“La messa è sospesa per mancanza di fedeli. Don Mario è disponibile su richiesta”, sta scritto sul cartello affisso alla porta della chiesetta. Segue il numero telefonico del sacerdote. Così alle Vignole, verde isoletta di neanche mezzo chilometro quadrato di fronte al Lido, nella laguna di Venezia, la messa si fa su prenotazione. Chi vuole celebrare l’Eucaristia chiama il parroco e si accorda con lui per la funzione. Scelta necessaria o provocazione?
“E’ un’iniziativa concordata da tempo con i pochi parrocchiani che vivono ancora sull’isola”, ha detto don Sgorlon, parroco dal 1998 di Sant’Erasmo, comunità a cui fanno parte anche le Vignole, con la chiesetta dedicata a Sant’Eurosia Vergine. In effetti sull’isola abitano solo una quarantina di residenti, per la gran parte anziani, mentre, solo 20 anni fa, erano il doppio. Anche qui come, nel resto del Centro storico veneziano, lo spopolamento ha presentato il conto e una delle conseguenze dell’abbandono della città è la “riduzione” inesorabile dei servizi, anche di culto. Soprattutto d’inverno, ha spiegato il parroco, i fedeli che seguono la liturgia domenicale si riducono, a volte, solo a due-tre presenze. Alcuni restano in casa per il freddo e la paura d’ammalarsi, altri preferiscono andare a messa nella vicina isola di Murano.
Più che di secolarizzazione, sembrerebbe, quindi, un problema legato all’inarrestabile spopolamento di Venezia e delle sue isole minori. In questo caso, a rinfoltire il numero dell’assemblea non ci sono neanche i turisti, che invece affollano di domenica le chiese di altre isole della laguna: quella delle Vignole non ha attrattive turistiche spiccate come ce l’hanno invece Torcello, Murano o Burano. E’ famosa solo ai veneziani per una rinomata trattoria che vi sorge al centro. Da qui la decisione di sospendere il servizio liturgico regolare e avviare quello su richiesta. Durante la Quaresima, comunque, nella chiesetta di Sant’Eurosia s’è celebrata la messa alle Palme e quella della solennità della Pasqua.
A intervenire sullo stato di utilizzo e sulla conservazione dei luoghi di culto nel Centro storico era stato proprio il Patriarca di Venezia, monsignor Francesco Moraglia, incontrando il 5 aprile scorso i Comitati privati per la salvaguardia del Centro storico. In quell’occasione il vescovo ha fatto riferimento a una necessaria, prossima “razionalizzazione” delle chiese aperte a scopo pastorale e liturgico. Oggi troppe, evidentemente, per pochi fedeli. “E’ importante ricordare che, a Venezia, vi sono problemi conservativi urgenti che riguardano molte chiese e che il loro numero (un centinaio in città e oltre 200 nell’intera Diocesi) richiede di riflettere su una razionalizzazione del loro ruolo liturgico e pastorale, spesso anche a fronte dell’innegabile flessione demografica (specialmente del centro storico)”, ha affermato Moraglia. “Sarà quindi necessario individuare gli edifici che, effettivamente, non rispondono più a specifici bisogni pastorali ed è compito della Chiesa locale individuare soluzioni e proposte per rendere “utili” – ad esempio in ambito culturale e caritativo – alla stessa collettività quei luoghi, senza far perdere mai la loro dimensione simbolica in nome di un funzionalismo o “polivalenza” che non solo li impoverisce ma addirittura li snatura”.