Marcia indietro del Pakistan su Asia Bibi. La donna, assolta nei giorni scorsi dall’accusa di blasfemia non potrà lasciare il Paese. Non solo, la stessa sentenza della Corte Suprema potrà essere rivista come chiesto da una petizione lanciata nei giorni scorsi.
Dopo le feroci proteste dei giorni scorsi nelle strade di Islamabad orchestrate da estremisti musulmani il Governo ha ceduto decidendo che la donna, madre di cinque figli, non potrà lasciare il Paese finché la sentenza non sarà riesaminata. Nel frattempo il suo avvocato, Saif-ul-Mulook, minacciato di morte, ha lasciato il Pakistan perché lasciato le autorità non gli hanno concesso alcuna protezione. Ha dichiarato, però, che continuerà a seguire Asia da lontano. «Nello scenario attuale, non è possibile per me vivere in Pakistan», ha spiegato «devo però restare vivo perché devo continuare la battaglia legale per Asia Bibi». E, sebbene anche la sua famiglia sia minacciata, ha assicurato che tornerà in Pakistan per difendere la sua cliente se l’esercito gli garantirà sicurezza. Per l’avvocato la decisione del Governo non è stata una sorpresa anche se l’ha definita doloroa. Il Governo, ha commentato, «non è stato nemmeno in grado di fare rispettare una sentenza della più alta corte del Paese».