Dopo la Marcia per la Vita lei ha scritto una lettera a Salvini. Ci spiega perché?
«Ho colto lo spunto per far conoscere meglio la realtà dei CAV da lui ricordati nella sua lettera indirizzata agli organizzatori della marcia. Non posso che essere contenta che l’attività dei CAV sia apprezzata e condivido quanto Salvini ha scritto a proposito di questo meraviglioso volontariato. Tuttavia, mi è sembrato doveroso cogliere l’occasione per far emergere più approfonditamente la conoscenza dei CAV, puntualizzando che la rete dei CAV è federata al Movimento per la Vita Italiano a cui sono federate anche Case di Accoglienza, i movimenti per la vita locali e che gestisce i servizi SOS Vita e Progetto Gemma. Sin dagli inizi, nella seconda metà degli anni 70, CAV e movimenti sono stati pensati come espressioni di un’unica realtà divenuta successivamente una Federazione che opera nella società nella convinzione che le offese alla vita nascente costituiscono una lesione grave della comunità civile come tale, nella quale il riconoscimento della dignità umana e il conseguente principio di uguaglianza di tutti gli esseri umani dovrebbero essere la base del bene comune. Dico questo perché, per “scartare” il concepito viene spesso usato l’ “argomento cattolico”. Invece il fondamento della difesa dei bambini non nati, il riconoscimento del concepito come uno di noi, è la ragione che oggi grazie alla scienza moderna, vede sempre più chiaramente l’umanità dei figli concepiti. Ho chiesto quindi a Salvini un incontro per presentargli tutta la realtà del Movimento per la Vita a 360 gradi. Tornando alla marcia, il Movimento per la Vita non ha aderito per motivi storici e di stile comunicativo, rispettando comunque la scelta di chi al suo interno ha optato per la partecipazione».
Nella lettera sottolinea che il Movimento per la Vita è apartitico. Cosa significa questa affermazione?
«La tesi che da sempre il Movimento per la Vita sostiene è quella della “centralità politica del diritto alla vita”. Ciò significa che il tema della vita non riguarda solamente la coscienza individuale, ma è una questione basilare che attiene all’impianto e alla struttura della società e, quindi, ai programmi dei partiti e alle condizioni delle alleanze. In questa prospettiva il Movimento per la Vita non può schierarsi partiticamente, ma cercare il dialogo con tutti i partiti che sono disposti a riconoscere che la difesa del diritto alla vita dei bambini non nati dovrebbe appartenere a tutte le forze politiche veramente (non strumentalmente) attente alla solidarietà, all’uguaglianza, alla pace, ai diritti dell’uomo, ai poveri, agli ultimi. Ovviamente si può discutere sui mezzi di tutela e sulle strategie, ma l’obiettivo di tutelare il diritto a nascere dovrebbe essere comune. Certamente, se si parla di aborto, tutto questo deve accompagnarsi con una profonda sensibilità e attenzione nei confronti della donna, deve tenere conto della specialissima situazione della gravidanza, ma non si può dimenticare che è in gioco la vita di un figlio. Che almeno sul soccorso alle donne che vivono una gravidanza difficile ci sia sarebbe auspicabile un interesse della politica tutta! Si parla tanto di libertà, ma bisogna pensare a liberare le donne dai condizionamenti che le indurrebbero all’aborto. Laddove c’è costrizione, non c’è libertà. Questo discorso implica l’abbattimento delle barricate “destra”-“sinistra” e “laici”-“cattolici”. Lo so che può sembrare utopistico ma è l’unica via che porta al progresso umano, sociale e politico e che forse è capace di dare nobiltà alla politica così troppo spesso ripiegata su interessi e tornaconti personali e su logiche di potere per il potere. “Spes contra spem”…»
A quarant'anni dal referendum sull'aborto.... a che punto siamo nella lotta per la vita?
«Da un lato ci sono segnali confortanti: dal 1975 al 2019 sono nati 255.693 bambini con tanta gioia da parte delle loro mamme, grazie alla condivisione e al sostegno dei CAV; è cresciuta la sensibilità nei confronti della vita; lo sguardo della scienza ci permette di vedere sempre più chiaramente la meraviglia della vita dal concepimento fino alla nascita; ci sono autorevoli documenti giuridici italiani ed europei che hanno riconosciuto la piena umanità del concepito titolare di diritti o quanto meno hanno escluso che sia una cosa; c’è stata la mobilitazione per la campagna “Uno di noi” con i suoi due milioni di cittadini europei. Dall’altra, però, è sotto gli occhi di tutti che le aggressioni contro la vita umana nascente sono divenute sempre più estese, frequenti, insidiose e che l’attacco ha come obiettivo quello di cambiare i criteri del giudizio morale e giuridico e dunque di modificare il modo di pensare della gente, dei popoli».
E per quanto riguarda il tema famiglia?
«Questo vale anche per la famiglia sottoposta alle manipolazioni distruttive di quell’ideologia gender che, oltre a mettere a repentaglio la libertà di pensiero, cancella ricchezza della differenza sessuale maschile-femminile come fondamento della famiglia. San Giovanni Paolo II nell’Evangelium Vitae dice che dobbiamo essere tutti «pienamente consapevoli che ci troviamo di fronte ad uno scontro immane e drammatico tra il male e il bene, la morte e la vita, la “cultura della morte” e la “cultura della vita”. Ci troviamo non solo “di fronte”, ma necessariamente “in mezzo” a tale conflitto: tutti siamo coinvolti e partecipi, con l'ineludibile responsabilità di scegliere incondizionatamente a favore della vita». Giorgio La Pira sosteneva che le forze che muovono la storia non sono quelle che si vedono all’esterno, ma quelle del profondo; così come la forza che muove gli oceani non è nella superficie del mare, ma negli abissi. Ebbene, il lavoro per la vita e la famiglia è un lavoro che muove la storia operando in profondità. Dallo sguardo sulla vita nascente è possibile trarre una forza illuminante su tutto l’orizzonte della vita e rende più acuto e delicato senso della dignità umana e una più penetrante percezione delle esigenze dell’amore per ogni altro essere umano. Dobbiamo avere questa fiducia per al futuro con speranza».