Marco Baliani, in scena come regista e attore, costruisce un singolare spettacolo in cui si fondono musica lirica, recitazione, installazioni video per ricordare, in occasione dei 40 anni dalla strage di Piazza Della Loggia a Brescia, le vittime del terrorismo.
Il suo spettacolo, Il sogno di una cosa, titolo pasoliniano, apre l’ampio rassegna del Piccolo Teatro di Milano, “Osservatorio sul presente-Legalità” (6 novembre -21 dicembre), che vede coinvolti giovani attori e si rivolge anche a un pubblico di studenti per sensibilizzare le nuove generazioni sui valori della legalità.
In Il sogno di una cosa, si assiste, come spiega Marco Baliani a una «tessitura molto complessa di linguaggi, realizzata grazie a un grande rispetto artistico fra artisti, in un lavoro corale, senza protagonisti assoluti: ho scritto il libretto, ma né il testo né la musica sono essenziali, così da parlare di un tema molto difficile, senza cadere nella retorica e nella commemorazione.»
Su una scena spoglia vengono proiettati video e fotogrammi, volutamente non della strage di Piazza della Loggia, ma immagini di guerre, di violenze di ogni tempo, foto di oggetti sparsi, appartenuti a chi non c’è più, ombrelli rotti a ricordare la pioggia di quel giorno, riproduzioni di monumenti di Brescia, scene di vita familiare distrutta, montate dagli studenti del corso di Video Design dello Ied, guidati dalla regista Alina Marazzi. I video diventano parte integrante e attiva del racconto, evocando sensazioni e sentimenti provati dalle persone coinvolte nella tragedia.
Marco Baliani, in scena con la soprano Alda Caiello, come se fosse il suo alter ego cantato, il musicista performer Roberto Dani e gli allievi del corso di Teatrodanza della Scuola Paolo Grassi di Milano, indagano fra i momenti precedenti e successivi all’esplosione della bomba, ricostruendo gli eventi, ma anche trasfigurandoli. Incisivo è il momento in cui gli allievi della Paolo Grassi si passano il microfono recitando una frase per uno per indicare come sia tutta la collettività ad essere coinvolta per richiamare alla mente anche le stragi della stazione di Bologna e di Piazza Fontana a Milano.
Il messaggio che Baliani infatti vuole trasmettere è molto chiaro: «le voci di persone sono colte nell’istante prima dell’attentato, a simboleggiare tutte le vite normali spezzate a causa delle bombe che spezzano le parole e quindi la democrazia, poiché non si è più capaci di elaborare un pensiero, ma si è sopraffatti dal panico e dalla paura come vogliono tutti i terroristi.»
Gli attori-danzatori incarnano la collettività, come nel coro delle
tragedie greche e si rivolgono a Baliani che recita, a sua volta, in un
toccante melologo, una singolare forma d’arte a metà tra la recitazione e
il canto in cui sottolinea come l’omertà e il silenzio abbiano avvolto
le vittime di una strage che invece non deve essere dimenticata.
La musica polifonica dell’esemble Sentieri Selvaggi, diretto da Carlo
Boccadoro, spazia dal madrigale al rock progressivo anni Settanta, al
free jazz e si integra con le parole, quasi inseguendole così da
conferire ritmo e suggestione allo spettacolo. Diventa filo conduttore
della narrazione che si svolge per quadri scenici, fruibili anche in
modo frammentario nella loro incisività: corpi che si sostengono fra
loro nel dolore, una sorta di deposizione di un corpo nudo attorno al
quale si affannano inutilmente persone con guanti di plastica e stivali
insanguinati, mentre un getto d’acqua degli idranti cancella tutto,
anche le prove dei colpevoli.
Anche il resto della rassegna vede coinvolti i giovani, infatti Baliani
afferma : «non avere fiducia nei ragazzi è una delle malattie più gravi
del nostro paese, lamentarsi è un modo per azzerare le possibilità di
riscatto. La colpa è anche dei mass media, quando non fanno altro che
sottolineare che la crisi apre solo un abisso di disperazione. I ragazzi
che stanno venendo a vedere il mio spettacolo non erano ancora nati nel
1974, ma stanno in silenzio dall’inizio alla fine ed esplodono in un
applauso di riconoscenza, perché trovano stimoli e così non si sentono
annichiliti, ma imparano a cercare la speranza, infatti l’ultimo volto
che appare è quello di un bambino.»
Tra gli altri spettacoli dell’Osservatorio Dopo il silenzio di Francesco
Niccolini e Margherita Rubino, tratto da Liberi tutti di Pietro Grasso
(18-23 novembre), San Vittore Globe Theatre con i detenuti di San
Vittore (19-20 novembre), il cabaret civile Ridendo e pensando a cura di
Marco Rampoldi (21-23 novembre), Errare humanum est, il carcere
minorile spiegato ai ragazzi (26-30 novembre) con l’associazione
PuntoZero che si occupa dei minori dell’Istituto penale Beccaria di
Milano ed E io dico no: Ogni notte ha un’alba con la drammaturgia di
Nando dalla Chiesa e Marco Rampoldi e gli studenti dell’Università
Statale di Milano (3-21 dicembre).
Per il programma completo anche delle
conferenze a ingresso libero sui temi “Educazione”, Accoglienza”,
“Racconto”:
http://www.piccoloteatro.org/pages/osservatorio-sul-presente-legalita
Dove e quando
IL SOGNO DI UNA COSA, OPERA PER IL QUARANTENNALE DELLA STRAGE DI PIAZZA
DELLA LOGGIA. Musica di Mauro Montalbetti. Libretto e regia di Marco
Baliani. Regia video di Alina Marazzi. Scene e costumi di Carlo Sala.
Luci di Stefano Mazzanti. Ensemble Sentieri selvaggi diretto da Carlo
Boccadoro. Con: Marco Baliani, Alda Caiello, i danzatori allievi del
terzo corso di Teatrodanza - Milano Teatro Scuola Paolo Grassi,
l’Ensemble vocale Costanzo Porta di Cremona. Produzione Fondazione del
Teatro Grande di Brescia in coproduzione con Fondazione I Teatri di
Reggio Emilia, Piccolo Teatro di Milano, IED e con la collaborazione di
Casa della Memoria, Brescia; Fondazione Milano Teatro Scuola Paolo
Grassi, Milano.
Al Piccolo Teatro Strehler (largo Greppi 2), dal 6 al 9 novembre 2014.
Info: tel. 848.800.304, www.piccoloteatro.org
OSSERVATORIO SUL PRESENTE-LEGALITÀ dal 6 novembre -21 dicembre Piccolo
Teatro, vari luoghi, info:
http://www.piccoloteatro.org/pages/osservatorio-sul-presente-legalita