La manovra Monti è varata. Amara medicina per un malato terminale: l’Italia.
Con una lunga conferenza stampa il premier ha esposto la manovra.
Tre le cose che mi hanno principalmente colpito.
La prima, l’urgenza. Il premier ha asserito che fra breve, senza la manovra presentata, quasi fulminea per un Governo che si è insediato da poco più di due settimane, avremmo avuto difficoltà finanche a pagare gli stipendi alla gente. Ma che cosa ci hanno raccontato fino a pochissimo tempo fa gli esponenti del precedente Governo per i quali la situazione non era poi “così grave”, che eravamo ben lontani dall’essere nelle condizioni della Grecia?
La seconda, il decoro. Il premier, in una situazione di grave crisi, ha dichiarato di rinunciare al proprio compenso di premier e di Ministro. Almeno uno su 945 tra deputati e senatori!
La terza, l’equità. E’ una parola che tutti usano quando parlano di tasse e riforme, ed anche il Governo nell’esporre la manovra l’ha utilizzata. Ma cosa si intende per equità? E qui bisogna fare un bilanciamento, forse, più che parlare di ciò che è più equo, nella situazione in cui ci troviamo, bisogna perseguire ciò che è meno iniquo. Tutti dobbiamo contribuire ed a tutti viene chiesto di fare sacrifici. E’ giusto, ma qui entrano in gioco le priorità. Per me era indispensabile dare priorità a quei provvedimenti che meno colpiscono le classi più in difficoltà.
L’evasione fiscale
La manovra finanziaria è di circa 20 miliardi di euro al netto. La stima sull’evasione fiscale, da autorevoli fonti, è di circa 130 miliardi di euro. Non c’è null’altro da dire, i numeri sono facilmente paragonabili; per quanto ancora dobbiamo sopportare questa follia che è la maggiore delle iniquità che subiamo? Non c’è davvero nessun intervento possibile da fare, oltre quanto stabilito nella manovra in merito all’abbassamento della soglia del contante a 1000 euro? Leggo su autorevoli quotidiani che sono circa 206 mila le auto di lusso ( cioè che costano più di 100 mila euro) vendute in Italia nel 2010, mentre i contribuenti che hanno dichiarato redditi superiori a 200 mila euro sono solo 72 mila. I numeri non tornano. E questi contribuenti sono per lo più impiegati o pensionati, solo il 13.7% è collocato alla voce “altri”. Mi rendo conto che è difficile contrastare il fenomeno, ma non posso accettare che lo Stato si dichiari di fatto impotente dinanzi a questa situazione. Mi sembra che i provvedimenti previsti per la tassazione dei beni di lusso possano costituire solo un timido inizio di ciò che deve essere ancora fatto. Non c’è nulla da aggiungere, nel nostro Governo ci sono economisti che sanno fare i conti meglio di me e ben conoscono come altri Paesi siano riusciti a limitare l’evasione fiscale.
Tagli alla spesa della politica
Si fa un gran parlare di “credibilità” nei confronti dei mercati, e della credibilità dei politici nei confronti dei cittadini ne vogliamo parlare? Come è possibile chiedere al comune cittadino di andare in pensione più tardi e con un assegno più modesto mentre i parlamentari “strepitano” perché ritengono “non equo” che chi si è seduto al parlamento prima di loro abbia vantaggi che a loro verranno negati? Non è adesso che siamo iniqui, è fino ad ora che lo siamo stati! Se abbiamo sbagliato prima non è il caso di perseverare nell’errore oggi. E c’entra poco il fatto, che pure ho sentito dire a molti, che comunque i risparmi per i tagli agli stipendi, vitalizi e benefits ecc. dei politici sarebbero modesti rispetto al grosso buco che abbiamo; quale che sia l’importo recuperato il problema è etico più che economico ed afferisce al principio, sancito dalla nostra Costituzione, che i cittadini sono tutti uguali ed in egual maniera devono essere trattati. E vale la pena di ricordare che gli attuali parlamentari non sono stati “eletti” come i loro predecessori, bensì “nominati” per volontà delle segreterie dei partiti e, quindi, con ben poca spesa per la loro personale campagna elettorale.
Il connubio politica-burocrazia
Per la questione più strettamente economica dei tagli alla politica ho apprezzato quanto è stato previsto nei provvedimenti, specie in merito a ciò che è stato fatto per le Giunte provinciali ed altro. A quando la sospirata legge costituzionale per la completa abolizione delle Province e per gli altri provvedimenti da adottare, quali il dimezzamento del numero dei parlamentari? Se le procedure sono lunghe a maggior ragione è bene cominciare subito. Ho detto più volte, ma non mi stancherò mai di ribadirlo, che oltre agli stipendi, vitalizi e benefit dei parlamentari, ciò che determina una spesa veramente insostenibile, e che dobbiamo eliminare o razionalizzare, è l’immane apparato burocratico, creato ad hoc dalla politica per ottenere consensi dagli “amici”, e che costa agli italiani un’enormità sia in termini di soldi sia di complicazioni amministrative. Un connubio politica – burocrazia che lascia ampi spazi a tangentisti ed imbroglioni.
