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domenica 15 giugno 2025
 
La lettera di una mamma
 

La lettera di una mamma: "Caro Salvini, venga con me a vedere i bambini immunodepressi"

28/06/2018  La mamma di una bambina che ha attraversato, con successo, la chemioterapia scrive una lettera aperta al ministro dell'Interno a proposito di vaccini

Roberta Paolini è la mamma di un bambina che ha vissuto il dramma della immunodepressione a seguito della chemioterapia. La sua lettera aperta, scritta via Facebook, al ministro Matteo Salvini - a seguito delle affermazioni sui vaccini nei giorni scorsi - merita di essere condivisa. Un po' per il garbo con cui è scritta; molto per la testimonianza che porta e che spiega bene chi sono i bambini che rischiano la vita quando la copertura vaccinale non è sufficientemente elevata da garantire la cosiddetta ìmmunità di gregge, in grado di proteggere dalle malattie infettive anche le persone che, per ragioni di salute, temporaneamente o permanentemente non si possono vaccinare.

È una testimonianza emotivamente coinvolgente, ma non è importante per questo quanto per il fatto che ci costringe a riflettere su un aspetto, fondamentale, su cui non ci si sofferma abbastanza. 

LA CONDIVISIONE SU FACEBOOK DELLA MAMMA

Il testo completo della lettera

  

Caro Ministro Salvini, ho atteso qualche giorno prima di scrivere dopo le Sue esternazioni sui vaccini. L’ho fatto consapevole del suo atteggiamento, che punta ogni giorno a proporre una nuova questione su cui riflettere e purtroppo, spesso, ad alzare i toni del dibattito. Eppure vede Signor Ministro la questione dei vaccini e in generale il tema della salute è troppo importante per persone come me che hanno vissuto sulla pelle dei propri figli il dramma di una grave malattia. Ministro Salvini, anche se non Le nascondo che spesso l’ho duramente criticata, provo a scriverle una lettera considerandola anche il mio Ministro e il mio Vice-Premier. In fondo Lei pur dimostrando, con le sue parole sui vaccini, di non interessarsi alla sorte di bambini, come è stata la mia fino a qualche anno fa, è anche il mio Ministro e il mio Vice-Premier. Ora Lei è un padre, lo ha detto spesso in queste settimane, e quindi capirà quale sia la paura di un genitore nei confronti della salute dei propri figli. Le giuro Signor Ministro 10 vaccini non sono troppi, non è vero. La mia creatura è sopravvissuta ad una polichemioterapia per due anni, e dopo sei mesi dallo stop ha fatto tutti insieme tutti i richiami vaccinali. Non è successo nulla. La mia creatura oggi è come tutti gli altri bambini della sua età, non ha difetti cognitivi, non ha difetti comportamentali, non ha difetti fisici. Ha solo una cicatrice sul petto. Una cicatrice che mi ricorda ogni giorno perché la medicina e la scienza abbiano questo grande valore: lasciare su questa terra creature che non molti anni fa sarebbero state irrimediabilmente condannate ad un’altra sorte. Ecco Ministro Salvini io non Le chiedo di credere o di ascoltare la mia testimonianza. Io Le chiedo di vedere con i suoi occhi cosa sia la vita di un bambino immunodepresso e della sua famiglia. Le chiedo di vedere l’inferno che vivono. Io so che Lei è sempre stato interessato alle storie delle persone, le ha ascoltate per tanto tempo. Io sono disponibile ad accompagnarla fino alle porte a vetri che separano il mondo dei sani da quello dei malati. Le porgerò il camice verde in carta tessuto, le infilerò i copri-scarpe in plastica, le legherò la mascherina color menta sul viso e la accompagnerò personalmente all’ingresso. Non verrò con Lei, perché io questo inferno con le pareti pastello lo conosco troppo bene, e da quando la mia creatura ha finito la chemioterapia ho giurato a me stessa che mai più avrei voluto rivedere quegli occhi sproporzionati, quella pelle come un velo, quelle gambe sottili e tremanti, quei corpi evanescenti, che se non fosse per la scienza e la medicina, sarebbero dei condannati a morte senza possibilità di appello. La aspetterò fuori per tutto il tempo che sarà necessario, glielo prometto, e ascolterò quello che ha da dirmi. E io spero, con tutto il cuore, che dopo questo breve ma intenso viaggio in una realtà durissima da guardare ad occhi aperti, Lei, che è un uomo delle istituzioni, vorrà essere anche il Ministro di questi bambini. Loro lo vorrebbero, ne sono sicura. E sono anche certa che vorrebbero che la loro guerra fosse considerata un po’ di più da parte sua. Lei dice “prima gli italiani” e credo che Lei intenda tutti gli italiani, quelli fortunati e quelli sfortunati, quelli sani e quelli malati, i bambini che possono giocare con la palla, le costruzioni e le bambole, e quelli che giocano (perché sa Ministro i bambini riescono a trovare una dimensione giocosa anche nel cancro, sono incredibili…) con siringhe senza ago, provette e tubicini di ogni tipo. Sono certa che sia così, perché Lei è pur sempre un servitore dello Stato e soprattutto è un padre.

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