Il presidente Mattarella parla al Quirinale. Parla ai familiari delle «vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice». Parla al Paese. All’avvio dell’incontro della memoria che si tiene ogni anno il 9 maggio, il coro del Tetaro dell’Opera di Roma canta l’inno d’italia. Si commuovono in tanti alle parole “stringiamoci a coorte, l’Italia chiamò». Perché coloro che furono colpiti nella stagione dei cosiddetti anni di piombo sono morti proprio per servire, fino all’ultimo, il nostro Paese. Per aprire stagioni di diritti e di libertà nel solco della Costituzione.
Ed è alla Costituzione che il Presidente si riferisce quando parla dei valori che hanno consentito all’Italia di uscire dagli anni bui. «Si è compreso», dice Sergio Mattarella, «di fronte a quell'emergenza, che vi sono momenti che richiamano a valori costituzionali. A impegni comuni, perché non divisivi delle posizioni politiche ma riferiti a interessi fondamentali del Paese, in questo senso neutrali». Quasi un riferimento a quel «Governo neutrale» che il Presidente auspica per uscire uniti dalla crisi istituzionale di questo momento. «Abbiamo appreso», ricorda ancora il capo dello Stato, «che la democrazia non può mai dirsi conquistata una volta per tutte. Abbiamo appreso che la democrazia vince quando non rinuncia a se stessa, ai principi di civiltà che la sostengono, alla libertà e al diritto. Abbiamo appreso che ci sono momenti in cui l'unità nazionale deve prevalere sulle legittimi sofferenze: è stata anzitutto l'unità del popolo italiano a sconfiggere la minaccia terroristica».
In un nove maggio, che ricorda il quarantennale appena trascorso della strage di via Fani con l’uccisione di
Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi, e il giorno in cui, a poche centinaia di metri dal Quirinale e a pochi passi dall’allora sede del Partito comunista e da quella della Democrazia cristiana, fu ritrovato il corpo dell’onorevole Aldo Moro, Mattarella ricorda l’impegno dello statista, la sua sensibilità e intelligenza nel capire i mutamenti che andavano avvenendo nella società e il suo lungimirante pensiero politico. Ricorda anche il percorso di «riconciliazione» che parenti delle vittime ed ex terroristi che hanno scontato la pena e che stanno cercando di reinserirsi nella società stanno conducendo, ricorda le vittime italiane del terrorismo internazionale e sottolinea il legame che c’è anche con
l’assassinio di Peppino Impastato, avvenuto esattamente 40 anni fa. «Vogliamo tenere ben presente il nesso di libertà e di giustizia che sostiene l'impegno in ogni ambito per la legalità e il rispetto dei principi costituzionali», dice Mattarella citando Peppino Impastato. E aggiunge: «Le organizzazioni criminali, qualunque sia la loro origine, esprimono comunque un carattere di eversione che minaccia la nostra vita e restringe le opportunità di tutt. "Fare memoria ci deve aiutare a contrastare ogni cedimento, ogni opportunismo, ogni connivenza, ogni zona grigia».