Medici, infermieri, oepratori sanitari sono in prima linea nella guerra contro il Covid-19, i più esposti al contagio del virus. Ad oggi 2.800 sanitari sono risultati positivi al virus, 14 medici hanno perso la vita. Molti sono già i medici che hanno perso la vita. Proteggere gli operartori sanitari che stanno combattendo contro il coronavirus, mettendo in campo la propria esperienza nella gestione delle epidemie e delle grandi emergenze umanitarie in tutto il mondo, è l’attività principale inziata da Medici senza frontiere una settimana fa all’ospedale di Codogno, dove la metà dei 100 posti letto è ancora occupata da pazienti colpiti da coronavirus.
Ogni giorno un team di Msf, composto da medici, infermieri ed esperti di igiene, lavora al fianco del personale sanitario e dello staff dedicato alle pulizie dell’ospedale. La squadra della Ong sta incontrando il maggior numero possibile di operatori sanitari in tutti i reparti della struttura ospedaliera per rafforzare le loro competenze su come proteggersi dal virus, garantendo così anche la protezione dei pazienti.
«Non lavoro in Italia da molto tempo, ma oggi sono contenta di poter dare il contributo e di vedere tanta solidarietà tra lo staff di Medici senza frontiere e quello dell’ospedale di Codogno». A parlare è Carlotta Berutto, infermiera e coordinatrice dell’intervento di Msf a Codogno, con pià di dieci anni di esperienza in missioni umanitarie in giro per il mondo. «Oggi la nostra priorità è proteggere lo staff dell’ospedale. Con tutto quello che hanno fatto per prendersi cura dei pazienti, hanno avuto poco tempo per pensare a loro stessi. Oggi li aiutiamo a combattere in sicurezza l’epidemia, perché possano contonuare il loro lavoro assistendo tutti i pazienti, non solo quelli contagiati dal Covid-19».
Oltre al sostegno nell’ospedale, Msf sta avviando a Codogno attività in favore dei medici di base, degli operati impegnati nell’assistenza domiciliare e del personale di una casa di cura per anziani dove ci sono i primi casi di contagio. Le équipe della Ong lavorano anche negli ospedali di Lodi e Sant’Angelo Lodigiano.