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mercoledì 04 ottobre 2023
 
ANNIVERSARIO
 

Marcinelle, 66 anni dopo: nel nome dei morti in miniera il ricordo degli italiani che lavorano all'estero

08/08/2022  L'incendo, scoppiato l'8 agosto 1956, causò la morte di 262 persone, tra cui 136 italiani. I messaggi del presidente della Repubblica Sergio Mattarella ("Le dolorose esperienze dei lavoratori migranti, maturate nei decenni precedenti il Trattato di Maastricht, hanno sollecitato la promozione dei diritti dei lavoratori al livello europeo") e di monsignor Gian Carlo Perego, Fondazione Migrantes ("L’unica Italia che cresce è l’Italia all’estero; anche oggi non sempre il lavoro italiano nel mondo, come quello degli immigrati in Italia, viene riconosciuto nei diritti fondamentali")

La commissione d'inchiesta accertò che l'incendio nella miniera di carbone di Marcinelle, in Belgio, scoppiò attorno alle 8,15 dell'8 agosto 1956, 66 anni fa, per colpa di un corto circuito causato dalla rottura di un cavo. E stabilì che ad uccidere fu più il fumo del fuoco. Morirono complessivamente 262 persone su 275 presenti, di cui 136 immigrati italiani.La tragedia risulta essere la terza per numero di vittime tra i connazionali all'estero, dopo i disastri avvenuti nelle miniere di Monongah (Virginia, Usa, 1907, 171 italiani deceduti) e di Dawson (New Messico, Usa, 1913, 146 italiani uccisi) . 

«Rivolgo un commosso pensiero ai minatori che l’8 agosto 1956 perirono a Marcinelle», afferma il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ricordando come dal 2001 la ricorrenza sia stata proclamata “Giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo” affinché, precisa Mattarella, «nel ricordo di quanto accaduto al Bois du Cazier, possa essere onorata la memoria di tutti gli italiani caduti sul lavoro all’estero». «L’emigrazione dei nostri connazionali e il sacrificio che questa ha comportato», prosegue il Capo dello Stato, «hanno segnato l’identità dell’Italia e anche lo stesso processo d’integrazione europea. Le dolorose esperienze dei lavoratori migranti, maturate nei decenni precedenti il Trattato di Maastricht, hanno sollecitato la promozione dei diritti dei lavoratori al livello europeo, contribuendo alla creazione di un’Europa coesa, solidale, fondata anche su un pilastro sociale.  In questo spirito, rinnovo ai familiari delle vittime di quella tragedia e di tutti gli altri episodi che hanno tristemente coinvolto i nostri connazionali in altri contesti, i sentimenti di solidale partecipazione al loro dolore e, a tutti gli italiani che lavorano all’estero, le espressioni della riconoscenza della comunità nazionale».

«L’8 agosto di ogni anno, giorno del ricordo della tragedia di Marcinelle, in Belgio, dove morirono 262 minatori, oltre la metà dei quali italiani, è diventata la Giornata del ricordo dei lavoratori italiani neòl mondo, di ieri e di oggi», commenta monsignor Gian Carlo Perego, presidente della Fondaziuone Migrantes, «L’Europa è stata ricostruita nel dopoguerra grazie anche il sacrificio di tanti lavoratori italiani emigrati all’estero: come anche la ricostruzione italiana deve molto ai sacrifici e alle rimesse di milioni di lavoratori italiani emigrati all’estero, soprattutto nei Paesi europei, lontani dai loro familiari. Questo sacrificio, questo lavoro dei nostri emigranti continua anche oggi, con molti giovani e famiglie costretti a lavorare all’estero. L’unica Italia che cresce – come ha ricordato l’ultimo Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes -  è l’Italia all’estero. Anche oggi non sempre il lavoro italiano nel mondo, come quello degli immigrati in Italia, viene riconosciuto nei diritti fondamentali: precarietà, lavoro nero, sfruttamento avvengono anche in altri Paesi nei confronti dei nostri lavoratori. Questa Giornata ricorda i tanti lavoratori di ieri, ma non può dimenticare questi tanti lavoratori italiani di oggi che vivono all’estero. C’è un legame che il nostro Paese non può dimenticare e che deve crescere nell’attenzione alla tutela dei diritti civili e sociali, nelle pari opportunità. Anche l’Italia nel mondo è fondata sul lavoro, e i lavoratori all’estero non possono essere dimenticati, anche dalla Chiesa, che cammina con loro».

 

 
 
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