Massimo Stano, 29 anni, un ragazzo pugliese originario di Grumo Appula, atleta della Fiamme Oro, allenato da Patrizio Parcesepe ha vinto i 20 chilometri di marcia nel caldo torrido di Sapporo, dando così all’atletica italiana la terza medaglia d’oro delle Olimpiadi di Tokyo.
L'atletica italiana ringrazia ancora una volta i suoi grandi faticatori della strada. Gli artisti della punta e del tacco. Quelli che lottano con le vesciche e il mal di pancia, la sete e i crampi, il sole e la pioggia. Quelli che non finiscono in copertina per esibire il muscolo o il tatuaggio, ma si macinano ogni anno migliaia di chilometri sull'asfalto, con quella andatura un po' buffa, arcaica, scomoda. Che sembra rendere ancora più pesante e dolorosa la fatica. La marcia è l'arte del non staccare mai il piede da terra. Secondo il regolamento tecnico internazionale è “una progressione di passi eseguiti in modo che sia mantenuto un contatto ininterrotto con il terreno”. E' l'espressione atletica del cammino.
Stano è andato in testa al gruppo al 12° chilometro, poi ha dominato la gara lasciando indietro tutti i suoi avversari. Alle sue spalle, sul podio, due giapponesi: Koki IKeda (argento) e Toshikazu Yamanishi (bronzo).
Quella di Stano è la 18a medaglia olimpica della marcia italiana. L’ultima vittoria nei 20 km. era stata quella di Ivano Brugnetti ad Atene nel 2004. Quarantuno anni fa, a Mosca, vinse l’oro Maurizio Damilano. Stano vive ad Ostia e per amore della moglie (l’atleta marocchina Fatima Lofti), si è convertito all’Islam. Hanno una figlia, di nome Sophie.