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venerdì 31 marzo 2023
 
 

Tre Masterchef e un pranzo per Giovanni Paolo II

12/02/2014  Bruno Barbieri, Carlo Cracco e Joe Bastianich: i tre popolari giudici del programma di Sky si confessano in quest'intervista, ricordando i momenti difficili e parlando dei sogni futuri.

Ormai il pubblico li ama e li segue alla stregua dei più famosi divi. Sono i giudici del cooking show di Sky Masterchef:   Bruno Barbieri, l’esigente chef pluristellato, Carlo Cracco,  il severo fuoriclasse della cucina italiana e Joe bastianich, l’imprenditore italoamericano bandiera della gastronomia italiana negli Stati sono ormai  popolarissimi e puntata dopo puntata tengono la scena come attori navigati. La Tv rimane, però, un piacevole e remunerativo lavoro alternativo. La loro passione, anche se con connotazioni diverse,  rimane la cucina.

-Si ricorda il suo primo piatto?
 Carlo Cracco. «Un risotto al radicchio, un piatto che cucinava spesso mia madre. Avevo 12 anni. Cominciai  a girarlo nella pentola per non farlo bruciare e, tra me e me, dissi che era un lavoro noioso ma poi ci presi gusto».
 Bruno Barbieri. «Gnocchi, pomodoro e basilico. Ero ancora un ragazzo di campagna e li cucinai per mia sorella. Il risultato fu terribile. Sbagliai  i dosaggi tra farina e patate. Sembravano sassi, non gnocchi. Avevo 10 anni. Mia madre lavorava a Bologna e così io e mia sorella curavamo la casa e cucinavamo. No so perché ma i piatti da lavare erano sempre i miei».
Joe Bastianich. «I  miei genitori avevano aperto un ristorante quando avevo tre anni. Posso dire di avere iniziato in quel momento ad essere un ristoratore. Non ricordo il primo piatto ma il preferito è sicuramente legato ai miei ricordi d’ infanzia: una sorta di piatto misto composto da calamari fritti, prosciutto, radicchio, fagioli, cipolla rossa e un uovo sodo. Ma è buono solo se fatto da mia madre». 

 -Il momento più difficile della sua carriera.
Carlo Cracco. «Quando sono andato in Francia, alla fine degli anni ’80  . All’epoca non c’era l’Unione Europea. Erano pochi i ragazzi che si avventuravano fuori dal confine. Era necessario conoscere la lingua ed il trattamento non era certo dei migliori. E’ stata molto dura».
Bruno Barbieri «I momenti difficili sono stati parecchi ma ne ricordo uno in particolare. La prima volta che mi imbarcai sulle navi da crociera in America. Ancora minorenne, mi sono ritrovato in una brigata di cucina di 110 cuochi. Mi sembrava di toccare il cielo con un dito da una parte e dall’altra ero terrorizzato perché ero stato scelto per un ruolo, forse, più grande di quelle che erano le mie capacità di allora. Ero il terzo cuoco. In pratica, comandavo persone di 50anni. I primi mesi sono stati veramente duri, tanto da farmi pensare di tornare indietro».
 Joe Bastianich: «Quando abbiamo rischiato di perdere il ristorante di NewYork “Del Posto” , poco dopo la sua apertura, per una disputa a causa del venditore. Lui non era stato corretto e come racconto anche nel mio libro “Restaurant Man” non è stato un momento facile».  

Il cliente più esigente?
Carlo Cracco: «Quando ti capitano clienti allergici o intolleranti e anche con gusti particolari ma per un vero chef non ci sono piatti difficili, quindi neanche clienti».
Bruno Barbieri: «Non si può parlare di clienti esigenti ma una volta mi tremarono letteralmente le gambe quando mi scelsero per preparare una cena privata tra Papa  Wojtyla ed il Presidente Cossiga.  Per un mese e mezzo rimasi agitato. Avevo il terrore di sbagliare. Temevo di scegliere un alimento che, magari, desse fastidio o facesse stare male qualcuno dei due. Sarebbe stata la mia rovina e la fine della carriera. Alla fine andò tutto bene. Scelsero entrambi crespelle e una sella di vitello al forno».
Joe Bastianich: «Sicuramente chi pensa di non avere più nulla da imparare sul mondo del cibo e del vino e di conseguenza non rispetta il lavoro degli altri».                     NY.

Il suo piatto preferito?
Carlo Cracco: «Tutte le varietà di verdure preparate in modo diverso. Trovo che le verdure costituiscano l’offerta più ricca in cucina. Mi piace anche il pesce ma dopo un po’ stanca. La verdura, invece, ha migliaia di possibili varianti. Cruda, cotta, in insalata, condita, in succo e così via».
Bruno Barbieri:
«In verità, sono tanti ma su tutti preferisco il minestrone di verdure. Le verdure, però, non devono essere troppo cotte per mantenere il proprio colore. Devono essere a pezzi grossi perchè non mi piace il minestrone frullato. Anche il barbecue mi piace molto perché aggrega, fa stare bene gli amici».
Joe Bastianich: «Non è facile sceglierne uno. Mi piacciono quelli semplici che mettono in risalto l’alta qualità degli ingredienti usati».   

Da chi potrebbe imparare ancora qualcosa?

Carlo Cracco: «Da tutti, sostanzialmente.  Il mio è un lavoro dove c’è sempre da imparare, da scoprire, da assaggiare. Si impara da tutti ma soprattutto da quelli bravi e intelligenti».
Bruno Barbieri: «Fare Masterchef con Cracco e Barbieri è stato importante perché ho appurato da Joe come si diventa grandi imprenditori e da Cracco ho capito che ogni tanto bisogna essere anche un po’ duri. In generale, credo che uno chef abbia sempre qualcosa da imparare. La cucina è un’evoluzione di un progetto di cibo».
Joe Bastianich: «Da mia madre Lidia, è sempre stata e continua ad essere una vera guida, non solo a livello personale ma anche negli affari. Poi, anche da Oscar Farinetti e dai miei grandi partner: continuiamo ad imparare, ogni giorno, l’uno dall’altro».  

Ha ancora un sogno nel cassetto?
Carlo Cracco: «Vorrei aprire un piccolo albergo. Lo chiamerei “La casa di Cracco”. E lo farei a Milano. Città cui sono particolarmente legato. Lo sogno con poche stanze,  moderno, easy ma molto bello ed elegante. Lo gestirei in prima persona per coccolare nel migliore dei modi i clienti».
Bruno Barbieri: «Ne ho una serie infinita. Questo, ormai, lo sanno tutti: vorrei fare un film con Johnny Depp. Il mio sogno professionale  è, invece, quello di avere un ristorante tutto mio dove poter cucinare per tutti i miei amici. Per il momento, comunque, tutti i miei desideri si sono avverati. Sono convinto che quando vuoi fortemente una cosa e ci credi veramente, prima o poi, si avvera».
Joe Bastianich: «Sono soddisfatto di quello che ho realizzato. In inglese diciamo “livin’ the dream”, lo sto vivendo».

 
 
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