«Sono profondamente contrario alla pratica della maternità surrogata o GPA (gestazione per altri, ndr) perché, come ha detto la Corte Costituzionale, è un reato che offende la dignità della donna. Detto questo, le leggi non si fanno per affermare principi ma per risolvere problemi concreti. In questo caso, uno dei problemi più urgenti è la tutela dei minori che non possiamo fare finta che non esistano e che la legge appena approvata ignora completamente».
Graziano Del Rio (nella foto in alto, durate il dibatitto a Palazzo Madama), senatore cattolico del Partito Democratico e padre di nove figli, fa questa premessa prima di analizzare il voto di mercoledì in Senato che ha reso “reato universale” la pratica della GPA. Questo significa che sarà punibile anche se un cittadino italiano vi ricorrerà in uno Stato in cui la pratica dell’utero in affitto è legale. La pena prevista va da tre mesi a due anni, a cui si aggiunge una multa da 600mila euro a un milione di euro.
Senatore Del Rio, perché non le piace questa legge?
«Tutti gli esperti ascoltati in Commissione hanno espresso forti perplessità. Gabriella Luccioli, consigliere della Corte di Cassazione, l’ha definita una forzatura giuridica per tre motivi. Il primo è che non resisterà alla pioggia di ricorsi che arriveranno, il secondo è l’esiguità della pena con il paradosso di un reato universale punito con la reclusione da tre mesi a due anni e il terzo è che in Italia la GPA è vietata da vent’anni. Se si voleva perseguire un cittadino italiano che ha commesso questo reato all’estero si poteva tranquillamente fare anche prima ma il ministero della Giustizia in questi anni non lo ha mai fatto perché si vanno a toccare equilibri delicati nei rapporti tra gli Stati».
In molti Paesi, anche europei, la maternità surrogata non è reato.
«Sì, e questo è un altro problema. La GPA è un fenomeno globale, trasversale agli stati, che alimenta un grosso giro d’affari. Le associazioni contrarie si battono da anni per una messa al bando internazionale. Il reato universale in un solo Paese non serve a niente se non a sventolare una bandiera ideologica. Non è un caso che questa norma sia stata commentata su molti media stranieri, dalla BBC al Washington Post, perché dagli altri stati rischia di essere percepita come un’ingerenza nella loro sovranità».
Qual è la lacuna più importante in questa norma?
«È stato completamente ignorato il richiamo della Corte Costituzionale sull’urgenza di approvare una legge sulle adozioni per proteggere i minori nati da queste pratiche ed evitare il ricorso alle trascrizioni automatiche all’anagrafe che presentano diversi problemi nel caso della doppia maternità ma, soprattutto, della doppia paternità. Quest’aspetto è stato completamente ignorato in questa legge che, al pari del Protocollo sui migranti portati in Albania, non sarà di nessuna utilità a nessuno ma solo per fare propaganda».
Nel Pd la sua posizione di contrarietà alla legge è minoritaria?
«Sì, ma non è questo il punto. Io ho sempre avuto una posizione chiarissima, altri miei colleghi di partito sono d’accordo con me, altri sono favorevoli solo alla GPA cosiddetta “solidale”. La contrarietà a questa pratica che mercifica il corpo delle donne è trasversale, va dal mondo cattolico alle associazioni femministe fino ai Radicali. L’altro giorno in Senato non si è discusso nel merito del problema ma in astratto, uno scontro ideologico che non ha nulla a che vedere con la politica, un gioco di rimpalli dove ognuno dice la sua e poi si lascia tutto com’è».
Da dove si può ricominciare?
«Io insieme ad altri colleghi del Pd nel settembre 2023 abbiamo presentato una proposta di legge per facilitare l’adozione dei figli nati all’estero con la maternità surrogata, venendo incontro al richiamo della Consulta. Non è ancora stata calendarizzata. Lo si faccia e in Parlamento ci confronteremo cercando di risolvere il problema».