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lunedì 24 marzo 2025
 
L'analisi
 

Mario, il suicidio assistito e le tante questioni ancora aperte

11/02/2022  La commissione di esperti insediata dall'Asur delle Marche ha indicato il tiopentone sodico, usato nei bracci della morte degli Usa, per il paziente tetraplegico che ha chieso di morire. La Corte Costituzionale: «Bisogna evitare abusi in danno di persone vulnerabili, garantire la dignità del paziente ed evitare al medesimo sofferenze»

Nulla di nuovo, tutto di grave, verrebbe amaramente da dire. A cominciare dalla propaganda di chi strumentalizza un caso umano drammatico nell’immediata vigilia della decisione della Corte Costituzionale che martedì dovrà decidere se ammettere o meno il referendum per depenalizzare l’omicidio del consenziente promosso dai Radicali. La vicenda è quella di Mario (nome di fantasia), il camionista marchigiano di 44 anni, tetraplegico da 15 per gli effetti di un incidente stradale, che ha chiesto il suicidio assistito ritenendo di rientrare nei casi delimitati dalla stessa Corte nel 2017 con la sentenza 242 sul caso Cappato-Dj Fabo.

La battaglia legale di Mario è cominciata oltre 15 mesi fa, con la richiesta al Tribunale di Ancona che l'Asur (Azienda sanitaria Unica Regionale) delle Marche verificasse la sussistenza dei requisiti. Nello scorse settimane Mario aveva anche denunciato l'Asur per il reato di tortura, oltre che per il reato di omissione di atti di ufficio e tutti gli ulteriori reati collegati che potessero configurarsi «a causa dei continui ostruzionismi e omissioni, che si manifestavano sotto forma di mancate verifiche sul farmaco e le relative modalità di somministrazione», come ha fatto sapere l'associazione Luca Coscioni, che lo ha assistito. In base a quanto anticipato dal Corriere Adriatico il farmaco “appropriato” – lo scriviamo volutamente tra virgolette ammesso che possa esistere un farmaco appropriato per dare la morte – individuato da una commissione multidisciplinare di esperti, istituita dall'Asur dopo che questa aveva autorizzato l'avvio della procedura ma senza specificarne i dettagli, sarebbe il Tiopentone, che Mario dovrà autosomministrarsi utilizzando l'unica parte della mano che ancora controlla, cioè il mignolo .

Il tiopentone sodico, più noto come Pentothal, è un potente barbiturico a rilascio immediato che negli Stati Uniti veniva usato per le condanne a morte prima che l’azienda produttrice – la Hospira – ne sospendesse la produzione. L’Unione europea da allora vieta l’esportazione di prodotti equivalenti proprio ritenendolo un farmaco da usare solo per la sedazione preoperatoria, sotto strettissimo controllo medico.

Anche se i Radicali parlano di “svolta storica”, dando per conclusa la vicenda, gli interrogativi aperti sono tanti e inquietanti. Cosa fare, ad esempio, se l'iniezione letale autosomministrata non funzionasse, o lo facesse solo in un secondo momento? Che tipo di interventi dovrebbero mettere in atto i sanitari in questo caso: rivitalizzare il paziente anche contro la sua volontà o, tragicamente, "finirlo"? Inoltre, chi dovrebbe preparare il "farmaco"? Esiste e in quali termini può essere esercitato il diritto di obiezione di coscienza? Tutte questioni, ovviamente, che solo una legge dello Stato può stabilire in conformità con i principi generali dell'ordinamento giuridico italiano.

In attesa di un provvedimento di tal genere i giudici costituzionali hanno solo statuito in maniera generica che «la verifica delle condizioni che rendono legittimo l’aiuto al suicidio deve restare affidata – in attesa della declinazione che potrà darne il legislatore – a strutture pubbliche del servizio sanitario nazionale. A queste ultime spetterà di verificare le relative modalità di esecuzione, le quali dovranno essere evidentemente tali da evitare abusi in danno di persone vulnerabili, da garantire la dignità del paziente e da evitare al medesimo sofferenze». Quanto alla sostanza da somminsitrare, secondo gli esperti dell'Asur, «il Tiopentone Sodico appare idoneo a garantire una morte rapida e indolore ad un dosaggio non inferiore a 3-5 grammi per una persona adulta del peso di 70 kg. La modalità di somministrazione è quella dell'auto-somministrazione mediante infusione endovenosa». 

Siamo a un punto di non ritorno pericolosissimo perché la lettura mediatica mainstream sostiene che la Corte Costituzionale, con la sentenza del 2017, avrebbe dato il via libera al “diritto di morire” e che la sanità pubblica avrebbe il compito di attuare questo presunto diritto. Non è così. La questione è molto più complessa.

Al di là delle questioni giuridiche e procedurali, resta ferma per ogni credente l’oggettiva evidenza di quanto ricordato da papa Francesco ancora due giorni fa, nell’udienza generale, che «esiste un diritto alla vita e non uno alla morte» ed è «disumano ogni aiuto al suicidio».

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