logo san paolo
mercoledì 07 giugno 2023
 
Vocazione insegnante
 
Credere

Maria Raspatelli: "La mia missione? Appassionare gli studenti alla vita"

19/01/2023  «Ai ragazzi non bastano le nozioni scolastiche, servono valori e punti di riferimento», dice la prof di Religione che ha vinto il Global Teacher Award come migliore insegnante al mondo

Docente di religione per scelta, candidata a un premio internazionale a sua insaputa, entusiasta e propositiva, Maria Raspatelli ha accolto la vittoria del Global Teacher Award 2022 con sorpresa e gratitudine. La professoressa insegna all’Istituto tecnico Pitagora-Panetti di Bari, ed è stata premiata per la capacità innovativa portata nel suo insegnamento e per essere fonte di ispirazione per i ragazzi che incrocia quotidianamente. Un riconoscimento importante e soprattutto inusuale per un docente di Religione cattolica, materia che non “pesa” nella pagella, un po’ una “Cenerentola” tra le altre. Un riconoscimento che, tra l’altro, fu assegnato lo scorso anno al marito di Maria Raspatelli, Antonio Curci, anch’egli docente nel medesimo istituto barese e anima, con la moglie, di un progetto che coinvolge in maniera attiva attualmente oltre ottanta alunni: Radio Panetti, una web radio scolastica, attiva da sedici anni (www.radiopanetti.it).

Raspatelli, che cosa ha significato per lei il premio?

«Sono stata candidata a mia insaputa, da mio marito, vincitore lo scorso anno dello stesso premio, e dalla preside della scuola. Con mio marito lavoriamo insieme su un progetto, quello della web radio scolastica, avviato da lui 16 anni fa e con il quale collaboro da 10 anni. Da dieci alunni che avevamo all’inizio a lavorare a questo progetto, ne contiamo oggi più di ottanta. Un progetto che in alcuni casi va avanti senza finanziamenti, come è stato nel periodo del lockdown, perché avevamo capito l’importanza che Radio Panetti ci fosse. Siamo state tra le prime scuole a partire immediatamente con la didattica a distanza, però si aveva la netta sensazione che i nostri studenti fossero spaventati e quindi abbiamo pensato a unatrasmissione serale, dalle 22 alle 23.30, con riunioni di redazione, facendo emergere paure e angosce ma anche programmando momenti di svago. La nostra radio è un progetto trasversale, in una dinamica nella quale i più grandi insegnano ai più piccoli. Facciamo video, musica, educhiamo le emozioni, alla consapevolezza del sé, perché la radio ci espone. Stiamo tentando di dare forma a un esibizionismo tipico dei giovani, riempiendolo di contenuti, che vanno dalle tematiche di attualità, all’antimafia, ai temi di studio, a trasmissioni su religioni a confronto. Portiamo anche la Bibbia nella scuola, trattandola come materiale culturale, oltre che come libro sacro. Abbiamo fatto campi scuola, abbiamo incontrato gli anziani delle parrocchie, realizzando un video di sette minuti con i racconti che sono stati raccolti».

Nella sua esperienza in classe, che cosa vuole trasmettere e che cosa i suoi ragazzi recepiscono?

«Il 96% degli alunni dell’istituto si avvale di questo insegnamento. Sono laureata in Filosofia, poi in Scienze religiose e la religione è proprio ciò che mi piace. Si instaura un rapporto con i ragazzi che è diverso. Il non avere una valutazione per me è positivo. Come spiego ai ragazzi, quest’ora si fa per stima personale e non per un voto… Che cosa li appassiona? Partire dall’umano, proponendo temi che siano a loro vicini. Ad esempio, ragionando sul creato abbiamo affrontato i problemi della città legati all’amianto, e gli studenti hanno prodotto un’inchiesta giornalistica sino ad arrivare ad accostarsi alla Laudato si’ di papa Francesco. Se dobbiamo portare la Bibbia in classe, non posso entrare leggendone un brano, perché non è il catechismo. La religione nella scuola deve essere un’ora di cultura. Bisogna fornire una panoramica e sviluppare un pensiero critico. L’insegnamento della religione cattolica è il momento della riflessione, perché i ragazzi hanno bisogno di questo, non solamente di nozioni».

