Matteo Bussola è papà di tre bambine di 4, 7, 11 anni. In quella veste ha scritto Sono puri i loro sogni. Lettera a noi genitori sulla scuola.
Perché ha sentito il bisogno di questa lettera aperta?
«Perché sono un padre e ho commesso per primo gli errori di cui sorrido nel libro. Anche a me è capitato di pensare della bimba di cui la maestra mi parlava: “Non è mia figlia”. Poi ho capito che è sano che mia figlia crescendo impari a staccarsi da me. Che vederla dal punto di vista dell’insegnante è un aiuto per me a vederla intera».
Perché è così difficile accettarlo per padri e madri?
«Per troppo amore: soffriamo le difficoltà dei nostri figli e siamo tentati di rimuoverle dal loro cammino. Ma gli errori sono maestri, chi non li sperimenta non cresce. Cadiamo in contraddizione: prima mandiamo i bambini a scuola perché acquisiscano l’abilità di rispondere per sé, ma poi tentiamo di rispondere noi al posto loro e rischiamo di crescerli dipendenti».
Così docenti e genitori finiscono sui fronti opposti anziché allearsi per educare. Come se ne esce?
«Cominciando a chiederci che cosa possiamo fare noi. Gli insegnanti avranno certo qualche responsabilità, forse sono stanchi, ma credo che se non li mettessimo in condizioni di difendersi sarebbero più accoglienti. Il nostro dovere è fare l’interesse dei nostri figli e trasmettere loro il rispetto per le persone cui li affidiamo, perché crescerli responsabili penso sia il loro interesse principale».