferito onori e rispetto, e anche il Pakistan lo farà. Dopo la tua partenza abbiamo combattuto una difficile guerra in cui 6.500 soldati, 25.000 agenti di polizia, paramilitari e civili hanno perso la vita. Abbiamo assestato duri colpi al terrorismo, ma ancora oggi 200.000 uomini lo stanno combattendo». I leader dei principali partiti politici si sono rallegrati per la visita e l'ex campione di cricket Imran Khan, ora alla guida di una formazione di opposizione, ha sostenuto che «essa rappresenta un segno della sconfitta dell'estremismo nel Paese». Non tutti in Pakistan hanno accolto con favore la sua visita. Kashif Mirza, presidente della Federazione delle scuole private pachistane, organismo che raggruppa 200.000 istituti, ha annunciato che si terrà una “Giornata di lutto” per il ritorno in Pakistan di Malala Yousafzai. Mirza ha sostenuto che «in tutte le scuole, dove lavorano 1,5 milioni di insegnanti, sarà diffuso lo slogan “Io non sono Malala”, e sarà chiarito che nei suoi libri e discorsi lei ha operato contro il Pakistan, la sua Costituzione e gli insegnamenti islamici». L'iniziativa comunque si allinea con i settori che sono convinti che l'attività della giovane Premio Nobel sia diretta contro gli interessi del Pakistan