Apprezzo i tagli operati nell’eliminazione di alcuni Enti e nella riduzione delle poltrone delle Autority, ma sono ben poca cosa rispetto alle numerose entità statali, o comunque a carico del pubblico contribuente, che possono ancora essere eliminate o “ottimizzate”. Mi domando se i nostri Istituti di ricerca hanno mai fatto un censimento a tutti i livelli, statale, regionale, provinciale, comunale, dei vari Enti, Consorzi, Società pubbliche o parzialmente pubbliche, che spesso, nella migliore delle ipotesi, svolgono compiti del tutto paritetici a quelli delle direzioni generali dei ministeri o degli assessorati degli organi periferici, ovvero, sotto la generica voce “coordinamento” e “controllo”, svolgono compiti concretamente inesistenti, del tutto inefficaci e finanche dannosi.
Una miriade di poltrone
E che poltrone. Migliaia di Presidenti, amministratori delegati, consiglieri, consulenti, sindaci, dirigenti, dipendenti, con un lungo seguito di autisti, e per tutti lo stipendio è un diritto, mentre il lavoro è un’altra cosa che a volte è soltanto un onere per la comunità. E infine nessuno considera “poco equo” che manager pubblici, che non rischiano nulla dei loro soldi, cumulino incarichi generosamente retribuiti oltre lo stipendio già lucroso? e, anche quando gestiscono le aziende in modo fallimentare, vadano a casa con liquidazioni da sogno? E i vertici delle banche, che hanno liquidazioni di decine di milioni di euro e stipendi di milioni di euro? Tutto questo, oltre che economico, è soprattutto un problema etico. La razionalizzazione del lavoro pubblico va operata a tutti i livelli anche militari ma, non mi stancherò mai di ripetere, di evitare pericolosi risparmi sulla sicurezza. Le forze dell’ordine devono essere impiegate per tutelare tutti i cittadini, mentre oggi, invece, migliaia di persone e mezzi vengono impiegati per troppe scorte e servizi di vigilanza molte volte inutili.
La patrimoniale
Non è equa, perché, come ho giustamente sentito dire, si tassano di
fatto due volte i patrimoni (mi riferisco ovviamente a chi onestamente
su questi paga già regolarmente le tasse), e però quando i soldi non ci
sono cosa è più equo che uno molto ricco diventi un po’ meno ricco
oppure che uno che a stento riesce a vivere piombi nella povertà? Una
sorta di patrimoniale è stata messa, come già detto, sui beni di lusso
ed’è stata stabilita una tassazione dell’1,5% sui patrimoni “scudati”;
grazie a questa tassa, mi sembra, che sia stato possibile prevedere la
rivalutazione delle pensioni comprese tra i 467 euro fino a 950 euro
circa. E se avessimo tassato i patrimoni scudati al 3%, anziché
all’1,5%, fino a che importo saremo riusciti a rivalutare le pensioni?
Forse una tassazione al 3% potrebbe essere da qualcuno considerata
“un’iniquità”, ma a me sembra un’iniquità in ogni caso inferiore a
quella che ha fatto umanamente sfuggire le lacrime al nostro ministro!
Le pensioni
Assolutamente condivisibile che, con l’aspettativa di vita che oggi abbiamo rispetto al passato, si vada in pensione più tardi, e giudico doveroso che venga applicato a tutti il medesimo criterio. Ma attenzione. Numerose persone stanno perdendo il lavoro prima di raggiungere la pensione: mi attendo provvedimenti ulteriori che consentano di garantire loro la possibilità di vivere comunque decorosamente. E poi i giovani, i futuri pensionati. Ricordiamoci che i giovani di oggi, molti dei quali hanno un’attività discontinua e precaria, entrano spesso nel mondo del lavoro in un’età ben più avanzata rispetto alla nostra. Per quanto si innalzi l’aspettativa di vita molti di loro potrebbero andare in pensione ben oltre 70 anni. Consideriamo poi che i nostri servizi sociali sono di minor livello rispetto a quelli degli altri Paesi europei più avanzati, e sui servizi sociali, se rimarranno nello stato in cui si trovano, poco o nulla potranno contare i pensionati di domani.
Siamo oramai pienamente coscienti che la situazione Italiana è fortemente critica, più critica di quanto ci avevano fino ad oggi raccontato. Sono cosciente che queste misure, al punto in cui siamo, non hanno alternative.
Chiedo però:
adesso che abbiamo fatto ciò che era più urgente fare, quando cominceremo a fare ciò che è più giusto?
La sfida che abbiamo dianzi non è solo quella della ricrescita economica del Paese, ma anche e soprattutto quella di una ricrescita etica. Le ristrutturazioni non sono finite, sono appena cominciate.
La vera sfida da affrontare per il futuro del nostro Paese e che, tutti insieme uniti dobbiamo vincere assolutamente, è la ricostruzione di un’economia sana basata su principi di equità e solidarietà.
Io attendo fiducioso.