(Credito delle foto: The Egyptian national council for women)
Sono scese per le strade del Cairo e hanno corso, tutte insieme, per otto chilometri. Ragazze e adulte, figlie e madri di famiglia, con il capo scoperto e con l'hijab, il velo islamico, si sono unite il 30 novembre nella prima Maratona delle donne e delle ragazze d'Egitto - organizzata dal Consiglio nazionale per le donne in Egitto (Ncw), in collaborazione con Unfpa (Fondo dell'Onu per la popolazione), l'associazione "Cairo runners" (la prima iniziativa al Cairo di corsa per le strade della città) e il ministero della Gioventù - come parte di una campagna di iniziative di sedici giorni per sensibilizzare la società e l'opinione pubblica egiziana sul problema delle violenze contro le donne.
Come ha spiegato Maya Morsi, alla guida del Consiglio nazionale delle donne, l'evento è stato anche un modo per diffondere la cultura sportiva fra le donne, spronare le donne egiziane a dedicarsi a un'attività come corsa, perché anche lo sport è strumento di emancipazione e di affermazione dei propri diritti. La corsa del Cairo ha coinvolto non solo donne e ragazze, ma anche le famiglie, per le quali era previsto un percorso di 2 chilometri. Al termine della maratona, le runners hanno firmato un manifesto.
La violenza di genere in Egitto rappresenta una piaga allarmante e profondamente radicata. Si calcola che il 30% delle donne sposate nel Paese sia vittima di varie forme di abusi e violenze domestiche da parte dei coniugi. Secondo una ricerca delle Nazioni unite del 2013, oltre il 99% delle donne egiziane ha subìtop una forma di violenza in strada almeno una volta nella vita. Nel 2017 questo dato è sceso al 60%. Un'importante passo avanti. Ma sempre nel 2017 il Cairo è risultata la megalopoli più pericolosa al mondo per le donne, in termini di violenza e di discriminazione sotto vari punti di vista, da quello dell'assistenza sanitaria all'istruzione. A rivelarlo è stato uno studio condotto dalla Thomson Reuters foundation con la collaborazione di organizzazioni locali, che ha preso in esame 19 città con oltre 10 milioni di abitanti.
Molte associazioni denunciano il fenomeno dilagante della violenza e difendono i diritti delle donne contro le discriminazioni e gli abusi. La rivoluzione di piazza Tahrir del 25 gennaio 2011 ha segnato, anche in questo senso, una sorta di spartiacque: la grande partecipazione femminile agli eventi di piazza contro il regime di Mubarak, per difendere i diritti alla giustizia e alla libertà di tutti i cittadini, senza distinzione di sesso, età, fede, classe sociale, ha reso le donne protagoniste del cambiamento del Paese, più consapevoli del loro ruolo nella società. Le egiziane hanno alzato la testa, scendono per le strade, corrono, non vogliono più restare a guardare.