«Ha interpretato i bisogni della gente che aiutava, nel dialogo ascoltava l’esigenza materiale ma poi portava il discorso ad un piano più alto. Era questa la sua forma di evangelizzazione». È il ritratto che padre Gianni Califano fa di Maria Luigia Pascale del Santissimo Sacramento, al secolo Maria Velotti, nata a Soccavo, nei pressi di Napoli nel 1826 e morta nel 1866, diventata beata sabato 26 settembre 2020.
È festa nei conventi delle Suore Francescane Adoratrici della Santa Croce che lei stesso ha fondato, presenti non solo in Italia ma anche nelle Filippine in Indonesia e Brasile. In rappresentanza del Papa, l'arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe ha celebrato la funzione nel Duomo di Napoli. Una figura quella di madre Maria Luigia Velotti molto vicina a San Francesco d’Assisi, privilegiando la vita di preghiera e di penitenza ma soprattutto operando nel nascondimento e nell’umiltà. Tratti della sua fisionomia spirituale che si formano nella gioventù, e quando i suoi confessori e il sacerdote che la guidano spiritualmente si accorgono di quanto sia speciale, lei ,persona immensamente semplice ed umile si vergogna di tutte le attenzioni ricevute e reagisce ritirandosi ancor di più in casa, vera "monaca di casa", secondo una definizione diffusa, dove vive pregando e digiunando. È così che Maria si avvicina al francescanesimo e veste l’abito della Terziaria francescana nel 1853.
Ma la sua vita da bambina non è stata semplice. Anzi. Proprio quelle prove durissime a cui è stata sottoposta in tenera età l’hanno portata ben presto a conoscere la sofferenza. Dopo la morte dei suoi genitori viene affidata ad una zia ma l’iniziale benevolenza lasciò spazio all’invidia dei parenti. La piccola subiva dispetti e vessazioni, lei stessa raccontava che la zia le nascondeva le scarpe la domenica e così da bambina la ‘Monaca Santa’ era costretta ad andare a Messa scalza. Lei subì tutto in maniera serena restando sottomessa e fiduciosa in Dio. Accolta poi da una coppia di vicini senza figli ha potuto concentrarsi sulla vita religiosa.
«Maria Velotti, inserita nella storia religiosa e sociale dell’Ottocento napoletano e campano, divenne per la gente del tempo un modello di virtù e di santità di vita», ha spiegato nella sua omelia il cardinale Crescenzio Sepe, «è una delle persone a cui la lezione della Croce ha trasmesso un’incomparabile forza, ancora oggi, si rivolge a noi mostrandoci il valore della contemplazione del Cristo nel dono della croce. La sua esistenza si è incessantemente uniformata alla passione di Cristo. Potremmo quasi dire che la sua vita è diventata adorazione e imitazione della croce. Imparò ad avere completa fiducia nell’Onnipotente dalle sofferenze, di cui la sua vita, fin dalla fanciullezza e specialmente gli ultimi dieci anni, è stata costellata in modo ininterrotto. Superò le prove e i tormenti, poiché ha vissuto una speranza forte e radicata in Dio, e quindi imparò a essere costantemente buona e generosa con tutti».
Una monaca che entra nel mondo della carità in punta di piedi, e senza avere grandi mezzi è riuscita ad aiutare il prossimo, speicalmente giovani e poveri. Soprattutto il mondo delle donne e dei più piccoli. E proprio nel segno dei bambini la ‘Monaca Santa’ viene ricordata, la sua sedia a rotelle su cui è stata costretta negli ultimi sei anni della sua vita è un piccolo ‘altare’ dove pregare affinché si possa ricevere la grazia di diventare mamma.
«Madre Maria Luigia è la quarta figura di santità della città di Casoria che giunge all’onore degli altari in un breve lasso di tempo - come racconta padre Gianni Califano postualtore della causa di beatificazione di Suor Maria Luigia Velotti - prima di lei Santa Giulia Salzano, canonizzata nel 2010, San Ludovico da Casoria, canonizzato nel 2014 e Santa Maria Cristina Brando, canonizzata nell’anno 2015. È molto bello ricordare come Madre Maria Velotti ebbe dei rapporti di amicizia con questi santi, in particolare con San Ludovico con cui, a detta di una testimone, era particolarmente in sintonia spirituale, al punto tale da paragonare l’intensità dei loro confronti a quella di San Francesco e Santa Chiara».