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giovedì 07 novembre 2024
 
quirinale
 

Mattarella: «Mai più stragi, adesso verità e giustizia»

09/05/2023  Nella Giornata in cui si ricordano le vittime del terrorismo, il presidente della Repubblica Mattarella chiede di fare luce anche sui pezzi di Stato che invece che difendere i cittadini misero in atto depistaggi e complicità. E auspica che si possa sempre di più rafforzare la democrazia

Ci sono lacrime, tra i familiari delle vittime del terrorismo, che superano gli anni e le stagioni. Quando sugli schermi montati al Quirinale scorre il documentario di Rai Storia sul ritrovamento del corpo di Aldo Moro e sulla scia di sangue che lo aveva preceduto e seguito più di uno, nel Salone degli Arazzi ha gli occhi umidi di pianto. Nella Giornata istituita al Parlamento in memoria delle vittime del terrorismo e delle stragi le storie personali si mescolano con quella collettiva del nostro Paese. Lo sottolinea Benedetta Tobagi che, dopo aver ricordato i suoi tre anni inchiodati all’immagine di suo padre riverso, sotto casa, in una pozza di sangue, traccia una mappa di ciò che unisce, senza confonderle, vicende e vittime. Unisce il dolore, ma unisce anche la consapevolezza di quanto quelle storie servano per capire la complessità di quel periodo storico. Guido Formigoni, da canto suo, ricorda il pensiero di Aldo Moro, a 45 anni dalla sua uccisione e dalla strage dei suoi agenti di scorta; Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Giulio Rivera, Francesco Zizzi e Raffaele Iozzino. La difficoltà di mediare e cucire tenendo insieme le regole democratiche, la libertà conquistata e le istanze “disordinate” che salivano dalla società. Infine il discorso del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha ricordato come le vittime del terrorismo parlino a tutti noi «parlano ai nostri giovani, sollecitandoli a fare delle istituzioni il luogo autentico del confronto politico, a non lasciarsi accecare dall'odio né tentare dalla violenza per imporre le proprie convinzioni. L'odio e la violenza costituiscono il percorso dei regimi autoritari. Rappresentano il fallimento dell'umanità, chiamata alla libertà e al rispetto reciproco.

La Repubblica ha saputo produrre i suoi anticorpi, ben sapendo che un clima di scontro violento, parole d'odio, l'avversario trasformato in nemico da abbattere, costituiscono modalità patologiche della contesa politica che, oggi come allora, vanno condannate e respinte con decisione'». E nel sottolineare che la democrazia ha retto esercitando le regole della legalità, Mattarella ha ribadito che «la democrazia della nostra Repubblica si nutre di tolleranza, di pazienza, di confronto, di rispetto. È una strada che a taluno appare lunga e faticosa ma è l'unica di progresso della convivenza. L'unica capace di ottenere e mantenere nel tempo pace, serenità, benessere, diritti a tutti i cittadini».

Il presidente della Repubblica ricorda gli anniversari «significativi» di quest’anno: «il cinquantesimo della morte dell'agente di polizia Antonio Marino, di appena 22 anni, già ricordato da Benedetta Tobagi, ucciso con una bomba a mano a Milano da appartenenti al gruppo neo-fascista "la Fenice". Nello stesso 1973 morirono, bruciati vivi nel rogo di Primavalle, Stefano e Virgilio Mattei, di 22 e 8 anni, figli di un esponente del Movimento Sociale Italiano, alla cui casa fu appiccato il fuoco da esponenti di Potere Operaio. A maggio dello stesso anno, avvenne per mano anarchica la strage davanti alla Questura di Milano, che costò la vita a Felicia Bartolozzi, di 60 anni; a Gabriella Bortolon, di 23 anni; a Federico Masarin di 30; a Giuseppe Panzino, di 63; provocando inoltre 52 feriti. Quarant'anni fa, nel gennaio del 1983, le Brigate Rosse rapirono la vigilatrice del reparto femminile del Carcere di Rebibbia, Germana Stefanini, uccidendola con un colpo alla nuca dopo un processo farsa. Il mese dopo, sempre a Roma fu ucciso l'attivista del Fronte della Gioventù, Paolo Di Nella, colpito alla testa mentre stava affiggendo manifesti per chiedere l'espropriazione di Villa Chigi: un omicidio ferocemente rivendicato da Autonomia Operaia». .Mattarella ricorda ancora, «con commozione, il Presidente Sandro Pertini, che si recò al Policlinico, dove era ricoverato, in coma irreversibile, Paolo Di Nella, per portare la sua solidarietà e compiere un gesto di pacificazione, rivolto ai giovani di opposte fazioni che, nelle nostre città, erano rimasti irretiti nella rete nefasta della violenza e della vendetta». E, ricordando che ci sono ancora verità da appurare e che, nei depistaggi, un ruolo fondamentale lo ebbero proprio alcuni di quegli apparati dello Stato che avrebbero dovuto proteggere i cittadini, ricorda che non bisogna mai considerare l’avversario come un nemico: «È questo l'insegnamento che ci proviene dalle tante, troppe vittime del terrorismo e dell'eversione. Intorno alla loro memoria ci stringiamo oggi commossi per ribadire con determinazione: mai più violenza politica, mai più stragi».

 
 
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