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lunedì 02 ottobre 2023
 
lavoro e famiglia
 

Mamme che lavorano e mamme che le sgridano

16/09/2015  Nella diatriba tra mamma che lavorano e quelle che preferiscono, potendoselo permettere, stare a casa, l'importante è che ciascuno sia sicura della sua scelta e non giudichi quelle delle altre. Non esistono le cattive da una parte e le perfette dall'altra.

Non mi è piaciuta affatto la sua risposta sulle mamme che lavorano. Mi chiedo: quale impronta educativa possono dare due genitori assenti tutto il giorno? Le lavoratrici con bimbi piccoli, dopo che hanno dimostrato a loro stesse e al mondo di saperli fare... li trattano come pacchi. Al mattino, infagottati alla meglio, li mollano al nido o dai nonni, che dopo una vita di lavoro avrebbero diritto di stare un po’ tranquilli, mentre, poveretti, sono perennemente al loro servizio. I bambini crescono male perché si sentono abbandonati nei momenti più delicati e si colpevolizzano a causa delle decisioni dei grandi, con segni profondi nella loro psiche.
E vogliamo parlare delle mamme che occupano posti di lavoro, pur avendo un marito che potrebbe mantenerle, mentre la disoccupazione giovanile aumenta, producendo poveri disperati, spesso dediti ad alcool, droga o suicidio? Non è forse questa una egoistica vergogna sociale? La casalinga invece fa un lavoro molto duro, non retribuito anche se di enorme valore umano e sociale; non ha sensi di  colpa e c’è sempre, facendosi carico di ogni necessità. Il marito può lavorare sereno sapendo di avere una casa ben custodita, e i nonni possono godersi il loro ruolo. La casa è in ordine e pulita, il pranzo e la cena pronti. Se ha bisogno di aiuto, marito e gli sono disponibili. Se tutto ciò non è positivo mi dica lei allora cos’è.

TERESA, UNA LETTRICE ATTENTA

Cara Teresa, facendo un’eccezione le ho dato spazio - molto come vede - anche se qui scriverebbero i padri. Ma ci tengo a non nascondere le critiche. Nella risposta del n. 30 mi dichiaravo contraria a stabilire “blocchi” di mamme, casalinghe o meno, e di conseguenza brave o meno. Scrivevo che per me non ci sono categorie “vincenti” ma singole mamme, una diversa dall’altra, con scelte e storie diverse. Con la medesima sincerità gentile che mi offre lei, le dico che anche la sua descrizione -cattive da una parte e perfette dall’altra - “non mi è piaciuta affatto”. Soprattutto perché, a differenza di quanto posso provare io, che ho abbastanza anni e figli da non cercare, da tempo ormai, il plauso degli altri, penso alle lettrici giovani mamme che di tutto hanno bisogno fuorché di allarmi e condanne.

RENATA MADERNA

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