Fino al 30 settembre si proroga l’obbligo di mascherina sui mezzi di trasporto pubblico (ma non sugli aerei dove ci sono i filtri e dove l'Ue aveva già tolto l'obbligo da un mese).
Se tutti avessero chiaro, come da tempo risulta scientificamente accertato, che il modo più semplice per prendersi il Covid è respirare l’aria infetta degli ambienti chiusi oltreché prendendosi le goccioline di saliva di chi parla stando vicino, infilarsi una mascherina filtrante Ffp2 o superiore in tempi di pandemia sui mezzi pubblici sarebbe un gesto di comune buonsenso, automatico come infilare le scarpe prima di uscire di casa. Non servirebbe un obbligo: tra un aerosol di Sars Cov 2 e il male minore del fastidio della mascherina per tutta la durata della permanenza a bordo, la scelta sarebbe ovvia. Anche perché ormai tutti dovrebbero sapere che pochi luoghi sono più a rischio di un vano piccolo e chiuso con le finestre fisse in cui respirano e parlano tante persone sedute vicinissime per ore, tanto più che ormai è acclarato che al chiuso il distanziamento da solo non basta.
Non tutti però nonostante queste evidenze scelgono così e allora meglio che resti l’obbligo almeno dove si è costretti a convivere a queste condizioni. In tempi di turismo e viaggi, in un momento di curva in risalita, è una precauzione rassicurante.
Già con l’obbligo in vigore basta salire su un mezzo pubblico qualunque, per vedere una minoranza di refrattari, che tenendo la mascherina ovunque fuorché su naso e bocca, prevarica sui più che rispettano la regola imponendo loro la propria incuria: chi non mette la mascherina non rischia solo per sé, impone di rischiare a chi non vorrebbe farlo (possono esserci dei fragili sul treno, sul bus, in metro, tra l’altro; e quasi tutti i non fragili frequentano persone fragili). E non vale dire che indossare la mascherina può non bastare: neanche le cinture di sicurezza salvano sempre la vita e i connotati, ma tante volte sì e tra il niente e quelle tante volte, meglio metterle.
Qualcuno dirà: se già fin qui l’obbligo non è stato rispettato abbastanza a che serve continuare? Serve a poter chiedere a un vicino di posto il rispetto dell’obbligo senza passare dalla parte del torto. Serve a ricordare alle persone che il rischio in quel contesto continua a esistere anche se c’è chi lo ignora. Serve a evitare che dilaghi la percezione distorta che fine dell’obbligo significhi fine del rischio. Serve a chiedere alle aziende che gestiscono il trasporto pubblico di farsi più seriamente carico della sicurezza dei loro clienti. Serve a chiedere allo Stato di controllare che l’obbligo non sia rispettato solo sul piano degli adempimenti formali.
Ps. Quanto alle aziende incaricate del trasporto pubblico: limitarsi a far dire a una voce registrata che la mascherina è obbligatoria senza controlli equivale a fare dell’obbligo una grida manzoniana e a far sentire non adeguatamente tutelati i clienti che rispettano la regola e che sono la maggioranza. Così facendo si dà ai passeggeri ligi la sgradevole sensazione di aver maggior riguardo di chi vuole fare a modo proprio che della sicurezza degli altri. Chi teme di perdere i clienti infastiditi dalla mascherina non teme altrettanto di perdere i clienti che si sentono insicuri? Sanno che ci sono persone che ora usano i mezzi pubblici molto meno che in passato perché non si fidano delle condizioni che vi trovano?