Dalla passione filosofica alla conversione evangelica, l’intensa vita interiore della biblista Emanuela Zurli si dipana vorticosamente, alla continua ricerca di senso fin da giovanissima. Oggi sessantenne, insegna religione in un liceo romano ed è docente di tre corsi alla facoltà di Teologia della Pontificia università gregoriana, mentre è alle prese con la pubblicazione della sua tesi di dottorato in Teologia biblica. All’ateneo dei Gesuiti aveva raggiunto la licenza in filosofia nel 1982 con una tesi su Hegel, mentre tre anni dopo aveva conseguito la laurea alla Sapienza; ma ha alle spalle anche studi di psicoanalisi, ricerche lessicografiche sull’opera di Sigmund Freud per conto del Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche) e anni di giornalismo per la carta stampata e televisivo, sfociati nel volume La resa. Amara cronaca dell’inviata di un libraio, pubblicato 22 anni fa.
«Le mie esperienze professionali sono andate di pari passo con la ricerca, prima fortemente intellettuale, poi via via spirituale. Sempre mosse dall’ansia di conoscere, sapere e capire», ricorda la professoressa, che si definisce «uno spirito ribelle» e non ha ricevuto un’educazione religiosa in famiglia. «Mia madre, che anche nei momenti difficili non manca di una certa autoironia, si definisce una non credente che all’occasione può anche recitare un rosario. Per quanto riguarda mio padre, non praticante come lei, vive in modo molto pudico la sua religiosità, recitando fin da bambino – come gli avevano insegnato i nonni – un’Ave Maria e un Padre Nostro ogni mattina e sera. È stato lui a volermi iscrivere a un liceo classico privato, in una scuola cattolica e non pubblica, come voleva mia madre».
IL SEME DELLA PAROLA
Tuttavia non è stata la frequenza scolastica a risvegliare in Emanuela le domande sulla fede. «Ho letto su tutte le religioni; frequentavo un corso di yoga con mia madre e mi affascinava la filosofia orientale. Fermo restando che per tutta l’adolescenza e gli anni degli studi universitari anche la mia ricerca religiosa aveva una forte impronta intellettuale, alcuni mesi prima di discutere la tesi su Freud alla Sapienza per la laurea in filosofia, la zia materna, da alcuni anni nel Cammino neocatecumenale, mi portò alla veglia di Pentecoste nella sua comunità. Non ho mai dimenticato le letture e i canti di quella sera, in particolare quello tratto dalla Prima Lettera di san Paolo ai Corinzi: “La morte è sconfitta dalla vittoria… Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?”. Quella sera stessa ho avuto la netta sensazione che il seme della Parola era stato piantato in me, e tutto quello che è seguito ne è stato e continua ad esserne una conferma». Infatti, racconta, «è dopo quella veglia che agli studi di psicoanalisi si sono affiancati con costanza quelli teologici; dopo quella sera decisi di studiare l’ebraico, feci il primo viaggio in Terra Santa e l’anno seguente decisi di iscrivermi all’Istituto di scienze religiose, dove ascoltai la prima volta le lezioni dei biblisti Bruna Costacurta e padre Francesco Rossi de Gasperis, gesuita, che mi colpirono tanto perché percepivo nei racconti biblici – in cui mi riconoscevo, con la mia libertà e tutti i limiti – la complessità umana e come potesse riferirsi a Dio. Sentivo che la Scrittura aveva da dire molto su di me e che avrebbe potuto rispondere a tante domande che mi stavo facendo; mi ha aperto gli occhi».
AMORE PER LA BIBBIA
All’Istituto di Scienze religiose Emanuela Zurli consolida il suo «amore per la Bibbia, anche se poi lasciai tutto per il giornalismo di cronaca e culturale. Salvo tornare per ascoltare alcune lezioni, quasi di nascosto da me stessa, fino a quando, nove anni dopo, ho lasciato il giornalismo per tornare alla teologia». In questo turbinio esistenziale, conosce un docente universitario in Storia della musica, Franco Carlo Ricci, che diventerà suo marito e l’appoggerà nella sua instancabile ricerca interiore.
Alla Scrittura, dal 2010 al 2016, ha dedicato serate mensili di lettura narrativa a casa sua: «Partecipavano una quarantina di professionisti, da avvocati a medici. Dopo una lezione universitaria seguita da domande, cenavamo insieme con piatti speciali portati da tutti. La chiamavo “la festa della Bibbia” perché riflettevamo su come questo libro può attivare un percorso di crescita ma anche un modo conviviale di stare insieme». Anche i non credenti «riconoscono che la Bibbia – soprattutto in alcuni suoi libri, come la Genesi – è il testo più antropologico della letteratura di tutti i tempi, quello che più di ogni altro ha raccontato, oltretutto con grandissima finezza letteraria, le dinamiche che costituiscono il travagliato e talvolta drammatico divenire dell’essere umano», ci tiene a sottolineare. «Da un lato, dunque, le storie in quanto tali hanno il potere di interpellarci e trasformarci; dall’altro la parola di Dio, anzitutto parola sull’uomo, ha come obiettivo proprio quello di interpellarci e trasformarci, quindi è addirittura in se stessa performativa, in quanto proveniente da Dio».
ALLA MESSA IN EBRAICO
Altre due esperienze nel suo cammino di fede sono state i pellegrinaggi a Lourdes nel 2012 e a Medjugorje nel 2013. «Da allora sono diventata devota di santa Faustina Kowalska, che non avevo mai sentita nominare prima. E da circa 15 anni la preghiera occupa una parte consistente del mio tempo», riferisce. Già docente incaricata nella facoltà di Filosofia e collaboratrice con il Centro cardinal Bea per gli Studi giudaici della Gregoriana, presso l’ateneo dei Gesuiti oggi l’autrice è docente incaricata nella facoltà di Teologia. Nel 2003 ha pubblicato il volume La giustificazione “solo per grazia” negli scritti di Qumran. Oltre alla passione per la lettura narrativa della Bibbia, «che ne coniuga la dimensione letteraria e antropologica», oggi un momento per lei fondamentale è la partecipazione alla Messa in ebraico, il venerdì sera, presieduta dal biblista gesuita Jean-Pierre Sonnet presso la cappella del Collegio San Roberto Bellarmino. «Proprio la Bibbia mi ha trasformato e riportato all’Eucaristia, alla Chiesa».
Foto di Stefano Dal Pozzolo / Contrasto
LA DOMENICA DELLA PAROLA. 30 SETTEMBRE 2018
La Sacra Scrittura sarà protagonista della Domenica della Parola, l’iniziativa giunta alla 2° edizione, che si svolgerà il 30 settembre. Un’occasione per raccogliere i fedeli attorno alla Bibbia, come ci invita a fare papa Francesco. Le parrocchie e le diocesi sono invitate a organizzare momenti di lettura, approfondimento e rilessione spirituale. Edizioni San Paolo ha preparato un sussidio e una speciale edizione della Bibbia disponibiil nelle librerie e su www.sanpaolostore.it.