Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
venerdì 25 aprile 2025
 
 

Marelli: «La cooperazione esige trasparenza»

07/06/2011  Il segretario della Focsiv parlerà dei diritti e dei doveri della solidarietà a Brescia, seconda tappa di Tobia, la grande libreria mobile che porta nelle piazze la cultura cattolica.

   Sergio Marelli, segretario generale della Focsiv e presidente del Comitato italiano per la sovranità alimentare, sarà uno dei protagonisti della seconda tappa di Tobia, la grande iniziativa della San Paolo e del Forum delle associazioni familiari che porta la cultura cattolica nelle piazze italiane (www.libreriatobia.it), ora a Brescia dal 9 al 12 giugno. Marelli ha da poco pubblicato Ong: una storia da raccontare. Dal volontariato alle multinazionali della solidarietà (Carocci). Del suo libro, dell'iniziativa "Tobia: famiglia e parole in viaggio", delle nuove sfide del volontariato e di molto altro parlerà venerdì 10 alle 18.00 a Brescia.

- Il suo libro ripercorre a grandi linee la storia della cooperazione allo sviluppo in Italia, dalla nascita delle prime Ong alla loro differenziazione e strutturazione. Può aiutarci a fare chiarezza in questo settore?
«Innanzitutto la sigla Ong cosa individua in realtà? Dopo che l'acronimo è entrato nel linguaggio comune, anche a seguito delle legislazioni promulgate per il Terzo settore italiano, esso tende a rappresentare un insieme di tipologie di organizzazioni diverse per i valori e le culture di riferimento, i principi ispiratori dell'agire e le metodologie, le strategie e le modalità operative. Una "non definizione" che sempre più richiede maggiore trasparenza e chiarezza comunicativa, anche per mettere i donatori in condizione di scegliere e l'opinione pubblica di distinguere, evitando luoghi comuni e superficiali generalizzazioni».

- Oggi ha ancora senso parlare di azione politica della cooperazione allo sviluppo?

«Qualunque attività di cooperazione contiene una o più azioni politiche. La scelta dei partner con cui lavorare nei Sud del mondo; i settori di intervento dei progetti di sviluppo; la selezione dei donatori pubblici e, soprattutto, privati; le tematiche di lobbying e il posizionamento nei confronti delle istituzioni sono delle vere e proprie occasioni dove la cooperazione contribuisce alla costruzione di politiche responsabili nei confronti dei diritti di tutte le persone».

-  La cooperazione da anni sta tentando di passare dall'approccio dei bisogni a quello dei diritti. Ma esistono strumenti per garantirne l'effettività?
«Il superamento dell'assistenzialismo che ha caratterizzato i primi anni della cooperazione internazionale e dell'azione delle Ong è un fatto assodato nelle teorie, ma ancora a volte praticato nella quotidianità delle azioni. Misurare l'efficacia degli aiuti, soprattutto in un tempo di risorse limitate, deve essere una prassi che accompagna costantemente l'agire del volontariato e delle Ong. Gli strumenti esistono, ciò che serve è accrescere la cultura della valutazione delle azioni realizzate».

- Lei parla alla fine del suo libro delle "multinazionali della solidarietà". Ai poveri del Sud del mondo è utile tutto o certe forme di cooperazione possono essere dannose?
«Entro i limiti della gratuità e della Carità, per usare una terminologia cara alla Dottrina sociale della Chiesa, le diverse forme di organizzazione di cui si è dotato il mondo delle Ong possono essere tutte utili. Ciò che conta è una trasparenza comunicativa che trasmetta la reale identità delle Organizzazioni e riporti all'etimologia delle parole per non vendere ciò che non si è e, tanto meno, ciò che non si fa».

- Se avesse davanti a lei i grandi della terra, cosa chiederebbe?
«Di agire pensando al mondo che consegneranno ai loro figli».

Segui il Giubileo 2025 con Famiglia Cristiana
 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo