Anche se la società contemporanea ha rimosso il tema della morte, il funerale, assieme alla nascita e al matrimonio, è uno dei grandi riti collettivi che resistono anche nella società liquida e post-moderna di oggi. Di solito, soprattutto in passato, in queste occasioni la gente ha un’aria strana, spaesata, non sa bene come comportarsi. Oggi non è più così e tutti sanno benissimo cosa fare. Un selfie da postare sui social.
L’egolatria e il narcisismo, la vita perennemente in vetrina, che applichiamo a tutti gli ambiti della nostra vita, dal lavoro al tempo libero, da una serata in teatro a una festa con gli amici, è diventato anche l’unico codice di comportamento per gli eventi luttuosi.
Domenica, nella Sala della Promoteca in Campidoglio dove è stata allestita la camera ardente di Maurizio Costanzo, la moglie, Maria De Filippi, si è fermata con le persone che sfilavano ricevendo le condoglianze e stringendo mani. Alcune persone, almeno un paio, si sono spinte anche a chiedere alla conduttrice un selfie che lei con garbo si è prestata a fare. Un gesto che immediatamente è stato ripreso sui siti e criticato dagli utenti social.
Il selfie è la tentazione suprema del nostro tempo. Figuriamoci quando lo si può fare con un personaggio famoso e a favore di telecamera. La tentazione, a quel punto, diventa irresistibile. Il galateo del lutto prescrive in questi casi un contegno adeguato all’occasione con i cellulari che andrebbero spenti o silenziati. È una regola elementare che ci consente di entrare in punta di piedi nel mistero della morte e perché, in queste occasioni, si deve onorare, con il silenzio o la preghiera per chi crede, il defunto senza approfittare del defunto per mettere in mostra se stessi.
«Quanta indifferenza c’è nelle “più sentite condoglianze”!», diceva lo scrittore Roberto Gervaso invitando a evitare le parole di circostanza e le formule vuote. Vale anche per i selfie.