Parla di «cecità sul mare», il capo di Stato maggiore della Marina militare. L’ammiraglo di squadra Giuseppe Cavo Dragone, nel chiudere la dodicesima edizione del Regional Seapower Symposium, che si è svolta dal 16 al 18 settembre, sottolinea come «il mare sia ancora sottostimato nell’opinione pubblica. Lo si dà per scontato finché non c’è un disastro». A Venezia si sono date appuntamento, sul tema "Shaping our navies for the blue century" (Modellando le nostre Marine per il secolo blu) oltre 60 Marine di tutto il mondo, 40 delle quali rappresentate dai rispettivi Capi di Stato Maggiore, oltre a oltre a organizzazioni internazionali, industriali, culturali, accademiche interessate al tema marittimo. Allo stesso tavolo ci sono la Russia e gli Stati Uniti, la Cina e il Qatar. Siedono assieme Giappone, Argentina, Israele e Turchia. Discutono le marine del Brasile, dell’Angola, di Cipro e della Thailandia… «Proprio questa è una delle forze di questi incontri biennali» dice ancora Cavo Dragone, «e cioè il fatto che, nonostante le differenze, ci si sieda agli stessi tavoli». E, mentre annuncia che dal 2021 il Simposio cambierà nome e sarà «transregional», proprio per dar conto del progressivo ampliamento dei partecipanti, cita il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha di recente sottolineato come «l’Italia creda fermamente nella Marina e nel suo personale come un’istituzione nazionale che incarna i valori etici, morali e umani inscritti nella nostra Costituzione».
Pace e sviluppo, innanzitutto, libera fruizione del mare per quello che sarà il secolo blu, cioè il secolo in cui l'economia e la vita del mondo dipenderanno sempre di più dal mare. «La sicurezza», continua il capo di Stato maggiore, «implica prosperità per le nostre nazioni e per tutto il mondo». Ricorda che «l’80 per cento della popolazione mondiale risiede entro 200 chilometri dalle coste e che il 90 per cento delle comunicazioni mondiali corre lungo direttrici subacquee». Parla delle sfide dei cambiamenti climatici, dell’inquinamento, «dell’impatto che possono avere le navi mercantili con carichi pericolosi» e dello sforzo per «evitare che il mare diventi teatro di nuove discriminazioni». Cruciale è l’aggiornamento delle norme esistenti, a cominciare dalla Convenzione delle Nazioni Unite di Montego Bay, per l’uso equilibrato dell’ambiente marino. «La situazione marittima in evoluzione», sottolinea ancora Cavo Dragone, «invita a rafforzare la cooperazione tra i Paesi, ad ampliare il terreno comune e ad avviare partnership. Dobbiamo costruire relazioni per creare un quadro efficace di sostenibilità».
Israele, nella sua sessione, ha sottolineato i rischi che derivano «dalle minacce dalla terraferma» e lo spostamento dell’attenzione dalle «blue water alle brown water, alle no water», mentre l’italiana Confitarma, la federazione che racchiude gli armatori civili, ha ricordato il «costo dell’insicurezza», soprattutto per un Paese come l’Italia che basa la sua economia sulla trasformazione di materie prime che arrivano principalmente via mare. Per il Giappone la «crescita blu è un cardine del nostro futuro e dobbiamo cooperare per la pace, la stabilità e la libera fruizione del mare». Per gli Stati Uniti «è importante per tutti i Paesi rispettare le convenzioni delle Nazioni Unite e le leggi e avere un approccio collaborativo». Di collaborazione, in particolare sui temi del «recupero, salvataggio e supporto in caso di disastro» ha parlato la Cina, mentre la Russia ha posto l’accento sul «contrasto alla povertà, ai disastri naturali, al traffico di armi», per citare solo alcuni dei numerosissimi interventi.
Per l’occasione la Marina ha portato a Venezia l’Amerigo Vespucci e la nave San Giorgio «perché», spiega il capitano di vascello Roberto Micelli, «il Simposio tratta la marittimità, l’importanza del mare per il benessere e la prosperità delle popolazioni e l’emblema non poteva che essere la nostra nave a vela riconosciuta da tutti come la più bella del mondo. Il Vespucci è una piattaforma ideale per poter tenere tutte le riunioni e gli eventi collaterali che si sviluppano con le altre marine straniere. Non solo, insieme con il San Giorgio, che è una “nave grigia” e che ci consente di poter utilizzare, per la logistica, i suoi spazi a bordo, abbiamo portato le due anime della Marina. Abbiamo messo insieme tradizione e innovazione».