Vietato chiamare Dio "Allah" se non si è islamici. Un tribunale della Malesia ha stabilito che i non musulmani non posso usare la parola "Allah" per riferirsi a Dio, rovesciando una
precedente sentenza
del 31 dicembre 2009 che aveva dato ragione ai cristiani. Una decisione che,
all'epoca, aveva creato controversie e scatenato attacchi estremisti a chiese e
moschee. Il 14 ottobre, i giudici della Corte di appello hanno stabilito che
l'apertura a fedeli non islamici avrebbe "creato confusione all'interno della
comunità". In risposta, i cristiani ricordano ancora di aver usato per decenni
il nome di "Allah" per definire (anche) il Dio cristiano e che le nuove
disposizioni - volute con forza dal Governo, per soddisfare le richieste
dell'ala più integralista del Paese - violano i loro diritti e la libertà
religiosa.
All'esterno del tribunale un centinaio di attivisti musulmani ha sventolato
cartelli e intonato slogan in cui ribadivano che la parola "Allah" è di uso
"esclusivo" dei musulmani. Nell'aula, il giudice capo Mohamed Apandi Ali ha
accolto le tesi dell'esecutivo e respinto le richieste (corroborate da
precedenti sentenze) del fronte cattolico guidato dai vertici del giornale
Herald Malaysia. "L'uso della parla Allah - ha dichiarato il capo della
corte - non è parte integrante della fede cristiana. E l'uso della parola
rischia di creare confusione nella comunità". Padre Lawrence Andrew, direttore del giornale cattolico, si dice "contrariato e
sbigottito" dalla decisione dei giudici e che ricorrerà alla Corte federale per
ottenere giustizia. La battaglia in tribunale non è dunque finita, ma arriverà
ai massimi vertici del potere giudiziario nazionale. "È un passo indietro nello
sviluppo della legge - ha commentato il sacerdote - in relazione ai diritti di
base delle minoranze religiose del Paese". In Indonesia e nel Medio Oriente,
in genere, aggiunge, il termine "Allah" è usato da cristiani e musulmani. Egli invita quindi i
cristiani a "continuare a pregare per ottenere giustizia" e ha aggiunto che la
Chiesa non si piegherà a una sentenza ingiusta, ma che andrà avanti con
l'appello.
Intanto il ministro dello Sviluppo agricolo dello Stato malesiano di Sarawak
- uno dei territori che compongono la parte malesiana dell'isola del Borneo -
annuncia che i cristiani potranno continuare a usare il nome "Allah" sul
territorio per definire il loro Dio. Egli bolla la decisione dei giudici
"non autentica" e contesta il fatto che solo i musulmani possano utilizzarla.
"Noi [cristiani di Sabah e Sarawak] usiamo la parola Allah - ha aggiunto il
ministro statale - da più di cento anni. E non si capisce perché all'improvviso
non potremmo farlo". E conclude che i musulmani di Sabah e Sarawak, che
definisce "fratelli", non hanno mai contrastato l'uso di Allah da parte dei
cristiani.
La controversia relativa all'uso del nome "Allah" per definire il Dio
cristiano nei media e sulle pubblicazioni - come la Bibbia in lingua Malay - è
divampato nel 2008; il ministro degli Interni di Kuala Lumpur ha minacciato di
revocare il permesso di pubblicazione all'Herald Malaysia, il più
importante giornale cattolico. In risposta, i vertici della Chiesa hanno citato
in giudizio il governo per violazione dei diritti sanciti dalla Costituzione. E
ha aggiunto che i cristiani di Sabah e Sarawak hanno usato la parola "Allah" per
generazioni senza problemi, così come ha fatto per 14 anni il settimanale
cattolico.
Nel 2009 la decisione del Tribunale di primo grado (Alta corte), che dà
ragione ai cattolici e concede loro l'uso del termine "Allah". Una sentenza che
genera shock e ira fra i musulmani, i quali considerano la parola di pertinenza esclusiva
dell'Islam. Nel Paese si scatena quindi un'ondata di violenze, con attacchi
mirati e ordigni esplosivi lanciati contro chiese e altri luoghi di culto
cristiani.
Per cercare di arginare la deriva estremista e placare la frangia
islamista della Malesia, il governo di Kuala Lumpur decide di ricorrere in appello
contro la sentenza dei giudici. In Malesia, nazione del Sudest asiatico di
oltre 28 milioni di abitanti in larga maggioranza musulmani (60%), i cristiani
sono la terza confessione religiosa (dietro ai buddisti) con un numero di fedeli
superiore ai 2,6 milioni. I cristiani hanno ripubblicato un dizionario
latino-malese vecchio di 400 anni, che dimostra come sin dall'inizio il termine
"Allah" era usato per definire Dio nella Bibbia in lingua
locale.