Due donne, madre e filgie, repsosnabili di un asilo nido privato a Torino, sono finite in carcere con l'accusa di maltrattare i piccoli. I bambini, tra i 3 mesi e i tre anni, sembra che venissero accolti nella struttura in numero superiore a quello stabilito nell'autorizzazione comunale. Li tenevano in locali non autorizzati, il riscaldamento spento, senza cambiarli e lavarli. Nutriti in maniera non adeguata e contraria alle norme igienico-sanitarie, i bambini venivano spesso strattonati. Le maestre, secondo le accuse, impedivano loro di dormire e li esponevano alle fredde temperature invernali portandoli con sè a fare commissioni. A inizio anno tre maestre e una bidella sono state arrestate in un asilo della provincia di Roma, mentre altre due sono state sospese in una materna di Cassino. In entrambi i casi i bambini venivano maltrattati a parole e non solo. Due maestre sospese anche A Venafro (Isernia). È di oggi la notizia della condanna delle due maestre di Colorno (Parma) accusate di insultare e picchiare con schiaffi e spintoni i bimbi, tra i 3 e i 5 anni, della sezione 'piedini arancionì della scuola d'infanzia Belloni. La Procura di Tempio Pausania, in Sardegna, indaga invece su un caso di presunti maltrattamenti nei confronti dei bambini dell'asilo nido comunale di Arzachena. Iscritte nel registro degli indagati la coordinatrice della scuola e la rappresentante della cooperativa che gestisce il servizio. Cosa spinge delle educatrici che dovrebbero scegliere questo lavoro spinte da una naturale predisposizione nei confronti dei bambini a tarsformarsi in aguzzine? Per alcuni c'è un rapporto tra i maltrattamenti e l'età avanzata delle figure proferssionali. Se lo chiede anche una nostra lettrice. Leggiamo che cosa risponde la nostrta esperta.
Ho letto l’ennesima notizia di maltrattamenti a bambini della scuola materna da parte di maestre e collaboratori scolastici. Era evidenziata l’età degli autori: tutti sopra i 55 anni. Penso che, per un lavoro così impegnativo e pesante anche dal punto di vista fisico, occorra essere giovani e pieni di entusiasmo. Non voglio dire che con l’età diminuisca la capacità di stare con i bambini, ma soprattutto nella scuola materna richiedono un’attenzione costante, una dose di pazienza notevole e capacità di trasmettere gioia e serenità. Si potrebbero spostare le persone ad altre mansioni che non le penalizzino dal punto di vista economico, lasciando il rapporto diretto con i piccoli a chi (con test annuali) dimostri di reggere lo stress che il lavoro comporta.NONNA GIANNA
— Cara nonna Gianna, le tue considerazioni nascono dall’esperienza e dall’osservazione diretta. Racconti infatti che nella scuola materna della tua ultima nipotina, una maestra arriva a scuola riposandosi su ogni panchina che incontra perché fa fatica a camminare e di altre già in servizio con le attuali mamme dei loro alunni. Ma a guardarsi intorno si vede un mondo ricco di nonni anziani che badano ai nipoti, con fatica ma anche con cura e dedizione, senza maltrattamenti. Sull’anzianità del corpo docente italiano posso darti ragione: l’Istituto europeo di statistica ha fotografato nel 2015 l’età dei professori del vecchio continente: siamo in cima, con il 55% dei maestri della primaria e delle medie che ha più di 50 anni e punte del 61% alle superiori. Non ritengo, però, che tra età e violenze ci possa essere un rapporto di causa effetto. La pazienza è una virtù che si acquisisce con gli anni e si coltiva con l’esperienza, l’aggressività non nasce dal tunnel carpale o dagli acciacchi. La stanchezza, forse. Per questo la mansione di maestre di asili nido e infanzia è considerata, anche dalla legge, particolarmente pesante o gravosa, e ciò dà ai colleghi agevolazioni pensionistiche. Ci sono maestri che continuano con passione a fare il loro lavoro, nonostante età e disturbi. E realtà territoriali che vengono loro incontro: si legge che da dicembre 2015 a maggio 2017, il dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino ha avviato un monitoraggio dello stato di salute psicofisica di 406 educatrici in 27 nidi del capoluogo piemontese, attivando lezioni con logopedisti e fisioterapisti, ridefinendo gli spazi e gli arredi. Ma, personalmente, vedo il futuro in ciò che accade a Piacenza: un nido e una casa di riposo insieme, per un esperimento di educazione intergenerazionale. Così vorrei che fosse la scuola di domani in un mondo che invecchia: maestri giovani e anziani per legare vigore ed energia fisica alla ricchezza dell’esperienza.