Marco Bussetti, 56 anni, nato a Gallarate, è stato insegnante di educazione fisica e dirigente scolastico in Lombardia. Questo è il suo primo anno scolastico da ministro. «Sarò a Napoli», spiega, «nel mese di avvio dell’anno scolastico. Voglio conoscere da vicino le eccellenze e le ricchezze della scuola napoletana, che spesso opera in condizioni di difficoltà, affrontando fenomeni come dispersione e abbandono. Voglio essere anche vicino ai docenti: a causa dell’ultima riforma in molti sono stati sradicati dal loro territorio al momento dell’assunzione. È stata un’ingiustizia. Spero di riuscire a porre rimedio».
Ministro, i professori e i presidi saranno già al loro posto in tutte le scuole fin dal primo giorno?
«In questi giorni stiamo completando il quadro delle assunzioni. Ereditiamo situazioni difficili da gestire come le troppe reggenze, la carenza di docenti in alcune materie e nel sostegno. Abbiamo avviato il concorso per dirigenti, ne faremo uno per i direttori dei servizi amministrativi, faremo ripartire i concorsi dei docenti. Ce la stiamo mettendo tutta. Ho incontrato i sindacati e aperto un confronto che proseguirà nei prossimi mesi. Affronteremo le emergenze, ma è necessario rilanciare in modo strutturale la nostra scuola. Lo faremo, ognuno nel rispetto dei ruoli. L’obiettivo è che insieme si possa con orgoglio creare una comunità, riconoscendoci nella scuola che amiamo e che vogliamo costruire».
Dove sono le maggiori criticità?
«Penso alle carenze di insegnanti in alcune classi di concorso e sul sostegno, eredità di gestioni miopi e di decisioni prese a rilento. C’è molto lavoro da fare, richiederà del tempo. Ma abbiamo avviato un percorso che guarda ai prossimi anni. Serve lungimiranza. La scuola italiana ha bisogno di attenzione, di programmazione e di sensibilità. Di molta cura. Per troppo tempo si è andati avanti per strappi e improvvise virate. Dobbiamo cambiare».
Il precariato resterà una piaga della scuola italiana?
«Quella scolastica è una macchina complessa, caratterizzata nei decenni da un precariato storico endemico che ha creato molti problemi. Un sistema che non va bene e che va corretto. La regola infatti deve essere quella del docente di ruolo. Per questo, dobbiamo ricominciare a bandire regolarmente concorsi, analizzando i bisogni effettivi del sistema».
C’è il nodo dei maestri elementari diplomati (non laureati) esclusi dal posto fisso e destinati, nel migliore dei casi, alla precarietà. Come pensa di affrontare la questione?
«Con il decreto legge dignità abbiamo dato una prima e credo importante risposta a una questione che, voglio ricordarlo, non è stata affrontata per mesi dal Governo precedente. Siamo intervenuti per l’avvio del prossimo anno scolastico senza intoppi. In parlamento è stato introdotto un emendamento specifico per questi insegnanti. Per loro è previsto un concorso straordinario».
Gli insegnanti italiani avranno finalmente stipendi dignitosi? Si sente di fare qualche promessa?
«Gli insegnanti svolgono una professione di grande responsabilità. Questo va loro riconosciuto professionalmente ed economicamente. Il loro stipendio dovrebbe essere all’altezza del ruolo che hanno e dell’impegno richiesto. Non possiamo però far finta di non conoscere la difficile situazione dei conti dello Stato. Per questo non possiamo e non vogliamo fare facili promesse. Intanto abbiamo cominciato a parlare di rinnovo dei contratti anche con i sindacati».
Lei ha promesso cambiamenti, ma non rivoluzioni. Troppe riforme hanno fatto male alla scuola italiana?
«Le ultime riforme hanno creato stratificazioni, sovrapposizioni, determinato improvvisi cambi di rotta che hanno appesantito il sistema scolastico e provocato, in alcuni casi, confusione, malcontento e disaffezione. Dobbiamo evitare che accada di nuovo».
Dal punto di vista della sicurezza, qual è la situazione delle scuole italiane?
«In Italia c’è un patrimonio edilizio scolastico composto da circa 40 mila istituti che fa capo agli enti locali. In gran parte si tratta di edifici costruiti prima del 1970. Di questi, quasi il 40 per cento non possiede il certificato di collaudo statico, mentre più del 50 per cento non ha quello di agibilità/abitabilità e di prevenzione incendi. Ma non dobbiamo fare allarmismi e affrontare il tema della sicurezza con analisi precise e velocizzando la spesa. Le risorse ci sono: abbiamo 7 miliardi a disposizione. Ora, rispetto al Governo precedente, dobbiamo lavorare con maggiore velocità e più trasparenza, per snellire le procedure e semplificare il sistema, per assicurarci che i fondi stanziati giungano presto a destinazione».
Che cosa state facendo per garantire la sicurezza degli edifici?
«Stiamo lavorando per potenziare l’Anagrafe dell’edilizia scolastica. Conterrà tutte le informazioni necessarie per farsi un’idea chiara sullo stato delle scuole e per stabilire al meglio le priorità di intervento. Semplificheremo le norme e le procedure per consentire a tutti gli attori in campo di spendere velocemente e agevolmente le risorse a disposizione. Nel cosiddetto Decreto ministeri abbiamo già inserito le prime semplificazioni. Andremo avanti».
Come gestirete la questione dei vaccini?
«I vaccini sono un tema di salute pubblica. Il nostro obiettivo è evitare problemi, incomprensioni e disorganizzazione nell’avvio dell’anno scolastico. L’incontro che si è tenuto al Miur la settimana scorsa con le Organizzazioni sindacali e con le Associazioni dei dirigenti scolastici ne è la dimostrazione. Il comunicato congiunto che abbiamo diffuso al termine della riunione spiega che eventuali responsabilità connesse ad autocertificazioni non veritiere ricadono esclusivamente sugli autori, non sui presidi».
Come vigilerete sul bullismo e sui fenomeni di violenza che spesso hanno avuto come vittime anche alcuni insegnanti?
«La scuola funziona se ciascuno dei soggetti coinvolti agisce nel rispetto del proprio ruolo. Studenti, insegnanti, dirigenti, personale ausiliario e amministrativo, famiglie. Le aggressioni di insegnanti da parte di studenti o di genitori sono da condannare duramente. Come Ministero dobbiamo e vogliamo lavorare per rilanciare il rispetto nei confronti di un’istituzione importante come la scuola. Sul fronte bullismo, bisogna agire in modo profondo sull’educazione e sulla sensibilizzazione dei ragazzi. Anche dando risalto ai tanti casi di buone pratiche, di gesti di solidarietà e di aiuto che si verificano quotidianamente nelle nostre scuole. Usiamo questi esempi per contrastare i casi negativi».
Lei ha passato una vita nella scuola, che cosa si sente di dire ai bambini e alle bambine che stanno per cominciare la prima elementare?
«Ai bambini che iniziano quest’anno il loro percorso scolastico voglio dire di considerare la scuola la loro casa, un luogo ricco di opportunità. Uno spazio aperto, non solo durante le ore di lezione, dove imparare, socializzare, conoscere e mettere in pratica valori come l’integrazione, l’accoglienza, il rispetto dei ruoli e delle diversità. Una finestra sul mondo».