Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
domenica 08 settembre 2024
 
Maternità surrogata
 

Il no dell'Europa all’utero in affitto

18/10/2016  Così tutela i diritti dei più deboli e rifiuta l’idea che si possano fare affari sulla pelle delle donne

Nei giorni scorsi è arrivata su tutti i notiziari la notizia che “l’Europa ha detto no all’utero in affitto”, respingendo il Rapporto De Sutter, una senatrice belga dei Verdi, sulla maternità surrogata. La votazione giunge dopo due anni di dibattito, dopo altre quattro votazioni negative, e appare un segnale forte di una netta volontà politica. Nessuna concessione all’idea che si possa fare affari sulla pelle delle donne. Questa è l’Europa che ci piace, l’Europa che riscopre le sue radici di libertà e di tutela dei diritti dei più deboli, che finalmente difende valori popolari, non gli interessi di ristretti centri di potere economici e ideologici, ma che riesce a entrare in sintonia con il più vero sentire dei popoli europei.

La salute delle donne, la netta affermazione che «il corpo non può essere in vendita» e che il bambino non è un prodotto come un altro, che non lo si può mettere sul mercato e comprare come una merce qualsiasi, così come non è nemmeno pensabile che pochi ricchi possano comprare la maternità di una donna, una delle esperienze più intime, personali e decisive per il figlio e per la madre. Nessuna donna dev’essere messa nella condizione di venire ridotta a semplice “produttrice di bambini” per altri. In fondo rimane vero, per la maternità, quello che rispose Madre Teresa a quel giornalista che le diceva che non avrebbe fatto il suo lavoro (assistere i morenti per strada), nemmeno per un milione di dollari. La risposta fu: «Per un milione di dollari nemmeno io, per amore sì».

Ma non ci si può illudere che questo pronunciamento metta la parola fine alla vicenda dell’utero in affitto: l’Europa ha molti spazi di dibattito, discussione, in cui proporre emendamenti, proposte, pronunciamenti, e i soldi in gioco per chi vuole vendere la vita sono talmente tanti che molte altre volte dovremo tornare a parlarne. In effetti, la notizia riguarda una votazione dell’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, uno dei tanti organismi che costruiscono le scelte e le politiche europee. Si tratta, però, di un organismo interessante, perché rappresenta i Parlamenti nazionali, e quindi per il nostro Paese hanno votato i parlamentari che siedono alla Camera e al Senato. E vale la pena di segnalare che l’Italia ha giocato un ruolo decisivo su questa votazione, perché quasi tutti i nostri parlamentari hanno saputo superare la logica degli schieramenti dei partiti, cosa che non succede così facilmente nelle aule dei Parlamenti nazionali.

Soprattutto le donne parlamentari italiane dei diversi partiti hanno saputo collaborare trasversalmente, dimostrando anche ai loro colleghi di molti altri Paesi che sul tema della vita, una volta tanto, si può scegliere con la propria testa e con il proprio cuore, secondo i propri valori, e non subire passivamente gli ordini di scuderia. Così anche la coraggiosa presa di posizione delle femministe francesi, che per prime hanno chiesto di dichiarare l’utero in affitto un crimine universale, ha trovato nelle aule parlamentari europee una sponda efficace.

Questa è la presenza dell’Italia in Europa che ci piace, per ricordare che l’Unione non si fonda sui soldi, ma sulla dignità della persona.

I vostri commenti
10

Stai visualizzando  dei 10 commenti

    Vedi altri 20 commenti
    Policy sulla pubblicazione dei commenti
    I commenti del sito di Famiglia Cristiana sono premoderati. E non saranno pubblicati qualora:

    • - contengano contenuti ingiuriosi, calunniosi, pornografici verso le persone di cui si parla
    • - siano discriminatori o incitino alla violenza in termini razziali, di genere, di religione, di disabilità
    • - contengano offese all’autore di un articolo o alla testata in generale
    • - la firma sia palesemente una appropriazione di identità altrui (personaggi famosi o di Chiesa)
    • - quando sia offensivo o irrispettoso di un altro lettore o di un suo commento

    Ogni commento lascia la responsabilità individuale in capo a chi lo ha esteso. L’editore si riserva il diritto di cancellare i messaggi che, anche in seguito a una prima pubblicazione, appaiano  - a suo insindacabile giudizio - inaccettabili per la linea editoriale del sito o lesivi della dignità delle persone.
     
     
    Pubblicità
    Edicola San Paolo