Non la considera equibrata, giusta, con pesi distribuiti in egual misura. «Il presidente del Consiglio», dichiara don Armando Zappolini, presidente del Cnca, «aveva promesso una manovra dura, ma equa. Siamo molto delusi. L’impressione è che si faccia pagare il conto sempre agli stessi: lavoratori dipendenti, pensionati, Regioni ed Enti locali. A tutti gli altri, in un momento drammatico per il Paese, viene chiesto ben poco. Sorprende, in particolare, quanto (non) deciso in materia di evasione fiscale: la tracciabilità dei pagamenti è portata a 1.000 euro, quando gli stessi imprenditori avevano chiesto una soglia ben più bassa e, inoltre, non vengono previsti degli obblighi nelle procedure che avrebbero permesso un deciso contrasto del fenomeno. È evidente che il Governo non ha voluto stanare gli evasori».
«Inoltre», prosgue don Armando Zappolini, «appare del tutto
inadeguato anche l’intervento sui grandi patrimoni: verranno sì tassate
le case (e non solo quelle di ricchi e benestanti), ma l’imposizione
di bollo su tutti i patrimoni mobiliari e la bassissima imposta
aggiuntiva, una tantum, sui capitali "scudati" toccano marginalmente una
ricchezza mobiliare davvero notevole, che oltretutto continua a godere
di una tassazione di favore sulle transazioni. Invece della patrimoniale
ci ritroviamo poi una "tassa sul lusso" che è più un’operazione di
comunicazione che di sostanza. Tutto questo mentre si agisce
pesantemente sull’età pensionabile, le pensioni di anzianità, le
rivalutazioni anche degli assegni di non elevata entità, i bilanci di
Regioni ed Enti locali - che garantiscono servizi essenziali ai
cittadini -, le aliquote Iva».
«Il Cnca», conclude don Zappolini, «chiede che la manovra venga
fortemente riequilibrata in sede parlamentare. Deve pagare chi fino a
oggi non ha pagato, deve dare di più chi ha di più. Quando si
stanziano 23 miliardi di euro per le spese militari nel 2012 e si
investono 15-20 miliardi per i caccia F35 non si può dire che "non ci sono
soldi". Ci attendiamo, poi, che venga aperto al più presto un tavolo
per varare alcuni provvedimenti chiave per lo sviluppo del paese e il
benessere dei cittadini come il reddito minimo di inserimento, su cui si
è già espresso favorevolmente il ministro del Welfare, e i livelli
essenziali delle prestazioni».
Una manovra «durissima ma necessaria, che può e deve essere resa più equa dallo sforzo congiunto delle forze politiche responsabili in Parlamento». E’ il commento delle Associazioni cristiane dei lavoratori italiani al decreto “Salva Italia” . Secondo il presidente delle Acli, Andrea Olivero, «non mancano elementi positivi nella manovra, a partire dalla chiarezza con la quale ci si rivolge all’Europa, mostrando il senso di responsabilità di un Paese che vuol fare la sua parte fino in fondo. Bene anche le misure a favore della crescita, come la completa deducibilità dell’Irap sul costo del lavoro. Più coraggio è necessario sulla lotta all’evasione e sul capitolo costi della politica».
La parte più critica riguarda i sacrifici richiesti ai pensionati e alle famiglie. Per Olivero, «bisogna dare atto al governo di aver cercato di rispettare in qualche modo i principi di equità e di progressività nell’attribuzione dei “sacrifici”: dal blocco della rivalutazione delle pensioni solo oltre i 935 euro alla detrazione di 200 euro per l’imposta sulla prima casa; dal prelievo dell’1,5% sui capitali “scudati” all’imposta di bollo sui titoli bancari». «In particolare – sottolinea il presidente delle Acli – non bisogna trascurare il fatto che l’aumento del 2% dell’Iva, certamente oneroso in termini di potere d’acquisto, interviene come clausola di salvaguardia in cambio della riduzione automatica delle deduzioni e detrazioni fiscali familiari, sciaguratamente prevista dalla manovra precedente per coprire i tagli all’assistenza».
«Certamente sulla strada dell’equità si deve fare di più – continua
Olivero –. Ed il Parlamento può fare ora la sua parte per correggere e
migliorare alcuni aspetti della manovra. La bandiera dell’equità non
ha colore politico. Sul piano fiscale, ad esempio, appare
particolarmente irragionevole e inaccettabile l’opposizione manifestata
da alcuni verso l’introduzione di una robusta patrimoniale, che potrebbe
invece riequilibrare secondo giustizia il peso della manovra».
Similmente, si potrebbe «rimodulare la nuova tassa sulla casa
considerando, a parità di gettito, il reddito familiare e il numero di
figli». Le Acli propongono quindi di inserire una norma che consenta
lo sgravio fino a 5000 euro l’anno per le spese sostenute dalla famiglie
per la manutenzione dell’immobile di proprietà abitato dal
contribuente. In modo da attivare un circuito virtuoso, aumentando il
gettito Iva e Irpef dei percettori, consentendo al tempo stesso uno
sgravio fiscale per le famiglie». Sul piano delle pensioni, conclude
Olivero, «si può lavorare per una maggiore gradualità nei gradini di
innalzamento dell’età pensionistica, ma soprattutto si deve garantire la
copertura degli ammortizzatori sociali per quei lavoratori over 55 che
perdono il lavoro e che in virtù delle norme appena approvate
rimarrebbero per troppo tempo privi di reddito».