«Non stiamo facendo una caccia al massone, ma ai massoni deviati che diventano veicolo di penetrazione delle mafie nella vita, nell'economia e nella politica del nostro Paese. Ci sono inchieste a riscontro di questo». Rosy Bindi spiega il perché – all’unanimità – la Commissione antimafia da lei presieduta abbia chiesto il sequestro dei registri degli iscritti alla massoneria. Dopo aver inviato una lettera al Gran Maestro della Gran Loggia Regolare d'Italia, Fabio Venzi. A quello della Serenissima Gran Loggia d'Italia - Ordine Generale degli Antichi Liberi Accettati Muratori, Massimo Criscuoli Tortora e al Gran Maestro della Gran Loggia d'Italia degli Antichi Liberi Accettati Muratori, Antonio Binni con la quale li si invitava a inviare gli elenchi delle logge e degli iscritti, in via prioritaria quelli della Calabria e della Sicilia, indicando l'8 febbraio come termine perentorio per provvedere alla consegna degli elenchi e avendo disatteso questa richiesta, la Commissione ha deciso di procedere con il sequestro attraverso la Guardia di Finanza.
«Siamo convinti di fare anche il bene della massoneria perché, come dicono le sue costituzioni, vuole rispettare la Costituzione italiana e dovrebbe collaborare con quelle istituzioni che non fanno la caccia all'uomo, ma al massone deviato che collabora con le mafie», ha dichiarato la Bindi.
Gli elenchi, spiega una nota della Commissione, saranno secretati, «nonostante non sia opponibile in questo caso il diritto alla privacy».
La nota spiega anche che la Commissione aveva «avviato un'inchiesta sui rapporti tra mafie e massoneria. Nel corso delle missioni in Calabria e Sicilia, della documentazione acquisita e delle audizioni finora svolte sono emersi preoccupanti elementi sul rischio di infiltrazione da parte di Cosa Nostra e della 'ndrangheta di settori della massoneria» e «si è anche evidenziata la ricerca di relazioni e convergenze tra uomini delle cosche ed esponenti delle classi dirigenti e imprenditoriali appartenenti a logge massoniche finalizzati al perseguimento di comuni interessi illeciti. L'inchiesta nasce sia in prosecuzione di attività svolte da altre Commissioni di inchiesta di precedenti legislature, sia in relazione a fatti di cronaca e procedimenti giudiziari recenti avviati dalle Procure della Repubblica siciliane e calabresi per accertare l'esistenza del fenomeno».
Il sequestro dei registri è un atto estremo, dopo mesi di braccio di ferro con le logge massoniche che si sono rifiutate di fornire gli elenchi per far luce sul rischio di infiltrazioni di esponenti delle mafie. In Calabria, attraverso i pentiti, ha spiegato il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, si sa che dal 1970 è nata la cosiddetta “Santa” attraverso la quale «è stato regolamentato il contatto della doppia affiliazione, fra 'ndrangheta e massoneria deviata».
Dubbi suscita anche il consistente numero di logge massoniche a Castelvetrano, luogo di nascita di Matteo Messina Denaro, capo indiscusso della mafia trapanese e tra i latitanti più ricercati al mondo. In Sicilia gli iscritti al Goi sono 2208 mentre in Calabria 2635, con Vibo Valentia che ha il primato, spiega ancora Nicola Gratteri, «di provincia con la più alta densità massonica d’Italia».
È il Goi ad avere il numero il più alto numero di iscritti, con circa 23 mila appartenenti a 850 logge, ognuno dei quali paga circa 400-500 euro l'anno per un totale annuo di 11 milioni di euro.