Nei giorni scorsi è arrivata su
tutti i notiziari la notizia che
“l’Europa ha detto no all’utero
in affitto”, respingendo
il Rapporto De Sutter, una
senatrice belga dei Verdi,
sulla maternità surrogata. La votazione
giunge dopo due anni di dibattito,
dopo altre quattro votazioni negative,
e appare un segnale forte di una netta
volontà politica. Nessuna concessione
all’idea che si possa fare affari sulla
pelle delle donne. Questa è l’Europa
che ci piace, l’Europa che riscopre
le sue radici di libertà e di tutela dei
diritti dei più deboli, che finalmente
difende valori popolari, non gli interessi
di ristretti centri di potere economici
e ideologici, ma che riesce a entrare
in sintonia con il più vero sentire
dei popoli europei.
La salute delle donne, la netta affermazione
che «il corpo non può essere
in vendita» e che il bambino non
è un prodotto come un altro, che non
lo si può mettere sul mercato e comprare
come una merce qualsiasi, così
come non è nemmeno pensabile che
pochi ricchi possano comprare la
maternità di una donna, una delle
esperienze più intime, personali e
decisive per il figlio e per la madre.
Nessuna donna dev’essere messa
nella condizione di venire ridotta a
semplice “produttrice di bambini”
per altri. In fondo rimane vero, per la
maternità, quello che rispose Madre
Teresa a quel giornalista che le diceva
che non avrebbe fatto il suo lavoro
(assistere i morenti per strada), nemmeno
per un milione di dollari. La
risposta fu: «Per un milione di dollari
nemmeno io, per amore sì».
Ma non ci si può illudere che questo
pronunciamento metta la parola
fine alla vicenda dell’utero in affitto:
l’Europa ha molti spazi di dibattito,
discussione, in cui proporre emendamenti,
proposte, pronunciamenti, e
i soldi in gioco per chi vuole vendere
la vita sono talmente tanti che molte
altre volte dovremo tornare a parlarne.
In effetti, la notizia riguarda una
votazione dell’assemblea parlamentare
del Consiglio d’Europa, uno dei
tanti organismi che costruiscono le
scelte e le politiche europee. Si tratta,
però, di un organismo interessante,
perché rappresenta i Parlamenti nazionali,
e quindi per il nostro Paese
hanno votato i parlamentari che siedono
alla Camera e al Senato. E vale
la pena di segnalare che l’Italia ha
giocato un ruolo decisivo su questa
votazione, perché quasi tutti i nostri
parlamentari hanno saputo superare
la logica degli schieramenti dei partiti,
cosa che non succede così facilmente
nelle aule dei Parlamenti nazionali.
Soprattutto le donne parlamentari
italiane dei diversi partiti hanno saputo
collaborare trasversalmente, dimostrando
anche ai loro colleghi di molti
altri Paesi che sul tema della vita, una
volta tanto, si può scegliere con la
propria testa e con il proprio cuore,
secondo i propri valori, e non subire
passivamente gli ordini di scuderia.
Così anche la coraggiosa presa di posizione
delle femministe francesi, che
per prime hanno chiesto di dichiarare
l’utero in affitto un crimine universale,
ha trovato nelle aule parlamentari
europee una sponda efficace.
Questa è la presenza dell’Italia in
Europa che ci piace, per ricordare che
l’Unione non si fonda sui soldi, ma
sulla dignità della persona.