«Oggi è un giorno importante», ha esordito il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, parlando per ultimo alla cerimonia di apertura dell’anno scolastico, ospitata all'istituto Comprensivo “Gianni Rodari – G. Negri” di Vo', Padova, uno dei primi paesi colpiti dall'epidemia, ricordando che mai come quest’anno: «l’inaugurazione ha il significato di ripartenza per l’intera società, una sfida decisiva che riguarda l’intero Paese». «Come qui a Vo’», ha spiegato il presidente ai tanti ragazzi che lo ascoltavano in platea e in diretta su Rai Uno, «è ripresa con cautela la vita, così l'apertura della scuola segna la ripresa della vita del Paese».
Ricorda che la chiusura delle scuole è stata una scelta dolorosa e necessaria, ma ora i giorni della riapertura «sono giorni di speranza, in cui sentiamo il bisogno di ricordare le tante vite spezzate, non dimenticheremo», ha detto il Presidente, «cercheremo di trarre insegnamento dagli eventi tragici che chiedono ancora prudenza. Le rinunce hanno contribuito a evitare più gravi angosce e lutti, le misure di prevenzione sono diventate una prova: la scuola serve a sconfiggere l’ignoranza con la conoscenza», è il luogo in cui trovare «antidoti al virus della violenza e dell’intolleranza, formare cittadini, «Siamo sconvolti per la morte di Willy, pestato con crudeltà per aver difeso un amico contro la violenza. Il suo volto sorridente resterà come un’icona di amicizia e di solidarietà, che richiama i compiti educativi e formativi della scuola e dell’intera nostra comunità. Dobbiamo contrastare la violenza vile e brutale e anche chi la predica e la eccita e la pratica sui social».
«Nella chiusura», ha detto rivolgendosi direttamente agli studenti, «avete avvertito una lezione di vita, che vi ha fatto capire quanto la scuola sia indispensabile», ha rivolto un pensiero speciale agli studenti con disabilità, per i quali la chiusura delle scuole ha avuto «un costo altissimo». Ha ricordato le molte lettere ricevute da ragazzi in questi mesi: «Anche dalle esperienze più negative si possono trarre lezioni», ha detto portando l’esempio della didattica a distanza: «una sfida cui non eravamo preparati», da cui possiamo però trarre un’esperienza utile al progresso digitale che può aiutare il lavoro». Non sostituirà dice il presidente: «Il tenersi per mano, ma è uno sviluppo che non va disperso, molto è stato possibile grazie al forte senso della missione educativa degli insegnanti li ringraziamo per quel che hanno fatto, come ringraziamo chi ha seguito i bambini ricoverati. Hanno sofferto pesanti esclusioni i ragazzi in condizioni di marginalità, dobbiamo evitare che il divario digitale diventi incolmabile. È questa una frontiera nuova nel contrasto all’abbandono, ribadisco la necessità di banda larga ovunque».
Alla fine il presidente Mattarella ha voluto esprimere la consapevolezza che «Non sarà un anno come gli altri, ci sono problemi in via di soluzione, riaprire la scuola con precauzione non è impresa facile, misure di distanziamento ci paiono innaturali», in un luogo che nasce improntato all’apertura, «ma esempi straordinari di collaborazione», hanno consentito di farci trovare pronti. Ha espresso «riconoscenza a dirigenti, insegnanti, personale ausiliario: per riaprire in sicurezza molti hanno ridotto le ferie o vi hanno rinunciato, hanno intepretato al meglio il concetto dell’autonomia scolastica. Gli insegnanti sono chiamati a un lavoro prezioso di coraggio e iniziativa – un lavoro ha ricordato il Presidente non sempre adeguatamente riconosciuto e rispettato dall’opinione pubblica: «sembrava, negli anni passati, che si aprissero crepe nell’alleanza educativa tra famiglie e scuola, ora vediamo in prima fila gentori impegnati e collaborativi, lo fanno per i figli: le esigenze comuni, hanno bisogno di impegno comune: une scuola inclusiva e democratica deve accogliere senza discriminazioni e ogni cittadino deve sentirsi impegnato per la riapertura, ogni istituzione ha una parte da svolgere».
Il Presidente ha ricordato che: «L’emergenza ha portato alla luce fragilità a lungo trascurate, mentre la ripartenza è occasione per salto di qualità, la scuola è uno straordinario strumento innovazione. Dobbiamo investire nella scuola a partire da adeguata programmazione personale». Non ha mancato l’auspicio a che l’insegnamento torni a essere professione capace di attirare i migliori laureati, ma perché ci si arrivi: «Deve riscuotere adeguato riconoscimento sociale».
L’ultimo appello è stato per gli studenti cui ha spiegato che la necessità di mantenere alto il livello di precauzione comporta riprese graduale, che il diritto allo studio deve andare di pari passo con il diritto alla salute: «Anche a voi cari ragazzi è richiesta prova di responsabilità sono sicuro, so che ne sarete all’altezza: non c’è una responsabilità superiore, che possa fare a meno di quella di ciascuno di noi, la salute dei nonni dei genitori dipenderà anche da voi». Per poi concludere con una frecciatina contro le critiche non costruttive: «Il Paese non può dividersi sull’esigenza di sostenere e promuovere la sua scuola. Oggi la riapertura della scuola è una prova per la Repubblica, per tutti, nessuno escluso».