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giovedì 05 dicembre 2024
 
 

«Al di là del caso X, Elon Musk è un’incognita e una mina vagante per la politica internazionale»

14/11/2024  L’analisi del sociologo Marco Lombardi: «L’imprenditore rappresenta un potere enorme che prima stava fuori dal governo e ora è dentro. Cosa farà in futuro: cercherà una mediazione e si adeguerà o continuerà a fare uscite come quella sui migranti e l’Italia?»

«Elon Musk rappresenta un potere enorme. Solo che finora questo potere stava fuori dai governi e dalle aule parlamentari. Adesso, con Musk che si appresta ad avere un ruolo istituzionale e di governo, questo potere fa un salto dentro. Porterà quello che è il modo di fare extraparlamentare, diciamo così, dentro le istituzioni o cercherà una mediazione e si adeguerà? Questa è la grande incognita alla quale non so rispondere. Lo scopriremo solo vivendo, per dirla con Battisti».

È il commento di Marco Lombardi, professore di Sociologia, Comunicazione e Crisis Management all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, sulla figura di Elon Musk e il caso X (l’ex Twitter) abbandonato da molti utenti per protestare contro il miliardario americano, considerato l’artefice dello spostamento della piattaforma verso destra, vista l’attuale assenza di moderazione di contenuti violenti, razzisti, che promuovono notizie false, teorie del complotto e incitano all’odio.

Tra gli abbandoni illustri c’è quello del britannico Guardian, comunicata poche ore dopo l’annuncio che Musk farà parte del prossimo governo di Donald Trump, con un incarico per tagliare le spese delle agenzie federali. Le sue aziende hanno centinaia di contratti con il governo degli Stati Uniti e Musk chiedeva da tempo una forte riduzione dei vincoli imposti per la tutela dell’ambiente, delle telecomunicazioni e dei trasporti. Anche per questo Musk ha speso centinaia di milioni di dollari per sostenere il tycoon durante la campagna elettorale per le presidenziali statunitensi.

«Sono circa 120 mila gli utenti che hanno abbandonato X in polemica con Elon Musk», sottolinea Lombardi, «appartengono soprattutto al mondo anglofono (USA, Canada e Regno Unito) e si tratta di diverse celebrità dello spettacolo, alcuni giornali come il Guardian e qualche accademico. Se tiriamo le somme, tutti quelli che stanno lasciando X sono gli stessi che hanno sostenuto Kamala Harris che è stata sonoramente sconfitta da Donald Trump alle ultime presidenziali americane. Mi verrebbe da dire con una battuta che se il successo della campagna anti Musk e anti-X di questa gente è pari al loro successo nell'appoggiare la Harris, possiamo aspettarci un incremento di utenti della piattaforma di Musk nel prossimo futuro», dice Lombardi che coordina ITSTIME (Italian Team for Security Terroristic Issues & Managing Emergencies), centro di ricerca del Dipartimento di Sociologia che da quindici anni studia il fenomeno del terrorismo monitorando la comunicazione e producendo analisi.

Per Lombardi il dato interessante riguarda i motivi peri quali vanno via da X: «La critica alla piattaforma è quella di essere tossica, dispensatrice di fake news, limitatrice della libertà. Ora, se ricordo bene, una delle critiche che si facevano a Twitter prima dell'arrivo di Musk era quella di avere a una piattaforma troppo libertaria, cioè senza moderazione, senza censura, dando la libertà a tutte le opinioni, giuste o sbagliate che fossero. La tossicità prima di Musk stava nell'essere una piattaforma che appunto non controllava niente, lasciava tutti troppo liberi di dire quello che volevano. La tossicità, insomma, ha tante facce, e sta anche nell’assenza di controllo. Ora, la critica a questa tossicità è esplosa dopo la sconfitta alle elezioni di Kamala Harris, come se chi l’abbandonasse non sopporta che venga detto qualcosa di contrario al loro pensiero e al politicamente corretto».

Lombardi ricorda l’attacco ai giudici italiani di Musk sulla questione migranti e dice chequesto  rappresenta «un grosso punto di domanda. È stata un’uscita improvvida alla quale questo personaggio ci ha abituati forse perché non si è ancora reso conto che andando a assumere un incarico pubblico tutte le cose che dici, se prima erano delle intemperanze personali, ora diventano dei commenti politici che hanno un effetto formale sulle relazioni tra i Paesi. È chiaro che uno può fare delle critiche ma è altrettanto chiaro che il ruolo che ciascuno assume limita le proprie libertà. Forse Musk non si è reso conto di questo. Finora non aveva un ruolo da rispettare. Era lui che definiva il ruolo di se stesso. Ora si trova comunque all'interno di un governo in cui i ruoli formali devono essere rispettati. E questo è un po' il rischio di tutta l'amministrazione americana che ci troveremo davanti dove ci sono come leader due personaggi come Trump e Musk. Tutte e due potranno stupirci per le iniziative dirompenti, immediate e personali, che potranno prendere. Vedremo quanto saranno contemperate da strategie di consapevolezza, di essere all'interno di un sistema, quello internazionale, che ha delle regole precise da rispettare e si basa su un sistema di pesi e contrappesi».

 
 
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