Quindi l’insegnante si deve mettere in gioco.

«È fondamentale, per un insegnante di religione, dare ragione della propria fede, in modo da essere un mezzo per incrementare il senso critico degli alunni. Mai smettere di studiare e di pregare. Quella dell’insegnante è una vocazione che deve essere rettamente impegnata. Dobbiamo reggere le sfide che lanciano i ragazzi, sia dal punto di vista emotivo che da quello culturale. Non ci dobbiamo dimenticare che le famiglie sono fragili, c’è bisogno di punti di riferimento. Ho un’ora sola di insegnamento alla settimana per ogni classe, ma applico molto la “didattica del corridoio”, incontrando i ragazzi. Mi concentro sull’aspetto educativo: dobbiamo tornare a “umanizzare” la scuola, che non è solo merito. È attenzione all’ultimo: di questi studenti non ne dobbiamo perdere neppure uno. E si può fare solo se si ascolta il cuore del ragazzo. L’insegnante di religione può essere una sentinella, un punto di cerniera tra scuola e famiglia. Abbiamo dalla nostra parte proprio il non avere il voto: gli studenti ti cercano, si confidano».

Qual è il suo percorso di fede?

«Non sono mai stata docile. Provengo da una famiglia religiosa, per consuetudine. Ho iniziato a frequentare la parrocchia da adolescente, ma me ne allontanai. Ho vagato, credendomi atea, riscoprendo la fede in un percorso lento ma consapevole. In un insegnante di religione è fondamentale mettere in discussione ciò che si è, dando ragione della nostra fede. Abbiamo timore del confronto con gli altri, se non sappiamo chi siamo. Il nostro lavoro è meraviglioso».

Qual è il brano della Scrittura che le fa da guida?

«“Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”. La verità è il mio tarlo…».

Nella sua vita a quale santo è maggiormente legata?

«Il cardinal John Henry Newman è il mio ispiratore. Lui, convertito, che ha sempre dato il primato alla coscienza. Ho fatto la tesi di Laurea e quella di Magistero proprio su Newman. Anche il suo motto cardinalizio mi è di ispirazione: “Il cuore parla al cuore”. Se non parliamo al cuore dei ragazzi, come papa Francesco sottolinea, puntando all’educazione integrale dell’uomo non siamo credibili».

A chi dedica questo premio?

«A tutti gli insegnanti di religione, perché dia speranza. Siamo materia di serie B se ci crediamo materia di serie B. Lo dedico quindi ai colleghi che si sentono sfiduciati, perché possano osare, provino a fare qualche cosa che prima non c’era. Perché funziona! Lentamente, ma funziona».

L'ora di religione, occasione di crescita non di indottrinamento

Secondo le intese fra lo Stato e la Conferenza episcopale italiana, l’insegnamento della religione cattolica a scuola non è “catechismo” ma un’occasione di formazione, a partire dalla cultura religiosa e dai principi del cattolicesimo che fanno parte del patrimonio storico italiano. La scelta di avvalersi o meno dell’insegnamento della religione cattolica si effettua in concomitanza con l’iscrizione al ciclo scolastico, entro il 31 gennaio.

La miglior Prof di religione di 110 Paesi

  

Maria Raspatelli è insegnante di religione in un Istituto tecnico di Bari. Laureata in Filosofia, oltre che in Scienze religiose, è catechista. Sposata con Antonio Curci, condivide l’impegno in parrocchia con il marito. Ha due figli. Ha vinto il premio Global Teacher Award, assegnato ogni anno dalla fondazione indiana Ask Education Award, tra gli insegnanti di 110 Paesi del mondo. La prof di Bari è la terza italiana ad aggiudicarsi questo riconoscimento. Nel 2021 il premio andò ad Antonio Curci, nel 2020 a Daniele Manni.

CHI É

PROFESSIONE Docente in un Istituto tecnico di Bari

FAMIGLIA Sposata, ha due figli

FEDE Coltivata e ricercata

 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo