«Sempre costruire ponti, sempre la mano tesa, niente aggressione». Papa Francesco parte dall’esperienza di San Paolo, che quando arrivò ad Atene si mise a dialogare con tutti, per indicare ai cristiani di oggi il giusto atteggiamento con credenti e non credenti del nostro tempo.
«Chiediamo anche noi oggi allo Spirito Santo di insegnarci a costruire ponti con la cultura, con chi non crede o con chi ha un credo diverso dal nostro. Sempre costruire ponti, sempre la mano tesa, niente aggressione», ha detto Jorge Mario Bergoglio nel corso dell’udienza generale in piazza San Pietro. «Chiediamogli la capacità di inculturare con delicatezza il messaggio della fede, ponendo su quanti sono nell’ignoranza di Cristo uno sguardo contemplativo, mosso da un amore che scaldi anche i cuori più induriti».
Quando San Paolo arrivò ad Atene, ha detto il Papa proseguendo un ciclo di catechesi dedicato al libro degli Atti degli Apostoli, trovò una città «che viveva all’ombra delle antiche glorie malgrado la decadenza politica, custodiva ancora il primato della cultura». L’apostolo delle genti «freme dentro di sé al vedere la città piena di idoli», ma «questo “impatto” col paganesimo» anziché «farlo fuggire, lo spinge a creare un ponte per dialogare con quella cultura». E san Polo «inizia così a frequentare i luoghi e le persone più significativi», va in sinagoga, va all’areopago, il luogo in cui si svolgeva la vita pubblica ateniese, «incontra tutta la gente, non si chiude, va a parlare con tutta la gente», e così facendo «osserva la cultura osserva l’ambiente di Atene “a partire da uno sguardo contemplativo” – ha proseguito il Papa citando la propria esortazione apostolica Evangelii gaudium – che scopre “quel Dio che abita nelle sue case, nelle sue strade e nelle sue piazze”».
Paolo «non guarda la città di Atene e il mondo pagano con ostilità ma con gli occhi della fede. E questo – ha detto Francesco – ci fa interrogare sul nostro modo di guardare le nostre città: le osserviamo con indifferenza? Con disprezzo? Oppure con la fede che riconosce i figli di Dio in mezzo alle folle anonime?».
L’apostolo «sceglie lo sguardo che lo spinge ad aprire un varco tra il Vangelo e il mondo pagano. Nel cuore di una delle istituzioni più celebri del mondo antico, l’Areopago, egli realizza uno straordinario esempio di inculturazione del messaggio della fede: annuncia Gesù Cristo agli adoratori di idoli, e non lo fa aggredendoli, ma – ha spiegato il Papa – facendosi pontefice, costruttore di ponti».
Un atteggiamento che, alla fine, ripaga lo sforzo, dopo l’apparente sconfitta: «La parola di Paolo, che finora aveva tenuto gli interlocutori con il fiato sospeso – perché era una scoperta interessante – trova uno scoglio: la morte e risurrezione di Cristo appare “stoltezza” e suscita scherno e derisione. Paolo allora si allontana: il suo tentativo sembra fallito, e invece alcuni aderiscono alla sua parola e si aprono alla fede».