logo san paolo
domenica 02 aprile 2023
 
Festivaletteratura
 

Mantova festeggia vent’anni di Festival

08/09/2016  La manifestazione letteraria è nata nel 1996. Si parla di libri e di letteratura, ma si fanno incontrare le persone, con le loro storie e le loro sensibilità diverse. Una formula che funziona. E viene copiata nel mondo. la parola a Marzia Corraini, fra i fondatori.

Vent’anni fa poteva sembrare un azzardo creare nella città virgiliana per eccellenza, culla del Rinascimento, oggi Capitale italiana della cultura 2016, una sorta di fil rouge, adattato alla contemporaneità, con la vivacità culturale promossa dai Gonzaga. Oggi Kazuo Ishiguro, scrittore che da trent’anni gira per festival, lo de’finisce «il più bello del mondo». E in effetti il Festivaletteratura di Mantova, che quest’anno festeggia il ventennale dal 7 all’11 settembre, bello lo è davvero perché è frizzante, curioso, aperto al mondo, giovane.
Una cinque giorni di incontri, laboratori, percorsi tematici, concerti e spettacoli con autori, artisti e scienziati di tutto il mondo, che l’anno scorso ha visto la partecipazione di circa 125 mila persone, di cui oltre cinquemila bambini, cui il festival riserva un’attenzione particolare. Quest’anno saranno oltre 400 gli autori e gli artisti ospiti, 281 gli incontri a posti numerati e più di cento quelli a ingresso gratuito. L’idea degli otto fondatori si è rivelata vincente. Il festival è diventato un modello di riferimento e da esportazione.
«Abbiamo sturato un nuovo modo di fruire la cultura, spogliandola di quell’aura di distanza e avvicinandola alla gente», spiega Marzia Corraini, tra i fondatori del festival. «L’idea nacque in seguito a un’iniziativa dell’Osservatorio culturale di Regione Lombardia e dalla nostra esigenza di un rapporto vero con gli scrittori, testimoni di un’epoca. L’obiettivo era far conoscere le persone, più che portare grandi nomi. La società inglese incaricata della ricerca portò alcuni esempi di iniziative culturali che si adattavano al contesto storico, artistico ed economico di Mantova. Fra queste il Festival di Hay-on-Wye nel Galles, dal quale abbiamo preso ispirazione per poi creare un impianto tutto nostro. La cosa bella è che allora mise insieme persone che in città operavano dal punto di vista culturale a titolo personale: alcuni erano librai, altri sociologi, io editore. Tra di noi non c’è mai stato un art director: ci ritenevamo tutti lettori. Ricordo che Luigi Einaudi e Inge Feltrinelli si stupivano del fatto che, pur pagando il biglietto, la gente accorresse».
Filo conduttore la scrittura. Personale e identitaria, con memorie e microstorie, saghe familiari e fi’nzione. Ma anche radicata nell’attualità con narratori e intellettuali che affrontano tematiche scottanti come esodi, frontiere, ridefi’nizioni identitarie e il cambiamento climatico. Grande l’attesa per Jonathan Safran Foer, che ritorna al romanzo dopo undici anni con il nuovo Here I am (Guanda), per i due premi Pulitzer americani Roger Rosenblatt e Philip Schultz, per il premio Goncourt Lydie Salvayre e per Dany Laferrière, primo scrittore di origine haitiana a diventare accademico in Francia. Curiosità per la giovane scrittrice inglese Louise O’Neill, autrice di un romanzo de’finito distopico. Fra gli altri anche l’attrice Charlotte Rampling e il regista Nanni Moretti. La scrittrice irlandese Edna O’Brien chiude il festival.
«La sperimentazione di nuovi discorsi narrativi prosegue con Prototipi e con Storie di videogame. Ragioneremo anche sui grandi scrittori inviati di guerra e su come oggi si possa raccontare con la stessa qualità ma in maniera diversa quello che succede. È attraverso le persone di cultura che si conosce il mondo».

 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo