L’emergenza Coronavirus ha riesumato fantasmi che credevamo ormai sepolti: il contagio, l’epidemia, il morbo. Parole dal sapore manzoniano, che, in queste giornate convulse, ridiventano attuali, dando nuove fattezze alla mai sopita paura dell’altro, del diverso, di ciò che arriva da fuori e che può contaminarci o distruggere le nostre labili certezze. Dati scientifici e inviti alla calma in certi casi paiono servire a poco: prevale l’irrazionale, come dimostrano i supermercati presi d’assalto e le scorte di viveri ammassate in casa, nemmeno ci si stesse preparando per un conflitto nucleare. Ma c’è anche chi, alla frenesia, preferisce la preghiera.
Nelle ultime ore si è molto parlato di come le Diocesi coinvolte stiano rispondendo all’emergenza: liturgie sospese o celebrate con alcuni accorgimenti (niente segno della pace, Comunione da ricevere solo in mano e non in bocca), acquasantiere svuotate, stop a oratorio e catechismo. Meno, forse, si è parlato di come i fedeli possano affrontare, da cristiani, appunto, la situazione. Un invito arriva dal Santuario di Oropa (nella provincia e nella Diocesi di Biella), luogo, che, tra l’altro, in questi mesi si sta preparando per un importante appuntamento legato alla spiritualità mariana: la V incoronazione della madonna nera (un evento che si ripete solo una volta ogni secolo, dal 1620). Quanto al coronavirus, l’invito è: nessun allarmismo, ma rispondiamo anche con la preghiera. Lo scrive, in una nota, il rettore del santuario don Michele Berchi: «pregare per i malati, per tutti coloro che saranno in prima linea per difendere la nostra salute come gli operatori sanitari, confidare nell’intercessione di Maria, nostra madre e regina, deve trasmettere fiducia e serenità nella nostra gente». Va detto che a Oropa l’iniziativa non è partita ora, sull’onda emotiva generata dall’arrivo in Italia del virus. Per i malati, per le vittime e per la fine dell’epidemia si pregava già quando il Covid-19 era confinato alla provincia cinese dell’Hubei. «Fa parte della vocazione universale del Santuario chiedere l’intercessione della Madonna per quegli eventi, naturali o meno, che colpiscono tanti nostri fratelli, anche se dall’altra parte del mondo. Ancor di più ora che il contagio ha raggiunto il nostro Paese, Oropa intensifica la preghiera alla Vergine Nera», prosegue il rettore.
Non si tratta di un’assoluta novità: fatte salve le ovvie differenze, a Oropa voti e intercessioni per scongiurare le epidemie sono documentati fin dal XVI secolo. Nel corso della sua storia, il santuario ha visto passare, tra le varie calamità, la pestilenza del 1522 e quella del 1630 (la stessa che flagellò la Lombardia e di cui si legge nei “Promessi sposi”), poi diverse ondate successive, fino al 1733.
Per tornare all’oggi, la Chiesa biellese, come molte altre Diocesi settentrionali, nel tentativo di limitare la diffusione del virus, ha stabilito uno stop delle liturgie pubbliche almeno fino al 29 febbraio. La sospensione cade in un tempo forte per la vita cristiana: l’inizio della quaresima. Ma secondo il rettore di Oropa anche questa può trasformarsi in occasione di preghiera: «Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada (il virus)?» scrive il sacerdote, parafrasando san Paolo. «Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati».
L’invito alla preghiera non sale solo da Oropa, ma risuona, con accenti simili, in molte chiese italiane, da Imola ad Assisi. Nei casi in cui le liturgie sono sospese, i religiosi lo affidano al web. Per restare in Piemonte, citiamo l’appello di mons. Marco Brunetti, vescovo di Alba (dopo essersi occupato a lungo di pastorale della salute). «Invito tutti a valorizzare la preghiera personale e in famiglia. Siamo vicini ai malati, agli operatori sanitari e a tutti coloro che si stanno adoperando per contrastare l’evolversi di tale situazione epidemiologica» scrive il presule. «Affidiamo all’intercessione della Beata Vergine del Buon Consiglio e dei nostri Santi tutelari questo momento particolare per la nostra Chiesa albese e società».