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mercoledì 23 aprile 2025
 
MISURE ANTICOVID
 

Mascherine sui trasporti pubblici, perché conviene tenerle

15/06/2022  Un disagio certo, però utile in un contesto in cui si è costretti a stare chiusi a lungo e a stretto contatto. Ma occorre fare in modo che l'obbligo non resti una grida manzoniana

Fino al 30 settembre si proroga l’obbligo di mascherina sui mezzi di trasporto pubblico (ma non sugli aerei dove ci sono i filtri e dove l'Ue aveva già tolto l'obbligo da un mese).

Se tutti avessero chiaro, come da tempo risulta scientificamente accertato, che il modo più semplice per prendersi il Covid è respirare l’aria infetta degli ambienti chiusi oltreché prendendosi le goccioline di saliva di chi parla stando vicino, infilarsi una mascherina filtrante Ffp2 o superiore in tempi di pandemia sui mezzi pubblici sarebbe un gesto di comune buonsenso, automatico come infilare le scarpe prima di uscire di casa. Non servirebbe un obbligo: tra un aerosol di Sars Cov 2 e il male minore del fastidio della mascherina per tutta la durata della permanenza a bordo, la scelta sarebbe ovvia. Anche perché ormai tutti dovrebbero sapere che pochi luoghi sono più a rischio di un vano piccolo e chiuso con le finestre fisse in cui respirano e parlano tante persone sedute vicinissime per ore, tanto più che ormai è acclarato che al chiuso il distanziamento da solo non basta.

Non tutti però nonostante queste evidenze scelgono così e allora meglio che resti l’obbligo almeno dove si è costretti a convivere a queste condizioni. In tempi di turismo e viaggi, in un momento di curva in risalita, è una precauzione rassicurante.

Già con l’obbligo in vigore basta salire su un mezzo pubblico qualunque, per vedere una minoranza di refrattari, che tenendo la mascherina ovunque fuorché su naso e bocca, prevarica sui più che rispettano la regola imponendo loro la propria incuria: chi non mette la mascherina non rischia solo per sé, impone di rischiare a chi non vorrebbe farlo (possono esserci dei fragili sul treno, sul bus, in metro, tra l’altro; e quasi tutti i non fragili frequentano persone fragili). E non vale dire che indossare la mascherina può non bastare: neanche le cinture di sicurezza salvano sempre la vita e i connotati, ma tante volte sì e tra il niente e quelle tante volte, meglio metterle.

Qualcuno dirà: se già fin qui l’obbligo non è stato rispettato abbastanza a che serve continuare? Serve a poter chiedere a un vicino di posto il rispetto dell’obbligo senza passare dalla parte del torto. Serve a ricordare alle persone che il rischio in quel contesto continua a esistere anche se c’è chi lo ignora. Serve a evitare che dilaghi la percezione distorta che fine dell’obbligo significhi fine del rischio. Serve a chiedere alle aziende che gestiscono il trasporto pubblico di farsi più seriamente carico della sicurezza dei loro clienti. Serve a chiedere allo Stato di controllare che l’obbligo non sia rispettato solo sul piano degli adempimenti formali.

Ps. Quanto alle aziende incaricate del trasporto pubblico: limitarsi a far dire a una voce registrata che la mascherina è obbligatoria senza controlli equivale a fare dell’obbligo una grida manzoniana e a far sentire non adeguatamente tutelati i clienti che rispettano la regola e che sono la maggioranza. Così facendo si dà ai passeggeri ligi la sgradevole sensazione di aver maggior riguardo di chi vuole fare a modo proprio che della sicurezza degli altri. Chi teme di perdere i clienti infastiditi dalla mascherina non teme altrettanto di perdere i clienti che si sentono insicuri? Sanno che ci sono persone che ora usano i mezzi pubblici molto meno che in passato perché non si fidano delle condizioni che vi trovano?

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