Monsignor Francesco Soddu, direttore della Caritas italiana, classe 1959, originario di Chiaromonti (Sassari) è stato nominato da papa Francesco vescovo di Terni. Pubblichiamo l'intervista che monsignor Soddu, in qualità di direttore della Caritas, ha concesso al settimanale "Maria con te" sul numero 44 della scorsa settimana.
di Miki Albuzza
La religione cattolica e la vita umana riaffermano, così, la loro alleanza. Per conoscere l’uomo, specialmente se reso trasparente dalle sue lacrime e dai suoi dolori, possiamo e dobbiamo ravvisare il volto di Cristo». Con queste parole, alla ne del Concilio Vaticano II, papa Montini salutava la nascita della Caritas italiana che il 12 luglio scorso ha compiuto mezzo secolo tondo. Un anniversario importante ricordato con una serie di iniziative anche nei prossimi mesi. In occasione del cinquantesimo anniversario abbiamo incontrato monsignor Francesco Soddu, direttore della Caritas italiana, per parlare del suo rapporto personale, e di quello dell’organismo che dirige, con la Vergine Maria. Classe 1959, originario di Chiaramonti (Sassari), teologo, è stato nominato dal Consiglio permanente della Cei direttore della Caritas italiana nel 2012 e nel 2017 gli è stato rinnovato il mandato quinquennale. «La Caritas», ci spiega, «è l’organismo pastorale della Cei (Conferenza episcopale italiana), con 220 sedi sul territorio, con il compito di curare il coordinamento delle iniziative di sviluppo dei servizi di ispirazione cristiana e il collegamento con le 218 Caritas diocesiane. In questi 5 decenni di cammino, l’impegno si è concretizzato in vicinanza alle vittime di calamità e conflitti, in interventi di emergenza e ricostruzione, ma anche per la giustizia sociale, in favore dei più poveri ed emarginati, dell’integrazione di migranti e rifugiati, in progetti di sviluppo ed investimenti etici, in cooperazione fraterna per la pace e lo sviluppo integrale. Operatori, sacerdoti e tanti, tanti volontari hanno condiviso fatiche e speranze per promuovere la dignità di ogni essere umano, a volte no al dono della loro vita. Come in Somalia, quando, il 22 ottobre 1995, uomini armati uccisero Graziella Fumagalli, il medico che dirigeva il servizio antitubercolare, e ferirono gravemente il biologo Andreoli».
Don Soddu, quando ha capito che la sua vita doveva essere dedicata al Signore?
«Da bambino sono stato attratto dalla vita consacrata e ho coltivato questo trasporto a contatto con il parroco, con i coetanei nel servizio all’altare come ministrante e nelle attività dell’Azione cattolica, no all’ingresso presso il seminario diocesano di Sassari, cominciando dalla scuola media (allora si iniziava presto...). In verità, sino ad allora, si trattava di una sorta di simpatia, poi con l’andare del tempo, si è venuta ad affinare quella che si definisce “vocazione”. Posso dire, però, che il Signore e la Vergine Maria sono stati sempre presenti in ogni istante della mia vita e come tali li ho sentiti».
È stata la sua famiglia a trasmetterle l’amore per il prossimo e quello per Gesù e Maria?
«La mia piccola famiglia, padre, madre e una sorella, per me è stata preziosa anche da questo punto di vista. Papà e mamma mi hanno trasmesso gli autentici valori umani e cristiani. Sopra il letto dei miei genitori troneggiava, in un piccolo quadro, l’immagine della Madonna di Pompei, come anche la statuina della Madonna della Medaglia Miracolosa. Quest’ultima la tengo sempre al collo. Per quanto riguarda la mia scelta di diventare presbitero è stata accolta da loro senza nascondere la piena approvazione e soddisfazione».
Tanti doveri e tanti impegni. Nei momenti duri o di dubbio, chiede aiuto a Maria?
«La Vergine Santa è sempre stata nella mia vita, posso dire, in ogni istante. La preghiera del Rosario, con la riflessione sui misteri della vita di Cristo, orienta e guida le mie giornate. Alla Madonna affido il mio tempo,specialmente nei momenti difficili le dedico col cuore ogni parola della preghiera di san Bernardo alla Vergine, nel Canto XXXIII del Paradiso nella Divina Commedia: “O Vergine madre, figlia del tuo figlio, umile e alta più che creatura, termine sso d’eterno consiglio, tu se’ colei che l’umana natura nobilitasti sì, che il suo fattore non disdegnò di farsi sua fattura”…».
Qual è l’effigie della Vergine che le è più cara?
«Per me è complesso rispondere a questa domanda in quanto trovo che qualsiasi sua immagine sia bella. È come se si trattasse di dover scegliere la più bella fotografia della madre. Non posso dimenticare, tuttavia, la Madonna del Carmelo, la cui chiesa si trova vicino alla mia casa paterna e ha illuminato la mia infanzia. Così pure la Madonna del Rosario, presso la chiesa in cui ho ricevuto la Prima Comunione. La bellissima immagine della Madonna di Bonaria, patrona massima della Sardegna, che avvolge sotto il suo manto tutti i sardi. Ancora non posso dimenticare la Madonnina delle Grazie, patrona della città di Sassari, come anche l’immagine della Madonna del Bosco, nella pala dell’altare maggiore della cattedrale, dove sono stato parroco per 15 anni».
Come siete riusciti a gestire le crescenti necessità di questo periodo di emergenza, le lunghe code di persone che ogni giorno si accalcano davanti alle sedi Caritas per un pasto caldo?
«La rete Caritas può contare su circa 7mila servizi promossi o gestiti dalle Caritas diocesane e dalle Caritas parrocchiali, 240 mense e oltre 4mila centri d’ascolto, in cui vengono messi in atto ogni anno interventi di orientamento, consulenze e segretariato sociale, mentre nei quasi 2.800 centri di distribuzione, vengono erogati beni e servizi materiali (viveri, vestiario, prodotti per l’igiene personale, buoni pasto). Gli interventi sono stati, dunque, numerosi e diversificati, spesso riorganizzati per poter rispondere in modo adeguato all’emergenza della pandemia. Una vivacità di iniziative resa possibile anche grazie all’azione di oltre 90mila volontari, a partire dai giovani impegnati nel servizio civile. Grazie a questo radicamento sul territorio la Caritas italiana è stata punto di riferimento per i più poveri, con tutte le dovute precauzioni».
In questo momento tanto difficile, con il Covid che non è sconfitto e continua a uccidere, che cosa chiede al Signore e alla Madre Celeste per il mondo e per la Chiesa?
«Riprendo le parole di papa Francesco, lo scorso 2 maggio, all’inizio del mese dedicato alla Madonna, quando ha invitato a unirsi in preghiera tutti i santuari sparsi nel mondo, i fedeli e tutte le persone di buona volontà. Chiedo di affidare, nelle mani della Nostra Madre Santa, l’umanità intera, duramente provata da questo periodo di pandemia. Se è vero che si è in un’unica barca e che si vive in una casa comune, è altrettanto vero che non si è tutti e tutte nella medesima condizione. La pandemia sta purtroppo accentuando di più queste differenze. In particolare, per tutte le persone che continuano a subire il virus. Ripeto, dunque, l’invocazione del Papa: “Madre del Soccorso, accoglici sotto il tuo manto, proteggici, sostienici nell’ora della prova e accendi, nei nostri cuori, il lume della speranza per il futuro”. E con fede aggiungo le parole rivolte sempre da san Bernardo alla Madonna nel poema dantesco:
“La tua benignità non pur soccorre a chi domanda, ma molte fiate liberamente al dimandar precorre”».