Si stima che nel 2009, in Asia, siano quasi 5 milioni
le persone con l’Hiv, con 360 mila nuove infezioni nell’ultimo
anno. In un continente tanto vasto, com’è ovvio, esistono profonde differenze
tra Stato e Stato, addirittura, tra regione e regione all’interno dello stesso
Paese. Le cause principali della diffusione della malattia sono il riutilizzo
di siringhe per iniettarsi droga e il “mercato del sesso”.
A fornire questi
dati è l’
Unaids, il Programma delle Nazioni unite per l’Aids/Hiv, a cui vale la
pena aggiungerne altri per inquadrare un fenomeno di fronte al quale, pur
parlandosene sempre meno, bisogna costantemente tenere alto il livello di
guardia e, soprattutto, di impegno nella prevenzione.
Veniamo ai numeri:
sono ancora migliaia i bambini di età compresa tra 0 e 14 anni che in Asia sono stati infettati nel
2009, con una diminuzione sensibile, ma non ancora sufficiente del 15% rispetto
ai casi registrati nel 2004. E ancora, in
India, Nepal e Thailandia l’incidenza
dei nuovi casi di Hiv è crollata del 25%, mentre, è aumentata della medesima
percentuale in Banghladesh e nelle Filippine. In Cina, il 53% delle persone
colpite da Hiv sono concentrate in 5 delle 22 Province del Paese. In Asia,
circa il 16% di coloro che si iniettano droghe vive con l’Hiv, ma in Thailandia
la percentuale tocca punta del 50% e in Vietnam del 58%.
L’India,
potenza economica emergente a livello mondiale, vittima e nello
stesso tempo artefice delle contraddizioni che le impediscono un
completo sviluppo del proprio potenziale, non solo a livello
economico ma anche e soprattutto, a livello sociale (rispetto dei
diritti umani) e sanitario, è una Nazione molto vasta, con tante
aree battute da numerosi gruppi di turisti in cerca di emozioni forti
ed esperienze uniche, eppure, contemporaneamente “dimenticate”.
Tra
queste, c’è l’antichissima regione
del Tamil Nadu,
affacciata sull’Oceano Indiano, con capitale Madras, la quarta
città più popolosa del Paese. Qui, Soleterre
onlus è
intervenuta con un progetto di sostegno a donne e bambini che versano
in condizioni svantaggiate, a livelli differenti. Per questo è stato
messo a punto negli anni un piano di intervento mirato che però di
articola in interventi di diversa natura, e, dunque, flessibile,
capace di adattarsi all’evolversi delle emergenze seguendo una
scala di priorità dettata dalla quotidianità.
Com’è
nel suo stile, Soleterre ha iniziato cercando di promuovere programmi
nutrizionali e sanitari per poi integrare questi
impegni con progetti capaci di generare reddito attraverso uno
sviluppo locale sostenibile che garantisca indipendenza e, come altra
faccia della medaglia, senso di
responsabilità. Protagoniste assolute, le donne,
perché quella indiana è e rimane una società ancora fortemente
maschilista in cui essere vedove, avere molti figli, essere senza
casta portano con sé la negazione di molti diritti. È ovvio che in
un contesto simile, essere madri e avere l’Hiv, per quanto
condizione diffusa, significhi in una società molto attenta come
quella indiana mettere etichette impossibili da scrollarsi di dosso,
un “orrore”. E poco importa se l’infezione è stata trasmessa
dal marito che, il più delle volte, l’ha contratta in rapporti
extraconiugali con prostitute.
Da
queste parti la discriminazione vale solo al femminile.In
India sono circa 2 milioni e mezzo le persone affette da virus
Hiv/Aids e i dati disponibili, indubbiamente stimati per difetto,
parlano di 57 mila nuovi casi di bambini ogni anno. Pochi,
obietteranno alcuni facendo un raffronto con la popolazione totale
del Paese (più di 1 miliardo e 220 mila persone) e con il tasso di
natalità (20,97 nascite/1.000 abitanti): troppi per i cooperanti di
Soleterre, che proprio in Tamil Nadu ha investito, e continua a
farlo, energie e risorse nei servizi socio-sanitari con la
consapevolezza che l’unica vera arma per sconfiggere questa piaga è
la prevenzione. Si potrebbe fare di più. Come sottolineato recentemente da
Medici senza frontiere, oltre l’80% dei farmaci antiretrovirali usati da Msf nei suoi programmi per l’Hiv/Aids proviene proprio da produttori di farmaci generici
con
sede in India.
Nel progetto di Soleterre
è anche compreso il
sostegno psicologico e
nutrizionale per i bambini e per gli orfani di genitori infetti da
Hiv/Aids: un problema solo apparentemente secondario.
Grazie a Soleterre, ecco un racconto drammatico
ma quanto mai emblematico di cosa significhi essere oggi donne emarginate in
India.
Prema ha 38 anni e da 12 ha perso il marito,
morto per cause riconducibili al virus dell’Hiv. L’infezione, probabilmente
contratta da una prostituta durante un lungo viaggio di lavoro nel Nord del
Paese, è stata trasmessa anche alla donna, che però non ha perso la speranza,
continuando a lottare contro la malattia e contro le discriminazioni.
Vedova,
malata, con un figlio da mantenere, Prema ha dovuto affrontare il peggio che la
società indiana possa concepire. Ma ha avuto la forza di guardare avanti,
rimboccandosi le maniche e trovando lavoro come portatrice presso un cantiere
vicino alla propria casa: ovviamente ha taciuto il proprio stato, altrimenti nessuno
glielo avrebbe concesso. Una bugia necessaria. La sua mansione è però di quelle
che, già in buone condizioni di salute, riducono sensibilmente le aspettative
di vita: una fatica improba per una donna nelle sue condizioni.
Arun, 13 anni, suo figlio, capisce che così sua
madre non potrà andare avanti a lungo e decide di abbandonare la scuola: spera
di poter guadagnare un po’ di soldi per dare il suo contributo.
La famiglia di
Prema, intanto, si è mossa per trovarle un nuovo marito e cancellare la
vergogna di essere vedova: a questo punto la donna è obbligata a svelare la
verità sulle sue condizioni di salute. E la famiglia prima e la comunità poi costringono
lei e il figlio a lasciare la casa e a trasferirsi altrove, dove a nessuno sarebbe
più importato.
Arrivata a Nagercoil, disoccupata e ormai
prossima a “mollare”, nella vita di Prema si fa largo un raggio di luce: sono
le operatrici di due associazioni umanitarie, l’Esercito della salvezza e Soleterre.
Curata come mai prima nella sua vita, la donna dimostra da subito un’innata
voglia di mettersi in discussione e si impegna nell’arte della sartoria
producendo prodotti per il mercato locale e internazionale grazie alla guida
esperta di una stilista inviata da Soleterre.
Le cure mediche gratuite e i
controlli regolari messi a disposizione dall’associazione stanno facendo il
resto: e
Prema, infatti,
oggi sta sicuramente meglio: «Se guardo indietro, solo
un anno fa, mi sembra di osservare la vita di un’altra persona. Ero sola,
disperata. Pensavo davvero fosse la fine… ma non ero preoccupata per me stessa,
il mio pensiero andava continuamente a mio figlio. Grazie all’Esercito della Salvezza
e a Soleterre invece sono nata una seconda volta, e mi è stata data un’altra
opportunità».