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martedì 06 giugno 2023
 
 

India, il doppio flagello dell'Aids

07/07/2012  Per molte donne, oltre alla malattia c'è l'emarginazione. L'aiuto di alcune organizzazioni, come Soleterre. Dopo l’Africa, l’Asia è il continente che registra più infezioni da Hiv.

Si stima che nel 2009, in Asia, siano quasi 5 milioni le persone con l’Hiv, con 360 mila nuove infezioni nell’ultimo anno. In un continente tanto vasto, com’è ovvio, esistono profonde differenze tra Stato e Stato, addirittura, tra regione e regione all’interno dello stesso Paese. Le cause principali della diffusione della malattia sono il riutilizzo di siringhe per iniettarsi droga e il “mercato del sesso”.


A fornire questi dati è l’Unaids, il Programma delle Nazioni unite per l’Aids/Hiv, a cui vale la pena aggiungerne altri per inquadrare un fenomeno di fronte al quale, pur parlandosene sempre meno, bisogna costantemente tenere alto il livello di guardia e, soprattutto, di impegno nella prevenzione. Veniamo ai numeri: sono ancora migliaia i bambini di età compresa tra 0 e 14 anni che in Asia sono stati infettati nel 2009, con una diminuzione sensibile, ma non ancora sufficiente del 15% rispetto ai casi registrati nel 2004. E ancora, in India, Nepal e Thailandia l’incidenza dei nuovi casi di Hiv è crollata del 25%, mentre, è aumentata della medesima percentuale in Banghladesh e nelle Filippine. In Cina, il 53% delle persone colpite da Hiv sono concentrate in 5 delle 22 Province del Paese. In Asia, circa il 16% di coloro che si iniettano droghe vive con l’Hiv, ma in Thailandia la percentuale tocca punta del 50% e in Vietnam del 58%.

L’India, potenza economica emergente a livello mondiale, vittima e nello stesso tempo artefice delle contraddizioni che le impediscono un completo sviluppo del proprio potenziale, non solo a livello economico ma anche e soprattutto, a livello sociale (rispetto dei diritti umani) e sanitario, è una Nazione molto vasta, con tante aree battute da numerosi gruppi di turisti in cerca di emozioni forti ed esperienze uniche, eppure, contemporaneamente “dimenticate”.


Tra queste, c’è l’antichissima regione del Tamil Nadu, affacciata sull’Oceano Indiano, con capitale Madras, la quarta città più popolosa del Paese. Qui, Soleterre onlus è intervenuta con un progetto di sostegno a donne e bambini che versano in condizioni svantaggiate, a livelli differenti. Per questo è stato messo a punto negli anni un piano di intervento mirato che però di articola in interventi di diversa natura, e, dunque, flessibile, capace di adattarsi all’evolversi delle emergenze seguendo una scala di priorità dettata dalla quotidianità.


Com’è nel suo stile, Soleterre ha iniziato cercando di promuovere programmi nutrizionali e sanitari per poi integrare questi impegni con progetti capaci di generare reddito attraverso uno sviluppo locale sostenibile che garantisca indipendenza e, come altra faccia della medaglia, senso di responsabilità. Protagoniste assolutele donne, perché quella indiana è e rimane una società ancora fortemente maschilista in cui essere vedove, avere molti figli, essere senza casta portano con sé la negazione di molti diritti. È ovvio che in un contesto simile, essere madri e avere l’Hiv, per quanto condizione diffusa, significhi in una società molto attenta come quella indiana mettere etichette impossibili da scrollarsi di dosso, un “orrore”. E poco importa se l’infezione è stata trasmessa dal marito che, il più delle volte, l’ha contratta in rapporti extraconiugali con prostitute.


Da queste parti la discriminazione vale solo al femminile.In India sono circa 2 milioni e mezzo le persone affette da virus Hiv/Aids e i dati disponibili, indubbiamente stimati per difetto, parlano di 57 mila nuovi casi di bambini ogni anno. Pochi, obietteranno alcuni facendo un raffronto con la popolazione totale del Paese (più di 1 miliardo e 220 mila persone) e con il tasso di natalità (20,97 nascite/1.000 abitanti): troppi per i cooperanti di Soleterre, che proprio in Tamil Nadu ha investito, e continua a farlo, energie e risorse nei servizi socio-sanitari con la consapevolezza che l’unica vera arma per sconfiggere questa piaga è la prevenzione. Si potrebbe fare di più. Come sottolineato recentemente da Medici senza frontiere, oltre l’80% dei farmaci antiretrovirali usati da Msf nei suoi programmi per l’Hiv/Aids proviene proprio da produttori di farmaci generici con

sede in India.

Nel progetto di Soleterre è anche compreso il sostegno psicologico e nutrizionale per i bambini e per gli orfani di genitori infetti da Hiv/Aids: un problema solo apparentemente secondario.

Grazie a Soleterre, ecco un racconto drammatico ma quanto mai emblematico di cosa significhi essere oggi donne emarginate in India. Prema ha 38 anni e da 12 ha perso il marito, morto per cause riconducibili al virus dell’Hiv. L’infezione, probabilmente contratta da una prostituta durante un lungo viaggio di lavoro nel Nord del Paese, è stata trasmessa anche alla donna, che però non ha perso la speranza, continuando a lottare contro la malattia e contro le discriminazioni.

Vedova, malata, con un figlio da mantenere, Prema ha dovuto affrontare il peggio che la società indiana possa concepire. Ma ha avuto la forza di guardare avanti, rimboccandosi le maniche e trovando lavoro come portatrice presso un cantiere vicino alla propria casa: ovviamente ha taciuto il proprio stato, altrimenti nessuno glielo avrebbe concesso. Una bugia necessaria. La sua mansione è però di quelle che, già in buone condizioni di salute, riducono sensibilmente le aspettative di vita: una fatica improba per una donna nelle sue condizioni. Arun, 13 anni, suo figlio, capisce che così sua madre non potrà andare avanti a lungo e decide di abbandonare la scuola: spera di poter guadagnare un po’ di soldi per dare il suo contributo

La famiglia di Prema, intanto, si è mossa per trovarle un nuovo marito e cancellare la vergogna di essere vedova: a questo punto la donna è obbligata a svelare la verità sulle sue condizioni di salute. E la famiglia prima e la comunità poi costringono lei e il figlio a lasciare la casa e a trasferirsi altrove, dove a nessuno sarebbe più importato. Arrivata a Nagercoil, disoccupata e ormai prossima a “mollare”, nella vita di Prema si fa largo un raggio di luce: sono le operatrici di due associazioni umanitarie, l’Esercito della salvezza e Soleterre. Curata come mai prima nella sua vita, la donna dimostra da subito un’innata voglia di mettersi in discussione e si impegna nell’arte della sartoria producendo prodotti per il mercato locale e internazionale grazie alla guida esperta di una stilista inviata da Soleterre. 

Le cure mediche gratuite e i controlli regolari messi a disposizione dall’associazione stanno facendo il resto: e Prema, infatti, oggi sta sicuramente meglio: «Se guardo indietro, solo un anno fa, mi sembra di osservare la vita di un’altra persona. Ero sola, disperata. Pensavo davvero fosse la fine… ma non ero preoccupata per me stessa, il mio pensiero andava continuamente a mio figlio. Grazie all’Esercito della Salvezza e a Soleterre invece sono nata una seconda volta, e mi è stata data un’altra opportunità».

 
 
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