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martedì 08 ottobre 2024
 
 

Matteo piange, ma intanto punge

05/07/2013  Renzi usa una tattica ben nota: piange, e mentre fa il perseguitato attacca senza sosta. Molte delle sue posizioni sono interessanti ma la tattica del finto debole sta cominciando a stancare.

La tattica del "chiagni e ..." è ben nota non solo ai napoletani, che l'hanno definita, ma a tutti i popoli del Mediterraneo. Matteo Renzi ne è uno degli intepreti migliori, almeno sulla scena politica italiana. Lo supera, forse, il solo Silvio Berlusconi, quello della persecuzione giudiziaria. Anche per questo, forse,  le sorti di Renzi e quelle del Cavaliere vengono spesso accostate. A dar retta al sindaco di Firenze, tutti ce l'hanno con lui: sommamente il vertice del Pd, ma poi anche le gerarchie ecclesiastiche, questo e quello, il dodo, un numero imprecisato di minoranze etniche dell'Oceania, il mondo insomma. O quasi.

Chi scrive non è napoletano ma piemontese. Pure dalle mie parti c'è un proverbio che si adatta alla tattica renziana: "Fai come quelli di ... (nome di un qualunque paese che finisca per ...ano), tiri la pietra e nascondi la mano". Anche in questo caso Renzi ci si ritrova. Si riuniscono gli amici di Bersani? Lui critica. Quelli rispondono? Lui grida alla persecuzione. Ora, son quasi sempre beghe da cortile, povere cose utili solo a riempire le pagine dei giornali quando l'estate svuota la cronaca.

Però il meccanismo sta diventando un po' troppo scoperto, il trucco non fa più esclamare "ah!!!" ma solo "uff!!!". La gente si sta stufando, insomma. Lo diciamo non per difendere il Pd e i suoi dirigenti, ma per fare un favore a Renzi che, piaccia o non piaccia, un qualche vento di novità lo ha portato. Se vuole sciuparlo, affari suoi. Ma almeno non per così poco.

 
 
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