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giovedì 07 novembre 2024
 
 

Maria, così nella storia del cinema

30/05/2013 

Per trovare la Madre, nel cinema, bisogna cercare il Figlio. Con l’obiettivo di raccontare Gesù molti registi hanno dovuto, infatti, confrontarsi obbligatoriamente anche con la figura di Maria e restituirne una personale prospettiva mariana. Pier Paolo Pasolini scelse la propria madre per ottenere l’aderenza visiva che egli cercava ne Il vangelo secondo Matteo nel 1964. Susanna Colussi interpretò la Maria più anziana che conclude il film si recandosi con altri alla tomba del Figlio e non trovandolo più avvolto nel sudario. E’ una Maria, quella che conobbero i mille cardinali (i padri conciliari) portati con trenta taxi da S. Pietro al cinema Ariston di piazza Cavour, che vive la disperazione della crocifissione del Figlio con tutto il suo corpo, lo stesso che lo aveva accolto.
E’ una donna che esprime una sofferenza indicibile ma più composta, quasi trattenuta ed affidata soprattutto al registro espressivo del suo volto. Malgrado la sua conclamata crudezza, nel suo caso Gibson lascia spazio anche ad inserti di tenerezza che mostrano molti anni prima una Maria mamma soccorrere il suo bambino caduto sui gradini che ora lo portano, senza via di scampo, al Calvario. Tutt’altra prospettiva quella offerta da Guido Chiesa che sceglie, invece, come pochi nel mondo del cinema di interrogarsi sul Vangelo proprio a partire da Maria e il suo maternage. Lo fece anche il film francese Marie de Nazareth di Jean Delannoy. Il modo di abitare la maternità diviene nell’opera di Chiesa, Io sono con te, un autorevole introduzione ed accompagnamento alla straordinarietà di Cristo. Le ordinarie premure di una mamma che sa dosare libertà ed accudimento entrano, quindi, a pieno titolo nella Storia che cambiò il mondo. Io sono con te consente ad ogni madre di percepire la sacralità della sua vocazione attraverso la competenza delicata ed ugualmente salda della ragazza di Nazareth che fin dal suo parto, giovanissima, sapeva cosa fare anticipando, dentro alle vicende di una famiglia, quel futuro “Tutto è compiuto”.

Un altro film di grande impatto sul pubblico come La Passione di Mel Gibson del 2004 ci propone una madre, Maia Morgenstern, dalle fisionomie più pittoriche ed arginata nell’ora del dolore.

 
 
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